Al Presidente del Consiglio dei ministri,

al ministro della salute,
al Presidente della regione Calabria,
e a tutti e tutte coloro che vogliono dedicare cinque minuti del loro tempo a leggere questa lettera.

Noi studenti e studentesse calabresi ci sentiamo in dovere di prendere parola, vista la situazione emergenziale che ha stravolto il nostro territorio, e risulta, a nostro parere, essenziale mettere qualcosa in chiaro.A marzo mentre nell’Italia settentrionale il quadro epidemiologico dei contagi da Covid-19 era in costante e vertiginoso aumento, noi abitanti del mezzogiorno, in particolare noi calabresi, ci sentivamo quasi degli spettatori passivi di questo terribile avvenimento.Quando però dagli inizi di Marzo ci siamo accorti che i casi di Covid-19 non erano più soltanto circoscritti in Lombardia o nel Veneto, ma iniziavano a colpire i nostri conterranei, l’ansia è stata la prima emozione che ci ha attraversato. Questo per molteplici motivi, primo tra i quali la consapevolezza di non esser pronti a livello sanitario per fronteggiare lo tsunami dell’epidemia che ci avrebbe inesorabilmente travolto.Fortunatamente con il passare del tempo, e con il lockdown generalizzato, l’incubo di vedere le nostre impreparate strutture mediche (RSA, ospedali, etc…) esser stracolme di malati Covid è andato scemando (pur con qualche picco di paura nel mese di aprile e con numerose perdite di vite umane), e questo ci ha permesso quindi di scorgere finalmente uno spiraglio di luce in fondo al tunnel.Sensazione durata ben poco: la seconda ondata ci ha completamente sopraffatto, in maniera molto più virulenta e aggressiva della prima, e il timore che i reparti ordinari di pneumologia, di malattie infettive e in terapia intensiva si riducessero al collasso con l’aumento dei contagi è diventata una cruda realtà.A confermare le nostre sensazioni è stato il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, dove, nella suddivisione dell’Italia, in zone più o meno a rischio, ritroviamo la Calabria tra le regioni considerate rosse, cioè a massimo rischio. Questo non perché la Calabria ha un numero assoluto di nuovi casi giornalieri più alto rispetto alle altre regioni italiane, bensì perché si è sentita la necessità di tutelare un sistema sanitario ormai al collasso, con ingenti ritardi nella destinazione dei fondi per le strutture ospedaliere e per il materiale sanitario, con mancanza di personale sanitario e con un’attività di contact-tracing ormai azzerata.

Arriviamo da dodici anni di commissariamento della nostra sanità, con continui tagli strutturali, riduzione del personale medico e assistenziale (infermieri, OSS, medici) e chiusure di presidi ospedalieri di provincia. Le continue promesse di una classe politica che ci governa da anni ormai sono state programmaticamente disattese.Ora noi giovani siamo stanchi. Siamo stanchi di vedere il nostro sistema sanitario ridotto così, siamo stanchi di veder favorito il business della sanità privata tramite lo stanziamento di fondi pubblici alle cliniche private (a discapito delle strutture pubbliche). Siamo stanchi di vedere i baroni della sanità privata speculare a destra e manca. Siamo stanchi di un commissariamento che dura orami da dieci anni che a nulla è servito, se non a peggiorare ancor di più la situazione. Stanchi di tutte quelle carenze strutturali che affliggono il nostro sistema sanitario e soprattutto siamo esausti di vedere i nostri conterranei costretti ad andare negli ospedali del “nord” per farsi curare.È per tutto questo che vi chiediamo come cittadini e cittadine, come ragazzi e ragazze di questa terra, di alzare con noi la voce e dire basta! Quello che chiediamo alle istituzioni oggi è:– Un intervento economico straordinario per la sanità calabrese;– Un piano Covid chiaro che risulti consultabile e accessibili a tutti e tutte;– Il superamento del commissariamento della sanità regionale o quantomeno il passaggio da una fase di transizione fino alla fine dell’epidemia;– L’assunzione di personale sanitario a tempo indeterminato;– la riapertura degli ospedali di provincia dismessi negli ultimi anni (18 ospedali chiusi negli ultimi 20 anni in Calabria), anziché inaugurare ospedali da campo;– L’azzeramento del debito della nostra regione;– Creazione di una task force di persone scelte per la loro competenza e professionalità e completamente slegate dalle logiche clientelari della politica.Basta con risposte emergenziali, per di più inconsistenti, a problemi strutturali che affliggono la nostra regione!

Uds Catanzaro – Link Unical – Link Catanzaro

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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