A un anno dalle chisure delle attività culturali e artistiche, lavoratori e lavoratrici del settore manifestano in 21 città. «Le misure attuali sono insufficienti. Serve al più presto un tavolo di trattativa interministeriale».

«Siamo giunti al limite». Domani lavoratrici e lavoratori dello spettacolo scendono in piazza in tutta Italia, segno di un disagio che si fa sempre più acuto e diffuso a un anno dalla chiusura dei teatri, dei cinema e dei luoghi di cultura. «Per centinaia di migliaia di lavoratori del settore, un anno di profonda precarietà, disoccupazione, assenza totale di prospettive», si legge nel comunicato diffuso dalle ben 80 sigle che hanno aderito alla manifestazione (25 i promotori iniziali), tra cui Emergenza Continua, Clap-Camere del Lavoro Precario e Autonomo, Adl Cobas e molte altre.

Ciò che viene ribadito a gran voce è l’insufficienza della misure governative.

Proprio mentre il rieletto Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini rilascia al “Corriere della Sera” cauti annunci di riapertura degli spazi dello spettacolo, alcuni dei lavoratori e delle lavoratrici del settore si spingono fino a gesti estremi: è di ieri la notizia del suicidio dell’imprenditore quarantunenne Omar Rizzato, titolare di una ditta di service per concerti e feste all’aperto nel padovano.

Lo ha ricordato il cantante lirico e suo conoscente Jacopo Pesiri, durante la conferenza stampa che Assemblea Nazionale Emergenza Continua ha dedicato alla mobilitazione di domani: «Nessuno vuole creare dei martiri, ma il gesto di Omar ci deve ricordare che stiamo innanzitutto parlando di lavoro e delle vita di persone in carne e ossa. I discorsi astratti sul senso dell’arte e della bellezza è meglio lasciarli da parte per concentrarci su obiettivi veri e concreti».

Le richieste che i manifestanti delle 21 piazze (da Milano a Roma, da Trento a Cosenza, da Bologna a Napoli) sono innanzitutto relative alle necessità di una riforma strutturale del settore, che posso garantire un reddito continuativo e non “ristori” saltuari come sta avvenendo al momento.

«Le condizioni di lavoratori e lavoratrici sono massimamente precarie e instabili», afferma con chiarezza Nicolò Libener di Emergenza Continua all’inizio della conferenza. «Ciononostante, il confronto con il Ministero fino a ora è rimasto fine a se stesso».

L’altra importante rivendicazione, infatti, riguarda l’istituzione di un tavolo di trattative interministeriale, in particolare con anche il Ministero del Lavoro e il Ministero dello Sviluppo Economico oltre a quello presieduto da Dario Franceschini. «Solo in questo modo i provvedimenti potranno avere efficacia», sostiene il rappresentante di Clap Tiziano Trobia in risposta a Libener. «Il fatto è che chi è chiamato a garantire reddito e dignità per i professionisti deve prendersi le proprie responsabilità. Dobbiamo lottare per questo».

Lavoratori e lavoratrici sembrano decisi e determinati.

A un anno dalle chiusure del settore e dopo numerose mobilitazioni nelle piazze a partire dalla prima protesta del 30 maggio scorso, la rete di sigle, sindacati e individui che si riconoscono nelle lotte dello spettacolo continua a crescere e a radicarsi sul territorio. Centinaia di migliaia sono le persone colpite dall’emergenza, che non possono contare su entrate garantite. «Fino a oggi ogni Governo che si è succeduto ha operato per la soddisfazione degli interessi dei grandi enti, delle grandi imprese e delle fondazioni», recita il comunicato. «È giunto il tempo di invertire la tendenza».

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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