FILE - Damaged buildings in the Libyan capital of Tripoli, Jan. 16, 2020. A central accusation of a United Nations report is that Erik Prince, whose business dealings have largely been in Africa and Eastern Europe over the past decade, pitched an $80 million mercenary scheme to the Libyan militia commander Khalifa Hifter during a meeting in Cairo in April 2019, only days after Hifter launched a sweeping military drive to seize Tripoli. (Ivor Prickett/The New York Times)

Tripoli, gennaio 2020, by Ivor Prickett/The New York Times

riceviamo e pubblichiamo

Il 24 dicembre anziché andare alle urne, come tanto raccontato da mesi, i Libici continueranno a chiedersi quando potranno finalmente esprimere la loro opinione e far sì che venga presa sul serio.


C’era un Comitato Elettorale e c’erano gli auspici, densi di messaggi da decrittare, dei leader europei convenuti a Parigi. C’erano le candidature a centinaia, alcune di richiamo contestate ma poi accolte. C’era soprattutto il totale distacco tra le intese firmate sulla carta e la realtà del territorio. Alla fine è sempre la realtà a prevalere. Così la data ufficiale del 24 dicembre per l’elezione presidenziale è andata a vuoto.

Da Libyaobserver “L’Alta Commissione elettorale nazionale (HNEC) ha annunciato il rinvio delle elezioni [presidenziali] libiche del 24 dicembre, proponendo il prossimo 24 gennaio come nuova data per il voto, ma sottolineando che la Camera dei Rappresentanti [HOR di Tobruk] è l’entità avente diritto di fissare una nuova data per le elezioni, a condizione che rimuova la forza maggiore ostacolante il completamento del processo elettorale. L’HNEC ha affermato che il voto è ritardato a causa della mancanza della necessaria legislazione elettorale in merito al ruolo giudiziario negli appelli, che ha avuto un effetto negativo sul diritto dell’HNEC di dar corso alle proprie decisioni. Ha inoltre indicato che l’interferenza in corso nella politica e nelle decisioni giudiziarie ha portato alla impossibilità di pubblicare l’elenco definitivo dei candidati alla presidenza. Per quanto riguarda le elezioni parlamentari, l’HNEC ha affermato che il vaglio dei 5385 candidati è nella fase di revisione finale, aggiungendo che la decisione sulla pubblicazione dell’elenco preliminare dei candidati parlamentari sarà annunciata dopo la fine del vaglio e quindi potranno iniziare gli appelli.”

Avevamo seguito questa travagliata gestazione elettorale con gli articoli Improvvisi intoppi per le elezioni in Libia : da Tobruk sfiducia al Governo e separazione delle elezioni presidenziali da quelle parlamentari; Parigi: teatranti europei su scenari libici : l’indifferenza o l’ignoranza di Macron Draghi e Merkel della spaccatura politica. Infine Saif al Islam candidato presidenziale , una mossa che, come quella di Khalifa Haftar è stata immediatamente avversata con blocco delle candidature, successivamente riammesse.

Che cosa è accaduto in seguito? Un sondaggio ha mostrato il Presidente del Consiglio Dbeibah (Dabaiba), inviso alla HOR, come probabile vincente. Una milizia ha accerchiato il palazzo del Presidente del Consiglio Dbeibah. L’inviato speciale ONU, il diplomatico slovacco Jan Kubis in carica da gennaio, si è dimesso. Lo ha fatto a fine novembre con un’esemplare dettagliata esposizione delle condizioni reali, dall’economia ai diritti umani, dalle complicanze burocratiche al clima di ostilità che spacca in due il paese. Le dimissioni sono state accettate, a far data 10 dicembre, ed è stata nominata in sostituzione la statunitense Stephanie Williams. In precedenza la Williams è stata consulente senior sulla Siria per il Dipartimento di Stato USA (2017-2018), è stata vice capo missione degli Stati Uniti in Iraq (2016-2017), in Giordania (2013-2015) e in Bahrain (2010-2013). Una scelta che lascia intendere aspettative diverse dalla normalizzazione e stabilizzazione della Libia.

Torna alla memoria un articolo di Pino Scaccia: “quando Gheddafi parlava di ‘popolo’, non c’era certo il benessere, ma neppure la disperazione”. Ora la Libia, da paese africano a più alta condizione di vita, conosce la povertà.
Da XinhuaNET Tripoli, 6 maggio 2021 – Ali Al-Khalfouni, insegnante elementare di 56 anni, 10 anni fa guadagnava circa 700 $ al mese, un reddito abbastanza alto da coprire le spese di tutta la famiglia. Oggi guadagna meno di 200 $. Per garantire i bisogni del nucleo famigliare, nel tempo libero impartisce lezioni private. ‘In realtà, negli ultimi 10 anni sono successe così tante cose negative… Un gran numero di libici è diventato disoccupato e affamato, è peggiorata anche la situazione della sicurezza, la qualità della vita oggi è decine di volte peggiore rispetto a 10 anni fa, quando la maggior parte di noi viveva una vita accettabile in una buona situazione di sicurezza, al punto che non sentivamo quotidianamente rumore dei proiettili. Oggi sentiamo il rombi degli aerei da guerra e il sibilo degli spari di vari tipi di armi’

Ma a chi interessa la vita dei libici? Cercando immagini del loro quotidiano non se ne trovano. L’ossessione mediatica sono i migranti: per compatirne inutilmente la situazione e ricordare che sono una minaccia d’invasione delle nostre coste

Di AFV

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