La scelta di Paola Nugnes e della sua collega Elena Fattori di non votare la fiducia al governo Draghi, al senato è senz’altro un fatto positivo. Due esponenti di sinistra permetteranno di far si che l’opposizione non abbia come unico colore quello sovranista e, peraltro fintamente, patriottico di Fratelli D’Italia.

Paola Nugnes è ben felice di poter parlare con “Transform”: «In aula e sui giornali non c’è neanche il tempo necessario per spiegare le proprie opinioni, quindi vi ringrazio. Parto da una considerazione importante. Questo non è un governo tecnico ma pericolosamente politico. Il professor Draghi poteva anche essere considerato un “male necessario” ma è portatore di un progetto politico da mettere sul tavolo del recovery fund e parlare di governo tecnico è un ossimoro».

La senatrice, che rappresenta Rifondazione Comunista al senato, prova a scendere nel dettaglio: «C’è stata intanto la scelta di mettere nei posti chiave, per la gestione del recovery, suoi uomini, non neutrali anche se tecnici. Ai “politici” verrà riservato il resto dell’arena. I piani Colao entreranno, anche se dovranno sottostare a vincoli europei. Il rischio che si parli di ambientalismo attuando semplicemente un green washing è palese. Mi spiego meglio. Io non sono credente ma Papa Francesco è oggi la punta più avanzata di un ecologismo globale che mette in discussione il modello di sviluppo. Questo governo a mio avviso elaborerà una “bolla ecologica” che andrebbe paragonata a quella immobiliare in grado di produrre business per pochi. Io la penso come il Papa e credo che non possa esistere un “capitalismo verde”».

Quindi che ruolo giocheranno gli altri ministri secondo te?
«Finiranno tutti insieme in un’arena, dalla destra al centro sinistra, in un calderone ingestibile. E questo a mio avviso potrebbe essere l’ultimo atto della politica parlamentare. Staranno in scena come in una pantomima, mostreranno che la politica è un inutile azzuffarsi che troverà spazio nei media. Già subito si è visto come Salvini ha attaccato Speranza e Lamorgese. Dalle scelte fiscali al contrasto che dal ministero della Giustizia e del Capo di Gabinetto di Palazzo Chigi arriverà al disegno di legge per i diritti Lgbt. Chi occupa i posti chiave non aiuterà allo svolgimento di una azione politica di ricomposizione. C’è chi afferma il contrario ma io penso che dal 1990 sia in atto un attacco totale alla politica e quello che si compie con questo governo è l’atto finale. Ci saranno 5 minuti a testa di democrazia in parlamento, la tv mostrerà solo gli aspetti più cruenti e meno edificanti e poi saranno Draghi e i suoi fedeli a decidere tutto».

Paola Nugnes parla con foga e dai suoi discorsi emerge già quasi una nostalgia per il Conte 2: «Beh lì era possibile parlare, discutere, portare a casa anche dei risultati. Leu e persone di sinistra sono convinti di poter costruire un centro sinistra con Pd e M5S e questa posizione non la condivido. Sono partiti che tendono ad assumere le sembianze della parte con cui lavorano. Il M5S è camaleontico e non ideologico e per questo ancora più pericoloso. Non danno valore strutturale al loro agire e quindi sono negativi. Il Pd ha una connotazione liberista e speculativa e il fronte che lo sostiene va in quella direzione. Sono aspetti dei due partiti che si metteranno in campo al di là delle intenzioni dei singoli. Io mi auguro di sbagliare e di vedere un Pd liberato da Renzi e dal renzismo e un M5S che riscopra la propria vocazione ambientalista. Ma con Cingolani alla transizione ambientale la vedo molto difficile. Vorrei dire a Cingolani che l’ecologia non si realizza con gli impianti».
Cosa significa?
«Hai ragione. Nella mia precedente vita da architetto mi occupavo di riqualificazione energetica. Il ragionamento è semplice, per affrontare anche a partire da una abitazione il problema del cambiamento climatico bisogna costruire le case pensando a come conservare il calore. Pensare a come posizionare le aperture a sud o a nord, ai canali di vento per disperdere meno calore. Quando si arriva alla massificazione del progetto si può pensare al tipo di impiantistica che serve per garantire la giusta temperatura. Guardare all’ecologia pensando unicamente alle tecnologie è come guardare una casa pensando unicamente agli impianti di cui dotarla».

In effetti affidare tanto potere ad un manager dell’industria militare aereospaziale lascia interdetti
«La transizione ecologica secondo Cingolani non deve fare del male all’economia. Ovviamente il tutto in un’ottica conservatrice per mantenere l’ordine attuale delle cose. Se si vuole operare, come dice Draghi, una “distruzione creativa” per dare nuova vita alle imprese bisogna fare altro. E infatti secondo me Draghi ha in mente altro. Lui vuole aziendalizzare lo Stato e per molti questo è positivo. Renderlo più efficiente e fare profitti, garantendo i soggetti più produttivi. Ma così lo Stato non potrà più occuparsi di chi non risponde a questi requisiti, di chi non è ritenuto utile, dovrà pensare a far quadrare i conti. E questo in piena pandemia, quando sono molte le persone che non raggiungono più la sussistenza è inaccettabile. Durante la prima fase del Conte 2 sono intervenuti i ristori, anche a pioggia. Non escludo che alcuni di coloro che ne hanno beneficiato ne potevano fare a meno ma se si limitano i sostegni molti non avranno più risposta. Ci hanno salvato le forme di assistenza di comunità ma se, come sembra, il governo vorrà far diventare produttivo anche il terzo settore saranno guai per tutti».

Quindi tutto in funzione dei profitti?
«Si passa definitivamente dall’azione della politica a quella legata al mondo finanziari. Lo Stato dovrebbe svolgere un ruolo di garanzia e di rispetto dei diritti costituzionali ma questo non avverrà. Dagli anni Novanta non si è attaccato un modello socialista ma la stessa Costituzione post fascista. Si è imbrigliata la sovranità popolare, oltrepassando i limiti che la nostra Carta prevede, non si è dato più ascolto alle parti sociali, non si è garantita la partecipazione reale. Con un attacco efficientista ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, il percorso si chiude».

Quindi ti aspetti una “macelleria sociale”?
«No. Io penso che Draghi saprà rispolverare i suoi antichi studi e non perché abbia una visione socialista ma perché c’è un mercato da rimettere in piedi. Occorre che le persone tornino a consumare e va anche ristrutturato l’acquisto, in Italia come in Europa. Anche l’inflazione potrebbe diventare una necessità, ma le soluzioni proposte hanno un segno liberista. Si parla di limitare i ristori ma non di fare una patrimoniale, non di andare a prendere i soldi dove non ci sono state perdite anzi, magari sono anche cresciuti i profitti. Dalle dichiarazioni fatte finora si propone alle aziende che non hanno più futuro di aiutarle a riconvertirsi. Ma i lavoratori non è vero che li metti da un’altra parte. Si tanti se ne perdono e tanti se ne acquistano ma non sono gli stessi. Magari se ne alleveranno altri ma chi oggi ha dai 50 anni in su difficilmente sarà riconvertito Dovrà sparire?»

E “da fuori” secondo te cosa si potrebbe e dovrebbe fare?
«Intanto ci vuole attenzione. Bisogna guardare con positività la scelta di Sinistra Italiana e bisogna aiutarle una mano, ma siamo alla resa dei conti. Se la coalizione di cui parlano andrà bene per loro è ok ma, se, come penso, andrà male, bisognerà pensare ad un nuovo soggetto politico. In passato il M5S ha raccattato il dissenso ma ora c’è nuova domanda e la sinistra deve cogliere l’occasione accettando anche i dissensi come elemento di arricchimento. Stando insieme nelle differenze mettendo insieme gli obiettivi comuni, agendo nella pluralità delle proposte senza fermarsi in tentativi di gestione centralizzata. Io non voglio arrendermi ad una realtà immodificabile. In parlamento come in generale nella politica si è creata una massa, una specie di “Matrix” in cui molti hanno scelto di andare dentro. Io non ci voglio credere, in fondo sono soltanto trent’anni che il processo di perdita di democrazia è iniziato. Io, non da sola, continuo a credere che si possa arrestare e ricominciare, sono pronta a correre per portare la palla nell’area di rigore per passarla a chi sarà in grado di fare goal. Poi i fatti avvengono e modificano. Provvedimento dopo provvedimento dovremo vedere come si comporteranno i parlamentari. Ci sarà chi avrà l’illusione di poter cambiare le cose e chi dovrà rendersi conto di quello che è accaduto».”

Nel frattempo ci saranno le elezioni amministrative e ci sarà chi andrà a chiedere il “voto utile” per fermare il fascismo quando poi, a livello centrale, con le destre ci governano.
«Premesso che io non ho mai espresso voto utile, non ho mai votato Pd per essere più chiari. Le amministrative dipendono molto anche dalle persone che verranno candidate. Se nella mia città, Napoli, si candiderà il presidente della Camera Fico ci si può ragionare ma se verranno scelte altre persone molto meno stimabili e più figli di una logica di spartizione neanche a parlarne. Personalmente non ho mai seguito chi mi diceva cosa potevo o non potevo fare, mi devo poter fidare, anche in parlamento delle persone con cui lavoro e debbo essere convinta di quello che faccio. Forse è per questo che ormai mi sento una eterna “parlamentare all’opposizione”. Ma dall’opposizione si possono fare molte cose e ho voglia di lavorare in tal senso. Sono convinta che chi pensa di condizionare da dentro il governo Draghi si sbagli. Se poi otterranno risultati seri non avrò problemi ad ammettere di aver sbagliato ma se andrà come temo e come penso saranno altri a doverci raggiungere».

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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