Ernesto Che Guevara, Vittorio Vidali, Enrique Lister


Francesco Cecchini


Lo scorso 9 novembre è stato l’ anniversario della morte di Vittorio Vidali, morto a Trieste nel 1983 all’ età di 83 anni. La sua vita fu ricca di storia.
LA VITA DI VITTORIO VIDALI.
Nacque a Muggia, Trieste, 27 settembre 1900, da famiglia operaia. Così ricordò i primi anni di vita: Sono nato in un borgo là dove lAdriatico termina a ferro di cavallo e dove più forte soffia la bora. Quando ricordo la mia infanzia mi sembra che il mare servisse a lavarmi, la bora a strigliarmi e il Carso, con il suo freddo biancore dinverno e lucente di verde destate, a riempirmi gli occhi di fantasmi. Giovane diventò un rivoluzionario di professione. Nel 1917 entrò nella Federazione giovanile del partito socialista. Nel gennaio 1921 si iscrisse al Partito Comunista d’ Italia, membro dell’esecutivo della federazione triestina e dirigente della Fgcd’I. Attivo nelle lotte contro il fascismo, fu tra i fondatori degli Arditi rossi. Arrestato e rilasciato la prima volta nel febbraio 1921 per aver preso parte all’occupazione del cantiere San Marco, venne nuovamente arrestato il 12 maggio, trattenuto in carcere e torturato. Condannato a 4 mesi di reclusione in un processo rimase libero e espatriò clandestinamente in Austria, in Cecoslovacchia, in Germania, dove venne arrestato e poi espulso. Rientrato in Italia, riprese la lotta politica antifascista e venne ferito dai fascisti ad Alessandria. Nuovamente arrestato dopo la marcia su Roma, nel febbraio 1923 lasciò l’Italia e, dopo una sosta ad Algeri, a settembre entrò negli USA. Con il nome di Enea Sormenti, continuò l’attività politica come segretario della sezione italiana del PCUSA e collaborò alla stampa antifascista italiana, impegnandosi attivamente nella campagna organizzata per salvare Sacco e Vanzetti. Arrestato il 17 ottobre 1926 in seguito ad un comizio antifascista, all’inizio del marzo 1927 ottenne la libertà provvisoria e il 24 dello stesso mese fu espulso dalle autorità statunitensi evitando così l’estradizione richiesta dalle autorità italiane.Attraverso il Messico raggiunse l’Unione Sovietica dove rimase fino all’ottobre 1927. Dall’ ottobre1927 al febbraio 1930 soggiornò nuovamente in Messico dove conobbe Tina Modotti che fu la sua compagna fino al 1942. All’inizio del 1930, tornato in Unione Sovietica con il nome di Carlos Contreras, lavorò nel Soccorso Rosso con Elena Stassova. Fece frequenti viaggi in Europa e dal dicembre 1934 si fermò in Spagna per organizzare gli aiuti ai perseguitati politici della rivolta delle Asturie. Fu tra i fondatori del 5° Regimiento del quale, con il nome di Carlos J. Contreras, divenne comandante e commissario politico e nel quale operò fino al gennaio 1937, quando questa unità venne sciolta e fatta confluire nelle forze militari regolari. Dal novembre 1936 fu uno dei protagonisti della difesa di Madrid e nel marzo 1937 della battaglia di Guadalajara.
Durante il conflitto spagnolo fu capo della Sezione organizzazione dello Stato maggiore di Madrid, Commissario di guerra della XI divisione, Commissario ispettore del fronte di Guadalajara, Commissario ispettore del servizio di propaganda nelle file nemiche,Ddirigente del commissariato di recupero nella fase finale della difesa della Catalogna, Vicecapo della commissione militare del PCE. Ferito a Madrid nel novembre 1938, combattè fino alla disfatta della Catalogna nel febbraio 1939 quando, dopo un viaggio a Parigi compiuto nel tentativo di trovare aiuti per la Repubblica, lasciò la Spagna. In Francia evitò l’internamento e la prigionia, e nel maggio 1939 ottenne l’asilo politico in Messico; qui riprese sia l’attività politica nell’Alleanza antifascista Giuseppe Garibaldi, che quella giornalistica, redigendo dal febbraio 1939 al maggio 1946, la rubrica “La settimana del mondo” su El Popular organo della Confederazione Generale dei Lavoratori, diretto da Vicente Lombardo Toledano. Coinvolto nelle lotte intestine del PCM, dopo l’uccisione di Trotzky venne accusato di essere uno dei mandanti e degli organizzatori dell’assassinio. Nel quadro di questi sospetti, nel marzo 1941 venne arrestato e rilasciato dalla polizia messicana. Nel 1942 morì la sua compagna, Tina Modotti, e solo un deciso intervento di Pablo Neruda mise a tacere le calunnie subito sorte intorno alla figura e alla morte della rivoluzionaria italiana. Nel 1943 Vidali venne espulso dal PCM, partito al quale peraltro non era mai stato iscritto; nel febbraio 1947 lasciò definitivamente il Messico e dopo un viaggio avventuroso e non poche difficoltà burocratiche riuscì a tornare a Trieste. Nel maggio 1947 rientrò nel PCI e fu nominato Segretario generale autonomo del Partito Comunista del Territorio Libero di Trieste. Dopo l’8 ottobre 1954, cioè con il passaggio definitivo di Trieste all’Italia, fu eletto Segretario della Federazione autonoma triestina del PCI. Nel 1956 fu membro della delegazione invitata al XX Congresso del PCUS. Consigliere comunale a Trieste dal 1953 al 1963, venne eletto deputato nel 1958, e senatore nel 1963 per il collegio di Trieste. Dal 1956 fece parte del Comitato Centrale del PCI. l 27 aprile 1961 Vittorio Vidali fu fra i fondatori dell’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba . A Trieste fondò il Circolo di Studi Politico Sociali Ernesto Che Guevara. Negli ultimi anni della sua vita frequentò lo scrittore Claudio Magris, crisse libri che raccontavano la sua vita di rivoluzionario e affermò perfino che Leon Trotski, il nemico di Stalin, era una persona onesta.
VITTORIO VIDALI E TINA MODOTTI

Vittorio Vidali fotografato da Tina Modotti


In Messico nel 1927 incontrò Tina Modotti, anche lei una rivoluzionaria comunista. Divenne suo compagno in Unione Sovietica e vivrà con lei fino alla sua morte, nel 1942.
Tina Modotto in Unione Sovietica in una nota per il Comintern: Scrisse: “Il nome di mio marito è Vittorio Vidali (Jorge Contrera). È di origine italiana. È membro del Partito Comunista ed è da anni rivoluzionario professionista.”
Vittorio Vidali scrisse di Tina nel suo libro, Ritratto di donna. Parlò anche di lei nellintervista che Attilio Colombo gli fece nel 1983 e venne pubblicata nello stesso anno in un volume della collana I Grandi Fotografi, serie argento, dedicato a Tina Modotti. Venne così preentato da Attilio Colombo: Vittorio Vidali, il leggendario comandante Carlos dell’ancor più leggendario Quinto Reggimento che costituì il nucleo dell’esercito popolare in difesa della Spagna democratica contro l’attacco fascista, ha avuto una parte importante nella vita di Tina Modotti, ma anche in questi ultimi anni nell’attività di conoscenza dell’opera e della figura di Tina, soprattutto in Italia.
Domande e risposte significative dell’ intervista sono le seguenti:
Qualera il clima politico e culturale di Città del Messico dove Tina si stabilì nel 1923 e dove lei arrivò nel 1927? Il clima politico del Messico degli anni venti era ancora immerso nellatmosfera attiva e dinamica della rivoluzione del 1910 e delle drammatiche fasi di questa rivoluzione, che era stata la più interessante e la più progressista realizzata fino ad allora nell America Latina. Il Messico era diventato un paese molto libero e democratico e in esso si concentravano tutti gli immigrati politici dellAmerica Latina, in gran parte intellettuali. Era quella leopca dellaffermazione dei grandi pittori muralisti Clemente Orozco, Diego Rivera e David Alfaro Siqueiros, delle grandi agitazioni studentesche per luniversità autonoma e — attratti dal fascino di questa rivoluzione che aveva come protagonisti Madero, Obregon, Francesco Villa ed Emiliano Zapata — visitarono il Messico scrittori ed artisti di altri paesi, fra cui John Reed, il grande giornalista, scrittore e poeta statunitense.
Nel milieu culturale di Città del Messico, Tina cosa rappresentava?
Nel milieu culturale di Città del Messico, in un primo tempo, suscitò curiosità per la sua nota come fotografa nel bellezza e la sua adesione agli ideali della rivoluzione messicana e per essere la compagna di Edward Weston, già allora noto come grande fotografo. Molti degli intellettuali messicani a San Francisco e a Los Angeles e quando arrivò in Messico per raccogliere le ultime parole di suo marito Rubaix de Richey, si trovò circondata dallaffetto di gran parte del mondo intellettuale messicano.
Quali erano allora i problemi di fondo della società messicana e quale il ruolo che gli intellettuali ritenevano fosse loro riservato?
I problemi della società messicana di allora erano il consolidamento della democrazia, la questione agraria, lorganizzazione dellistruzione pubblica, e la lotta contro lanafalbetismo, la lotta contro limperialismo e i tentativi statunitensi di impossessarsi di tutte le ricchezze del paese, lapplicazione delle leggi riguardanti le condizioni dei lavoratori e in primo luogo il nuovo codice del lavoro. Il ruolo degli intellettuali in quel periodo era fondamentalmente quello di stare al fianco al fianco dei governi per consolidare le conquiste rivoluzionarie e specialmente per aiutarli a realizzare i programmi delleducazione pubblica e a sostenere il movimento dei lavoratori. Negli anni venti, il settimanale degli intellettuali El machete, per decisione degli intellettuali stessi, divenne organo del partito comunista messicano.
Nel 1927, Tina lavorava come fotografa, sia scattando ritratti a privati, sia fotigrafando in proprio e realizzando immagini che venivano pubblicate da giornali e riviste e messicane e internazionali. Aveva imparata la fotografia da Weston di cui era stata prima modella. Non lha mai vista lavorare? Non le ha mai parlato del suo lavoro di fotografa?
Quando la incontrai per la prima volta, Tina era già nota come fotografa nel Messico e un po anche allestero. Viveva in un appartamento molto modesto, semplice, e si può dire che quanto guadagnava bastava appena per risolvere i suoi problemi materiali. Sì, lho vista lavorare ed ero con lei quando fece linchiesta sulla miseria nel Messico, al teatro delle marionette e anche in occasione di alcuni suoi ritratti. Però parlava poco del suo lavoro di fotografa.

Nel murale di Diego Rivera con al centro Frida Kahlo con la camicia rossa, dietro la macchina con un cappello nero in testa c è Vittorio Vidali alla sua destra ci sono Julio Antonio Mella e Tina Modotti

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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