Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna

Francesco Cecchini

ARCHEOLOGIA BENE COMUNE.

L’ archeologia deve essere considerata non solo come strumento d’indagine del passato antico, ma come base conoscitiva per la tutela e valorizzazione del territorio, a beneficio di tutti i cittadini. Le profonde trasformazioni territoriali, sia urbane che rurali, la realizzazioni di grandi infrastrutture, l’ espansione dell’edilizia privata, il consumo del suolo, pongono quest’ esigenza come prioritaria. Archeologia, dunque,come bene comune.

L’ ARCHEOLOGIA A MONTEBELLUNA.

Montebelluna è ricca di archeologia e di siti archeologici. Questa ricchezza è stata descritta  e documentata nel volume ” Carta geomorfologica e archeologica del Comune di Montebelluna. Il Progetto Archeogeo” pubblicato nel 2012 dal  Museo di Storia naturale e archeologia.

A Montebelluna arrivarono anche gli antichi romani. Le   necropoli di Posmon, Caonada  e Santa Maria in Colle testimoniano la storia romana della città. Prima di essere insediamento romano Montebelluna è stata un importante insediamento paloveneto. La favola racconta che gli antichi veneti vennero da Troia, dopo la sua distruzione. Omero li chiamò Enetoi . Probabilmente, è la realtà di quanto avvenne tra il XIII ed XIII a.C.. Dopo aver attraversato il mar adriatico da sud a nord gli Enetoi si insediarono nelle terre che ora sono parte del nord-est, gli euganei. Grazie all’ archeologia, scavi e reperti trovati, ora sappiamo molto di questo antico popolo: il loro territorio e l’ organizzazione di questo, villaggi ed economia, le abitazioni, il culto dei morti, l’ arte,la lingua e la scrittura. Non tutto, però, ma il lavoro archeologico continua, come è importante che continui il lavoro di insegnamento e diffusione dell’ antica civiltà veneta.  Montebelluna è un luogo privilegiato, è una città dalle origini paleovenete. Assieme a Este, Padova, Altino, Treviso, ed altre città fu tra i centri principali della civiltà dei Paleoveneti. Ricerche, scavi e studi hanno dimostrato che sotto l’attuale superficie, ormai radicalmente cambiata dalla trasformazione abitativa ed industriale avvenuta nei secoli, vi sono le tracce di questo lontano passato. Come è emerso dallo studio dei reperti archeologici rinvenuti a partire dagli anni ’60, l’  antica area di Montebelluna fu un insediamento paleoveneto importante, nato da un nucleo collocato sulla sommità dell’altura isolata Mons Bellunae, a ovest del Montello. La città doveva essere già sviluppata nell’età del ferro, grazie alla sua posizione strategica collocata all’imboccatura della vallata del Piave, zona che permetteva di controllare i traffici tra pianura e insediamenti pedemontani fino al centro di Padova. Importante la zona dell’ attuale Mercato Vecchio dove sono stati trovati numerosi reperti risalenti alla preistoria. Sono state trovate, ora al Museo archeologico di Bolzano, tre asce di rame simili a quella che aveva con sé l’ uomo alpino di Similaun,  vissuto intorno al 3300 a.C. Nella zona di Mercato Vecchio sarebbero stati usati strumenti di rame 6000 anni fa. E’ in questa area che sarebbe stato eretto il famoso santuario paleoveneto da cui sono pervenuti i dischi bronzei  ora conservati nel Museo civico di Treviso. Nel territorio di Montebelluna all’abitato di epoca paleoveneta si sovrappose quello di epoca romana e poi successivamente quello paleocristiano.

LA NECROPOLI DI POSMON.

Posmon città dei morti

Che l’ area attorno a Cima Mandria a Posmon, Montebelluna, fosse archeologica si sapeva da tempo e si sa, vedi la tesi di laurea di Maurizia Costanza Olivieri, “La romanizzazione del territorio di Montebelluna” del 2014, ma tra archeologia ed attività immobiliare si è scelto quest’ ultima. In via Cima Mandria, nella zona delle Rive di Posmon a partire dai primi anni del 2000 iniziarono i lavori di una lottizzazione e a seguito di lavori di ediliza privata tra il 2000 ed il 2002 venne individuata una necropoli.  Vennero alla luce 350 tombe di epoca paleoveneta e romana.  Reperti furono documentati e ricoperti e i corredi, compresa un pezzo di tracciato stradale basolato, e vennero dati al Museo locale di Storia naturale e archeologia. Alcuni furono esposti nella mostra “ Storia di antichi Veneti. La situla di Montebelluna”. La struttura relative ad un opificio romano furono lasciate in vista. L’ area fu permutata con l’ aggiunta di un conguaglio. Al propietario andò l’ ex area dell’ asilo di Mercato Vecchio, oggetto di un’ operazione immobiliare non completamente riuscita, l’ edificio ad oggi non è ancora completamente abitato, ed abbruttisce il vecchio centro storico di Mercato Vecchio. Venne progettato un Parco Archeologico, all’ interno del Progetto Archeogeo che ottenne l’ appoggio finanziario Fondazione Cassa Marca e divenne operativo nel marzo 2006. Dino De Poli dichiarò “Oggi viene siglato l’inizio di un percorso che dovrà essere continuato, al di là delle risorse finanziarie messe a disposizione…”

Nella fase operativa, grazie anche all’ impegno di archeologi e tecnici, si fecero delle cose importanti. Per esempio nel corso dell prime 3 campagne di scavo, settembre-ottobre 2006, maggio-giugno e settembre-ottobre 2007 si mise alla luce un edificio di origine romano, un opificio, ed altro come l’ incarico allo studio di architettura Bernardi e Associati venne affidato l’ incarico di realizzare un progetto di copertura dell’area al fine di preservare le strutture archeologiche ritriovate e di predisporre la futura museolizzazione dell’area. Lo studio realizzò il progetto.

 Comunque nonostante una dichiarazione di Lucio De Bortoli, allora Assessore alla cultura del Comune di Montebelluna,  che disse, più o meno: “ Abbiamo iniziato un processo di grande qualita, che non avrà termine..” il progetto Archeogeo fu interrotto.

Un convegno, tenuto il 10 maggio 2011 nell’ Auditorium della Biblioteca Comunale, fu la giornata conclusiva del progetto Archeogeo Montebelluna. Non vi fu nessun accenno al parco archeologico, un chiaro messaggio di rinuncia e da allora l’ intera Necropoli di Posmon fu abbandonata.

LA NECROPOLI DI POSMON ABBANDONATA.

Posmon città dei morti abbandonata

Quello che doveva essere il parco archeologico, con protezione, percorsi guidati, aula didattica, etc.,etc., divenne un campo abbandonato infestato da erbacce, con gli scavi protetti da tristi teloni in plastica grigia, una rete di protezione in plastica arancione ondeggiante, d un container, in cattive condizione di cui non e chiara, un cartello che informa che il sito è parte del progetto Archeogeo ed in armonia con lo squallore del luogo.La situazione di abbandono è ben raccontato in una nota dell’ archeologo Manlio Lilli apparsa sul Fatto Quotidiano dell’ 8 febbraio 2015. Vengono anche riportate dichiarazioni provocatorie  di Orietta Mercatelli, ex assessore alla cultura e pesidente dell’ associazione culturale Aperta-Mente di Montebelluna: “Meglio dare la possibilità di costruire lasciando visibili gli scavi che lasciare un buco ricoperto dalle erbacce.Su quel buco sono stati buttati migliaia di euro ma adesso è in stato di abbandono ed è inutile pensare che siano reperibili risorse per trasformarlo in un sito visitabile dal pubblico. Quindi è meglio consentire di costruire in modo da lasciare in vista, protetti, gli scavi. Solo così sarà possibile renderli fruibili alla vista della gente”

POSMON CITTA DEI MORTI RECUPERATA

Posmon città dei morti recuperata

L’ articolo dell’ archeologo Manlio Lilli e la proposta provocatoria di Orietta Mercatelli  contribuirono che l’ amministrazione recuperasse dall’ abbandono la necropoli di Posmon. Il 13 maggio 2017 fu  inaugurato  il giardino archeologico di Posmon. Prima del taglio del nastro ufficiale, si sono svolte alcune attività didattiche che hanno visto protagoniste due classi quinte della scuola primaria di Caonada e tre classi della scuola primaria Pascoli. Ai bambini sono state proposte attività educative di epoca romana a cura degli educatori del Museo e, grazie alla sinergia con Confartigianato AsoloMontebelluna, dei fabbri artigiani Alessandro Zanini e Peter Durante che, anche durante l’inaugurazione, hanno intrattenuto i presenti con una dimostrazione relativa alla lavorazione del ferro, proprio sopra il terreno dove c’era l’antica forgia romana.

E innanzitutto il sindaco Marzio Favero prima del taglio del nastro inaugurale ha spiegato il lavoro fatto:  ” …si è convenuto che la soluzione migliore fosse quella di restituire le fondamenta dell’edificio ricoperte da appositi teli alla protezione della terra realizzando in superficie, attraverso l’uso accorto della vegetazione, la pianta dell’antico opificio in modo da creare un giardino pubblico in grado di essere anche elemento memoriale. Per favorire l’interpretazione del sito si è anche convenuto sulla posizione di una serie di appositi pannelli per comunicare le importanti informazioni sulle strutture archeologiche, in particolare sulla forgia di età romana, fino ad ora unico esempio in Italia”.

POSMON CITTA’ DEI MORTI DA GIARDINO A PARCO ARCHEOLOGICO.

L’  aver recuperato la necropoli di Posmon, dopo anni di abbandono, è stato senza dubbio positivo, ma un giardino archeologico è inadeguato rispetto al valore e alle potenzialità del sito. Andrebbero riscoperte le strutture archeologiche e recuperato il progetto di Parco Archeologicodell’ Arch. Bernardi e Associati del 2008, adattandolo alla situazione attuale. Per esempio i reperti trovati vanno lasciati nel Museo  di Storia Naturale e Archeologia dove ora si trovano.Un Parco Archeologico vero e proprio sicuramente favorirà tour, anche regionali, che  coinvolgeranno il Museo e altri siti archeologici di Montebelluna. Inoltre sarà in armonia con il concetto di archeologia bene comune, perché più bene comune più del giardino.

 Per quanto riguarda il finanziamento bisogna esplorare che possibilità offre l’ Europa. In Italia molti siti archeologici hanno usufruito di finanziamenti europei.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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