Il Coordinamento delle Organizzazioni Indigene del Bacino Amazzonico (COICA), che rappresenta 511 popolazioni indigene, ha dichiarato lo stato di emergenza della vita dei difensori degli indigeni dell’Amazzonia. In una dichiarazione hanno mostrato che, solamente nel primo trimestre del 2021 si sono registrati 193 omicidi di indigeni in due Paesi, Colombia e Perù. “Dietro gli omicidi dei difensori dei diritti umani degli indigeni e della Madre Terra, ci sono gli interessi direttamente legati alle attività estrattive delle multinazionali con accordi statali concessi dai governi filostatunitensi locali che promuovono l’estrazione indiscriminata di idrocarburi e minerali, la deforestazione aggressiva, il traffico di droga, la militarizzazione e la presenza di un conflitto armato che è stato messo a tacere diplomaticamente e che minaccia l’integrità fisica e culturale dei nostri popoli”.Anche nel 2020, si è compiuta una vera e propria carneficina: dei 263 omicidi contro difensori dei diritti umani degli indigeni in America Latina, il 77% di essi, ben 202, sono avvenuti in determinati Paesi del bacino amazzonico (Colombia, Brasile, Perù e Bolivia). Di questi omicidi, “il 69% era contro leader che operavano in difesa del territorio, dell’ambiente e dei diritti delle popolazioni indigene”.”È ora che si ascolti il nostro grido dalla giungla che chiede giustizia, è tempo di ascoltare le nostre voci, è ora che siano fatti rispettare i patti internazionali sui diritti umani e civili dei popoli indigeni”, ha detto Díaz Mirabal, del popolo Wakuenai, coordinatore generale della COICA.Le leggi internazionali funzionano?Nel comunicato stampa, i popoli del bacino amazzonico ritengono che la mancanza di riconoscimento giuridico dei territori indigeni rappresenti una delle maggiori minacce. Nella loro dichiarazione la Confederazione dei Popoli Amazzonici invia ai governi dei 9 paesi amazzonici precise richieste: ● Adottare una politica efficace per proteggere i diritti umani degli indigeni difensori della Amazzonia, sapendo che si trovano in una situazione altamente vulnerabile, specialmente nei settori di frontiera dove sono esposti a situazioni sistematiche di abbandono dello Stato, pressione di gruppi armati irregolari, imposizione di attività estrattive o forestali che generano espropriazioni: situazione che può arrivare a provocare un genocidio. ● Svolgere azioni investigative urgenti in coordinamento con i diversi livelli di governo e le rispettive autorità indigene, delle attività estrattive illegali segnalate nei territori indigeni, per la loro definitiva eliminazione. ● Garantire il riconoscimento giuridico dei territori delle popolazioni indigene, inclusa la delimitazione, demarcazione e servizi igienico-sanitari, con la debita partecipazione delle organizzazioni indigene sulla base del diritto alla consultazione e al consenso preventivo, libero e informato garantito negli strumenti internazionali.Salvaguardare la sopravvivenza di foreste e culture e frenare le pressioni distruttive dell’estrattivismo e della disintegrazione culturale e sociale. ● Rispettare i processi di autonomia e autogoverno territoriale delle popolazioni indigene del bacino amazzonico, garantendo così i nostri diritti individuali e collettivi, permettendoci di evitare attacchi ai nostri territori e fermare molestie, persecuzioni, criminalizzazione, stupri e omicidi. ● Ratificare e dare priorità all’attuazione dell’Accordo Escazú, che include la disposizione per garantire un ambiente sicuro e favorevole in cui le persone, i gruppi e le organizzazioni che promuovono e difendono i diritti umani in materia ambientale possano agire senza minacce, restrizioni e insicurezza.

Rete Solidarietà Rivoluzione Bolivariana

https://contrainformacion.es/mas-de-500-pueblos-de-la…/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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