Montoya di’ la verità


Francesco Cecchini


I falsi positivi sono esecuzioni extragiudiziali avvenute negli anni che vanno dal 2002 al 2008; le vittime venivano registrate come guerriglieri caduti in combattimento dagli ufficiali dellesercito, sebbene si trattasse di civili.
Francisco Barbosa, Procuratore Generale della Colombia, ha annunciato l’ incriminazione del generale dell’ esercito in pensione Mario Montoya per la sua presunta responsabilità in un centinaio di esecuzioni extragiudiziali, note come “falsi positivi”. Barbosa fa così pressione sull’ ex militare affinché deponga o davanti alla Giurisdizione Speciale per la Pace (JEP), che abbasserebbe la sua pena o davanti alla giustizia ordinaria. l generale in pensione dell’ esercito colombiano Mario Montoya sarà accusato dalla Procura colombiana per il suo presunto coinvolgimento nei “falsi positivi”, come sono comunemente note le uccisioni extragiudiziali di civili per mano delle forze militari durante il periodo più sanguinoso del conflitto armato. Un periodo in cui i militari sotto la responsabilità del 72enne Montoya, hanno fatto passare per guerriglieri queste persone, per lo più giovani a basso reddito, giustificando così un maggior numero di vittime in combattimento, adducendo una vittoria nel guerra contro l’ ex guerriglia delle Forze Armate Eivoluzionarie della Colombia-Esercito del Popolo (FARC-EP).
Come rivelato dal procuratore generale della nazione, Francisco Barbosa, Montoya sarà accusato dell’ importante ruolo che avrebbe avuto in quegli omicidi:”Lo imputeremo quale determinante per omicidio aggravato in un contestuale concorso omogeneo di 104 dei cosiddetti ‘falsi positivi’ o esecuzioni extragiudiziali in Colombia, tra cui vi sono cinque minorenni”, ha detto, aggiungendo che in quelle casi c’era “concorso eterogeneo con occultamento, alterazione o distruzione di prove materiali”.
Con questo annuncio, Barbosa cerca di pulire l’ immagine della giustizia ordinaria colombiana, accusata di prolungare i processi investigativi e favorire l’impunità in questi casi di esecuzioni extragiudiziali: Le indagini saranno lasciate alla JEP e il generale Montoya avrà l’ opportunità di accettare le accuse e dire la verità o continuare a sostenere che è innocente. Se lo fa, potrebbe essere condannato a 20 anni di carcere, se si dichiara colpevole avrebbe una condanna alternativa”.
In Colombia il numero di ‘falsi positivi’ è di 6.402 persone, secondo gli ultimi dati della JEP, l’ organismo di giustizia di transizione creato durante gli accordi di pace del 2016. Tuttavia, le famiglie delle vittime e organizzazioni come “Le mamme di Soacha”, denunciano che il numero è molto più alto.
Con l’ emergere della JEP la Procura ha perso giurisdizione sui reati commessi nell’ ambito del conflitto armato, per cui non ha potuto imputare i presunti autori, soprattutto se si sono avvalsi della giurisdizione speciale nell’ambito di quanto concordato durante il dialoghi di pace. In effetti, Montoya ha accettato quell’ organismo nell’ottobre 2018. Ora, questo pasticcio legale è stato risolto dopo un nuovo accordo tra la Procura e la JEP, secondo Barbosa, in modo che la giustizia ordinaria possa ora accusare Montoya. Alcuni analisti suggeriscono che questo fatto potrebbe essere una sorta di avvertimento e un’ ulteriore pressione, ora dalla Procura, affinché Montoya testimoni dicendo la verità su questi crimini. Se lo farà, potrebbe essere condannato a una pena che non comporti la prigione.
Pur essendo all’ interno della JEP e avendo promesso di dire la verità su questi crimini, Montoya finora non ha rivelato ai giudici informazioni chiave sui “falsi positivi” e, anzi, la sua unica dichiarazione è stata oggetto di polemica per aver indicato come autori di questi morti a soldati di basso ceto sociale. Mi duole dirlo, ma i ragazzi che vanno all’Esercito sono quelli di strati sociali inferiori … dobbiamo insegnargli ad usare il bagno, come usare le posate…” ha detto l’ ex generale nella sua comparsa nel febbraio 2020. Le famiglie delle vittime hanno denunciato che la sua dichiarazione era una presa in giro, chiedendo il suo ritiro dalla JEP e chiedendo che fosse processato in un modo ordinario per il mancato rispetto alla verità.
L’ ex comandante Montoya è stato nell’ esercito per 39 anni, occupando il grado più alto dal 2006 al 2008, nel secondo mandato dell’ ex presidente colombiano Álvaro Uribe Vélez, indagato per una dozzina di crimini; molti relativi a violazioni dei diritti umani. Il leader di estrema destra, Uribe, ha descritto il militare come un eroe del Paese e uno dei migliori generali che la Repubblica abbia avuto.
León Valencia, direttore della ONG Fundación Paz y Reconcilitación, ha dichiarato: “Mario Montoya è stato comandante dell’Esercito negli 11 mesi dal-settembre 2007 all’ agosto 2008, in cui Uribe impazzì pensando che ci fosse una grande cospirazione internazionale contro di lui e si lanciò nelle decisioni più brutali e audaci. I falsi positivi fanno parte di ciò”. Tra il novembre 2007 e lo stesso mese del 2008, sono state 104 le persone uccise. Montoya avrebbe operato in violazione di una direttiva delle Forze Militari che ordinava “di privilegiare le smobilitazioni collettive e individuali agli arresti, e queste alle morti in combattimento”, come ha spiegato lo stesso pm Barbosa. Secondo l’indagine della Procura, Montoya ha comunicato alle unità dell’Esercito le linee guida del Ministero della Difesa e del Comando Generale delle Forze Militari, ma non le ha applicate”, per cui ha continuato a valutare e premiare i comandanti per il numero di morti segnalate in combattimento.
Consapevolmente, il generale Montoya ha disobbedito all’ordine del comandante generale delle forze militari nella direttiva 300-28, il cui scopo era quello di prevenire nuove denunce di esecuzioni extragiudiziali. Dopo la suddetta istruzione, sono continuate le segnalazioni interne ed esterne sulle morti di civili. in combattimento. Barbosa ha anche affermato che tutti i colpevoli erano membri attivi dell’esercito e che nessuna delle vittime è effettivamente morta in combattimento. Decine di alti ufficiali dell’esercito e di altri militari sono stati arrestati e condannati per la loro partecipazione a esecuzioni extragiudiziali, molti dei quali consegnati alla giustizia di pace con l’obiettivo di ottenere condanne più leggere di quelle che otterrebbero nei tribunali ordinari.
Montoya, secondo Barbosa, sarebbe accusato di molteplici casi di omicidio aggravato, cosa che l’ex generale, che resta latitante, ha sempre negato.
Sebbene le famiglie delle vittime abbiano accolto la notizia come un approccio alla giustizia e alla verità, per molti arriva tardi ed è un gesto meramente metaforico. Il direttore di Human Rights Watch, José Miguel Vivanco, ha celebrato questo passo, ma ha deplorato che “questa decisione sia avv,enuta solo ora. A causa della competenza della JEP la rilevanza giuridica di questa accusa oggi è per lo più simbolica. Per anni, HRW ha pubblicato diversi rapporti che mostrano che la Procura aveva prove contro Montoya”.
I falsos positivos sono per lo più avvenuti durante i due governi di Uribe, dal 7 agosto 2002 al 7 agosto 2010. Manuel Santos, è stato Ministro della Difesa nell’ ultimo governo Uribe. Indagini svolte negli ultimi anni hanno messo in chiara evidenza oltre la responsabilità diretta di alte sfere dell’ esercito anche quelle politiche del governo, quindi di Uribe e di Santos.

Álvaro Uribe e Mario Montoya

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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