Frantz Fanon


Francesco Cecchini


“La sua violenza, in modo paradossale, era quella del non violento. Alludo alla violenza della giustizia, della purezza, del non compromesso…Egli non si limitò ad aderire a una causa, ma dette se stesso per essa. Interamente, senza riserve, senza esitazioni. Non gli bastò annotare le condizioni del popolo algerino; egli volle unirsi agli algerini oppressi, umiliati, torturati e prostrati. Egli divenne algerino. Visse da algerino. Combatté da algerino. Morì da algerino.” Aimé Césaire, in onore di Frantz Fanon.
Va detto che Franz Fanon oltre che algerino fu africano, in quanto pur avendo speso gran parte della propria esistenza per la liberazione dell’ Algeria dal colonialismo francese, concluse la propria vita dedicandosi alla più vasta rivoluzione africana. Il suo obiettivo strategico non realizzato, nemmeno oggi, era una federazione di stati africani.
Dal libro ” I Dannati della Terra” di Frantz Fanon, lo svedese Göran Hugo Olsson ha realizzato, nel 2014, il docufilm “Sulla Violenza” , titolo dato da Fanon al primo dei capitoli della sua opera, Sur la Violence.
Lo scorso 21 dicembre Esquerda.net ha pubblicato un articolo a firma di Mariana Carneiro, raccontando bene il documentario “Sulla Violenza”, compreso il trailer. L’ articolo è in un portoghese comprensibile.
Il link con l’ articolo è il seguente:
https://www.esquerda.net/artigo/concerning-violence-e-os-desafios-da-obra-e-pensamento-de-frantz-fanon/71812
Basandosi su I dannati della terra di Frantz Fanon, il documentario ripercorre le rivolte che hanno portato alla decolonizzazione del continente africano. La voce di Lauryn Hill ridà vita al testo dello scrittore e filosofo, commentando illuminanti filmati delle lotte di liberazione nel Terzo Mondo. Ma uno sguardo ai conflitti che infiammano i vecchi confini coloniali dimostra come lAfrica stia tuttora facendo i conti con secoli di invasioni e interventi europei, e che a oltre 50 anni dalla pubblicazione quel testo resta uno strumento essenziale per far luce sul neocolonialismo attuale e le sue conseguenze.
Significative le parole di spiegazione dell’ autore del documentario Göran Hugo Olsson.
“Dal 1975 circa, fino alla fine dellapartheid nei primi anni 90, molti reporter e giornalisti svedesi si recarono in Africa, realizzando straordinari filmati. Volevamo riutilizzarli per due ragioni. Per prima cosa, si tratta di materiale troppo interessante per lasciarlo nelle cantine della Tv svedese, sono film importanti per capire la nostra storia. Poi, quei filmati godono di una bellezza e saggezza tuttoggi valide. È difficile spiegarlo, ma sembra che se viaggi molto lontano portandoti una pesante cinepresa 16 millimetri, è molto probabile che ne riporterai delle buone riprese. Era importante per me che il mio nuovo film avesse le stesse qualità del precedente The Black Power Mixtape 1967-1975: una accessibilità e semplicità che permettono allo spettatore di affrontare temi complessi in un modo contemporaneo e intrigante. Proprio perché i filmati sono di unepoca precedente, il film riesce a suscitare una discussione su temi di attualità evitando gli approcci più scontati. Quei film darchivio erano stati probabilmente parte di un discorso generale piuttosto paternalistico, ma 30 anni dopo credo rivelino qualcosa di decisivo riguardo al nostro tempo, sia per gli europei e occidentali che per gli africani, come per chiunque altro nel mondo sia stato colonizzatore o colonizzato, o lo sia tuttora. Proprio in quanto europei, realizzare un film su quanto succede a chi vive nellAfrica sub-sahariana ci poneva enormi preoccupazioni, anche solo tentare di fare un film sul continente africano può rivelarsi un esercizio in sé imperialista e indulgente: sintomatica è la descrizione che i media europei fanno delle vite di centinaia di milioni di persone nella regione mondiale in più rapida crescita economica. Il nostro progetto è diverso. La qualità unica delle immagini darchivio di Concerning violence è mostrare un periodo decisivo in modo nuovo, che ci auguriamo riesca sia a celebrare i tanti che si sono dedicati alla lotta per la libertà, che a dimostrare come quel lavoro debba continuare. Questo film ha uno scopo: motivare a impegnarsi per la liberazione, facendolo con uno stile cinematografico che permetta ad ognuno di pensare con la propria testa”.
Il colonialismo innanzitutto in Africa è diventato neocolonialismo, ma vi sono ancora nazioni che combattono contro potenze coloniali per la propria indipendenza; Sahara Occidentale e Kashmir, per esempio.

Copertina di I Dannati della Terra, in lingua originale, con le prefazioni di Jean-Paul Sartre e di Alice Cherki e la postfazione di Mohamed Harbi

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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