Polizia che reprime i manifestanti.

Francesco Cecchini

“A ogni protesta la Polizia fa una carneficina.”                     Iván Cepeda, senatore del  Polo Democratico Alternativo, che assieme ad altri parlamentari ha chiesto a Michelle Bachelet Alto Commissario per i Diritti Umani  intervento dell’  ONU per la grave violazione dei diritti umani durante lo sciopero nazionale e le proteste.

Lo sciopero del 28 aprile e le proteste in Colombia contro le misure arbitrarie del governo, come la riforma fiscale, il disegno di legge 010 su salute, pensione e riforma del lavoro, corruzione, per la difesa delle risorse nazionali, non fracking, che il governo di Iván Duque vuole imporre al popolo colombiano, sono state raccontate da articoli su Ancora Fischia il Vento. Il link con il primo articolo di essi è il seguente:

Con il diffondersi delle proteste in Colombia, sono cresciute le violazioni dei diritti umani da parte delle forze di polizia, ESMAD, e dell’ esercito. Vi è stata una repressione costante e violenta delle manifestazioni prevalentemente pacifiche, in cui decine di migliaia di cittadini hanno espresso il loro malcontento nei confronti del governo di Iván Duque.

Nei giorni delle proteste iniziate il 28 aprile, la repressione ha lasciato un saldo di 28 morti (la contabilità non è esatta, inoltre la Defensoria del Pueblo parla di 89 desaparecidos) migliaia di casi di violenza anche sessuale e centinaia di arresti arbritari. 

L’ ONU, rispondendo anche all’   appello dei parlamentari dell’  opposizione, ha richiesto. “indagini, processi e pene” su tutti gli omicidi e soprusi commessi durante le manifestazioni. 

Significativo della situazione è quanto è accaduto la notte del 3 maggio a una Missione di Verific dell’  ONU a Cali. La Missione tentava di verificare il ripetto di diritti umani a detenuti  nella stazione di polizia Fray Damián nel quartiere San Pascual, ma mentre aspettava di entrare furono circondati da poliziotti che insultarono e spararono, costringendo alla fuga.

A Cali la situazione è particolarmente grave, la risposta alle proteste è stata quella del rafforzamento della presenza militare. L’ ex presidente ÁlvaroUribe, l’  uomo dei falsi positivi e nemico numero uno della pace riferendosi alla città ha dichiarato: “Ma c’è una criminalità clandestina che finanzia questa violenza, è urgente imprigionare i suoi promotori”  e in generale: “Sosteniamo il diritto dei soldati e della polizia a usare le loro armi per difendere la loro integrità e per difendere le persone e le proprietà dall’azione criminale del terrorismo vandalico L’  esercito nelle strade è urgente e meglio che registrare la notizia dell’omicidio e della distruzione di atti vandalici”.  Un invito chiaro alla militarizzazione della Colombia, che è applicato dal suo uomo il presidente Iván Duque.

Veglia funebre a Cali  per Nico,  un giovane ucciso dall’   ESMAD

ll dramma che sta vivendo il popolo colombiano sta ottenendo solidarietà in tutto il mondo, dagli Stati Uniti, all’ Unione Europea ai paesi dell’ America Latina, perfino Luis Almagro dell’  OAS. Un buon esempio è la dichiarazione di Nuevo Perù di Verónika Mendoza che, oltre alla vicinanaza con il popolo colombiano, in sintesi analizza la situazione.

Nonostante la repressione violenta, omicidi,  disparo di  proiettili, percosse, gas lacrimogeni, detenzioni arbitrarie, abusi sessuali attacchi a giornalisti,  reporter e difensori di diritti umani, il popolo colombiano non demorde, ma continua la lotta e vuole superare la crisi medica, educativa, abitativa, occupazionale, alimentare, dei trasporti e del femminicidio e rifiuta le pratiche sociali genocide che subisce da parte dello Stato colombiano da decenni.

Né il ritiro della riforma fiscale, né le dimissioni dell’odiato ministro delle Finanze, né la brutale repressione che ha causato la morte di decine di manifestanti ha fermato la ribellione  popolare in Colombia.

Il Comitato Nazionale di Sciopero a fatto un appello per mantenere le mobilitazioni e per convocare una giornata nazionale di lotta per mercoledì 5 maggio.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy