“Patto della Pubblica Amministrazione, la gran furbata per spartirsi i soldi del Recovery Plan sulla pelle dei lavoratori”. Il Domenicale di Controlacrisi, a cura di Federico Giusti

La settimana si conclude con il Patto per l’innovazione e il lavoro pubblico su cui siamo già intervenuti dalle pagine di Controlacrisi.org. Trattasi di Patto concertativo accolto in pompa magna dai sindacati rappresentativi senza alcuna discussione con i lavoratori e le lavoratrici della Pa. E quel patto ogni dipendente della Pa dovrebbe leggerlo insieme a qualche dato della Ragioneria dello Stato, ad esempio quando si parla di metà dei fondi europei destinati all’Italia nell’ultimo quinquennio e per metà inutilizzati.

La vera posta in gioco è rappresentata dall’utilizzo dei soldi del Ricovery e dal recupero della competitività italiana rispetto ai dettami Ue con ritardi accumulati nel corso degli anni che impediscono al nostro paese di beneficiare perfino dei fondi europei.

Le cause sono molteplici non ultima una Pubblica amministrazione ridotta nei numeri, negli strumenti di lavoro, incapace perfino di gestire le prestazioni in smart working.

Si va verso la precarizzazione ulteriore della Pa, le mobilità coatte e interne tra i comparti, le deroghe ai contratti flessibili senza mai rimettere in discussione i tetti di spesa, la sostenibilità finanziaria negli Enti locali e le politiche di austerità che restano il faro guida delle politiche governative.

Il sindacato ottiene non solo il rafforzamento del welfare aziendale e lo scambio tra salario e bonus ma andrà a rafforzare sanità e previdenza integrative mentre nel paese la sanità pubblica arranca con 100 mila morti nell’anno pandemico.

Che il sindacato debba portare a casa dei risultati è cosa scontata ma barattare i rinnovi contrattuali con la flessibilità , nuovi e peggiori sistemi di reclutamento del personale , riduzione effettiva del potere contrattuale delle rsu significa avere accettato in toto le logiche dell’austerità temperata, logiche poi causa dei problemi che si vorrebbe oggi combattere con le stesse medicine che hanno provocato la malattia.

Ancora una volta il sindacato diventa concertativo e sposa le politiche di ristrutturazione dimenticando come le scelte di supina accettazione del welfare aziendale abbiano favorito il depotenziamento del pubblico, dalla sanità alla previdenza fino all’istruzione.

Se vuoi rafforzare la salute pubblica non investi nella sanità integrativa, se vuoi abbattere la Fornero e l’innalzamento dell’età pensionabile devi rimettere in discussione il modello contributivo che determina pensioni da fame e di fatto costringe la forza lavoro a rimanere in servizio fino alla soglia dei 7o anni

Sono concetti detti e ridetti ma all’atto pratico le scelte operate vanno tutte nella direzione ostinata e contraria alla ragione, la logica imporrebbe politiche di contenimento della flessibilità e del lavoro a progetto che invece vengono rafforzate e rilanciate.

Prendiamo ad esempio la denuncia della Ragioneria dello Stato che spiega i ritardi dell’Italia nell’utilizzo dei fondi europei, metà dei quali inutilizzati per assenza di progetti. In campo ambientale ci sarebbe molto da fare, decine sono i siti, un tempo produttivi, inquinati con alto impatto ambientale su vasti territori. Una svolta ecologica necessiterebbe la bonifica di queste aree e il loro recupero attraverso una agricoltura moderna e non soggetta ai dettami delle biotecnologie.

Governo e sindacato concertativo oggi si alleano per utilizzare i fondi europei in nome dei quali si accettano processi di ristrutturazione senza mai rimettere in discussione le regole dell’austerità. E quelle regole sono le cause della debacle dei settori pubblici che in Italia sono in crisi dopo anni di progressivi disinvestimenti e delocalizzazioni produttive nel privato.

La miopia della classe politica e sindacale italiana è da sempre nota, si guarda all’immediato presente rimuovendo il passato e senza prospettive per il futuro, se si guarda al domani lo si fa accettando in toto i dettami della Ue e dei poteri forti.

Sono queste le vere cause della crisi del sindacato e della cosiddetta sinistra, silente anche davanti a fenomeni repressivi che hanno portato all’arresto, ai fogli di via, alla revoca dei permessi di soggiorno per gli attivisti del Si cobas protagonisti della lotta a Piacenza . E poi ci sono le cariche ai lavoratori di Prato , l’applicazione delle regole contenute nei pacchetti sicurezza che il Pd diceva di volere abbattere e invece ha conservato quasi in toto. Proprio in questi giorni apprendiamo dalla stampa di una inchiesta in Val Seriana che vede coinvolti esponenti del Prc la cui unica colpa è un passato , ormai lontano, nei gruppi extraparlamentari legati alla lotta armata.

Una società che sceglie deliberatamente la repressione delle lotte sociali e la criminalizzazione dei sindacati conflittuali, un modello di democrazia occidentale che non ammette il conflitto di classe rafforzando per questo le intese concertative con i sindacati rappresentativi.

E’ arrivato il momento delle scelte di campo per tutti\e, o si accettano i processi in atto pensando stupidamente di cogestirli o si comprende fino in fondo la posta in gioco operando scelte radicali e dirimompenti.

E quelle scelte, si sappia, non sono un pranzo di gala.

http://www.controlacrisi.org/notizia/Lavoro/2021/3/14/53955-patto-della-pubblica-amministrazione-la-gran-furbata-per/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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