Il Go­ver­no non ha an­co­ra sciol­to i nodi di­ri­men­ti per il paese, lo dice Con­fin­du­stria af­fi­dan­do al Pre­si­den­te Bo­no­mi il com­pi­to di lan­cia­re un mes­sag­gio al­l’E­se­cu­ti­vo at­tra­ver­so una in­ter­vi­sta al quo­ti­dia­no pa­dro­na­le.

Gior­ni fa scri­ve­va­mo che i ri­tar­di nel rin­no­vo dei con­trat­ti erano le­ga­ti a due fat­to­ri: da una parte il man­ca­to stan­zia­men­to di fondi da parte del Go­ver­no per i 3 mi­lio­ni di di­pen­den­ti pub­bli­ci, dal­l’al­tra le ri­chie­ste di Con­fin­du­stria che prima di sot­to­scri­ve­re ac­cor­di e in­te­se avan­za­no ri­chie­ste ben pre­ci­se. 

Bo­no­mi dice di non es­se­re con­tra­rio al rin­no­vo dei con­trat­ti sca­du­ti e ri­guar­dan­ti mi­lio­ni di la­vo­ra­tri­ci e la­vo­ra­to­ri ma solo che non in­ten­do­no li­mi­tar­si alla firma, vo­glio­no dei con­trat­ti ri­vo­lu­zio­na­ri. E in cosa con­si­ste­reb­be que­sta ri­vo­lu­zio­ne?

In­tan­to il po­ten­zia­men­to degli ac­cor­di di se­con­do li­vel­lo per con­sen­ti­re alle azien­de di ag­gi­ra­re i con­trat­ti na­zio­na­li at­tra­ver­so un si­ste­ma di de­ro­ghe, sono di­spo­sti ad ac­cor­da­re piu’ po­te­re agli Enti bi­la­te­ra­li ma non prima di avere ot­te­nu­to come merce di scam­bio lo stra­vol­gi­men­to del­l’at­tua­le as­set­to con­trat­tua­le. Non che quel­lo at­tua­le sia sod­di­sfa­cen­te ma l’o­biet­ti­vo pa­dro­na­le è an­co­ra piu’ am­bi­zio­so e mira a cir­co­scri­ve­re ul­te­rior­men­te il po­te­re di ac­qui­sto e di con­trat­ta­zio­ne.

Il leit mo­ti­ve poi è sem­pre lo stes­so, af­fer­ma­re una cul­tu­ra azien­da­le e in­du­stria­le ri­muo­ven­do gli ata­vi­ci pre­giu­di­zi che poi sono solo la sal­va­guar­dia di di­rit­ti, sa­la­ri, pen­sio­ni, wel­fa­re.

Ogni qual volta si af­fer­ma­no i pro­ces­si di ri­strut­tu­ra­zio­ne, per giu­sti­fi­car­ne l’o­pe­ra­to ini­zia una cam­pa­gna ideo­lo­gi­ca, i pa­dro­ni sono bravi a pre­sen­tar­si come vit­ti­me di un si­ste­ma as­si­sten­zia­le, anzi pre­sun­to tale, per por­ta­re a casa il mas­si­mo ri­sul­ta­to.

In que­sti anni le azien­de hanno be­ne­fi­cia­to di in­gen­ti aiuti a fondo per­du­to, è stata ac­cor­da­ta la cassa in­te­gra­zio­ne a chi non ne avreb­be avuto bi­so­gno, si sono sca­ri­ca­ti sulla col­let­ti­vi­tà i costi di im­pre­sa, al­cu­ne gran­di mul­ti­na­zio­na­li made in Italy hanno spo­sta­to le loro sedi in altri paesi nel si­len­zio as­sen­so dei Go­ver­ni via via suc­ce­du­te­si.

In que­sti anni hanno ot­te­nu­to di tutto e di più, dallo stra­vol­gi­men­to del­l’art. 18 e del si­ste­ma Pre­vi­den­zia­le fino a re­go­le sulla rap­pre­sen­tan­za così ini­que da co­sti­tui­re una sorta di sin­da­ca­to di po­te­re sotto la forma della mag­gio­re rap­pre­sen­ta­ti­vi­tà. Vo­glio­no di più, mi­ra­no di­ret­ta­men­te a con­trar­re ul­te­rior­men­te gli spazi di de­mo­cra­zia e par­te­ci­pa­zio­ne e per farlo ri­ven­di­ca­no, al pari dei sin­da­ca­ti fir­ma­ta­ri di con­trat­to, una legge sulla rap­pre­sen­tan­za ma vor­reb­be­ro met­te­re le mani sui fondi eu­ro­pei ta­cen­do ov­via­men­te sulle con­di­zio­ni di ero­ga­zio­ne e sui costi da sca­ri­ca­re in­te­ra­men­te sullo stato, anzi sulla col­let­ti­vi­tà

La let­te­ra in­via­ta da Bo­no­mi alle as­so­cia­zio­ni di Con­fin­du­stria segna un pas­sag­gio de­ci­si­vo, i pa­dro­ni non solo bat­to­no cassa ma avan­za­no ri­chie­ste molto pre­ci­se al Go­ver­no, cri­ti­ca­no i de­cre­ti at­tua­ti­vi e tutti i mec­ca­ni­smi bu­ro­cra­ti­ci ma quel­lo che vo­glio­no è by­pas­sa­re ogni stru­men­to di con­trol­lo pub­bli­co con­sa­pe­vo­li della de­bo­lez­za del­l’E­se­cu­ti­vo e del fatto che a ri­dos­so delle ele­zio­ni pos­so­no por­ta­re a casa molti ri­sul­ta­ti.

Bo­no­mi mira di­ret­ta­men­te a ri­pri­sti­na­re la li­ber­tà di li­cen­zia­men­to per­ché ad anno nuovo molte azien­de vo­glio­no ri­dur­re la forza la­vo­ro e per farlo ne­ces­si­ta­no di un qua­dro nor­ma­ti­vo che per­met­ta ampia li­ber­tà di azio­ne alle im­pre­se. È que­sta, e non altra, la cul­tu­ra di im­pre­sa, la cul­tu­ra della li­ber­tà di li­cen­zia­men­to, della pri­va­tiz­za­zio­ne dei pro­fit­ti e della so­cia­liz­za­zio­ne delle per­di­te.

Vo­glio­no sman­tel­la­re i cen­tri per l’im­pie­go per ac­ca­par­rar­si, at­tra­ver­so agen­zie pri­va­te, il bu­si­ness della for­ma­zio­ne e del­l’ag­gior­na­men­to, vo­glio­no de­ci­de­re loro come e se ri­col­lo­ca­re le mi­glia­ia di la­vo­ra­to­ri e la­vo­ra­tri­ci in esu­be­ro. E lo Stato, anzi il Go­ver­no, in que­sti anni non ha fatto nulla per re­sti­tui­re alle Pro­vin­ce quel ruolo di for­ma­zio­ne che un tempo ave­va­no anche se nel corso degli anni, so­prat­tut­to con le pri­va­tiz­za­zio­ni e gli ap­pal­ti, quel ruolo è stato for­te­men­te ri­di­men­sio­na­to, di­rem­mo va­ni­fi­ca­to e ri­dot­to a ben poca cosa.

Se il co­di­ce Ipca per il rin­no­vo dei con­trat­ti ha de­ter­mi­na­to per­di­ta del po­te­re di ac­qui­sto reale dei sa­la­ri, oggi mi­ra­no ad ot­te­ne­re un si­ste­ma di cal­co­lo an­co­ra piu’ svan­tag­gio­so per la forza la­vo­ro ali­men­tan­do al con­tem­po la parte va­ria­bi­le del sa­la­rio at­tra­ver­so il se­con­do li­vel­lo, le de­ro­ghe, lo scam­bio ini­quo tra pro­dut­ti­vi­tà e sa­la­ri che di­ven­te­ran­no una sorta di va­ria­bi­le di­pen­den­ti dai pro­fit­ti di im­pre­sa.

E non man­ca­no di in­vo­ca­re la ri­for­ma del wel­fa­re, il no­stro si­ste­ma sa­reb­be trop­po sbi­lan­cia­to verso gli an­zia­ni, ep­pu­re chi andrà in pen­sio­ne tra 15\20 anni avrà as­se­gni così bassi dal co­strin­ge­re lo Stato ad in­ter­ve­ni­re con mi­su­re, pa­ga­te dalla col­let­ti­vi­tà, di sup­por­to pre­vi­den­zia­le. E non siamo noi a dirlo ma le pro­ie­zio­ni sulle pen­sio­ni di do­ma­ni.

La de­ma­go­gia frau­do­len­ta delle se­di­zio­ni tanto abiu­ra­ta dai pa­dro­ni è in real­tà la ata­vi­ca e acri­ti­ca esal­ta­zio­ne del li­be­ro mer­ca­to, loro vo­glio­no uno Stato as­ser­vi­to alle lo­gi­che pa­dro­na­li che an­te­pon­ga ma­ga­ri ad am­mor­tiz­za­to­ri e aiuti so­cia­li gli aiuti alle im­pre­se.

Per rag­giun­ge­re que­sti obiet­ti­vi hanno bi­so­gno del­l’a­iu­to dei sin­da­ca­ti com­pli­ci, eli­mi­na­re sul na­sce­re ogni forma con­flit­tua­le ri­spet­to alla chiu­su­ra di azien­de, ai li­cen­zia­men­ti, rie­vo­ca­no il Patto sot­to­scrit­to nel 2016 sulla ri­col­lo­ca­zio­ne per im­por­re agen­zie for­ma­ti­ve pri­va­te e co­strui­re una sorta di ri­cat­to alla forza la­vo­ro per ac­cet­ta­re la­vo­ri ma­ga­ri part time e sot­to­pa­ga­ti, co­strin­gen­do fa­mi­glie a cam­bia­re re­si­den­za in­de­bi­tan­do­si per con­trar­re un mutuo o sem­pli­ce­men­te per un af­fit­to.

Que­ste ri­cet­te pa­dro­na­li oggi rap­pre­sen­ta­no l’in­sie­me delle ri­chie­ste al Go­ver­no, ne­ces­si­ta­no da una parte della par­te­ci­pa­zio­ne at­ti­va del Go­ver­no e dal­l’al­tra del so­ste­gno dei sin­da­ca­ti com­pli­ci.

Di que­sto do­vrem­mo ini­zia­re a par­la­re in vista del Pros­si­mo au­tun­no per­ché i pro­ces­si di ri­strut­tu­ra­zio­ne sono già ini­zia­ti

Re­da­zio­ne pi­sa­na di Lotta Con­ti­nua

(da: https://​delegati-​lavoratori-​ind​ipen​dent​i-​pisa.​blogspot.​com)

https://www.lotta-continua.it/index.php?option=com_easyblog&view=entry&id=667&Itemid=319

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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