01-11-2020 Marcha por la Vida y por la Paz de la FARC para exigir el fin de la violencia y que se cumplan los Acuerdos de Paz POLITICA SUDAMÉRICA COLOMBIA FARC

Marcia per la Vita e per la Pace, organizzata dal partito FARC, Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común, per chiedere la fine della violenza e il rispetto degli Accordi di Pace


Francesco Cecchini


L’ Accordo definitivo di pace tra Governo colombiano e Farc-EP si firmò al Teatro Colón di Bogotá, il 24 novembre 2016. Fu poi approvato dal Senato e dalla Camera il 29 e 30 novembre. Dopo aver firmato la pace il 24 novembre 2016, circa 13.000 persone, tra cui 7.000 combattenti, si sono smobilitate sotto la supervisione delle Nazioni Unite per entrare nella vita civile e formare il partito politico FARC, Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común.
Lo scorso giovedì 27 gennaio, la Camera Plenaria della Corte Costituzionale ha emesso una sentenza con la quale dichiara l’ incostituzionalità dello stato delle cose per il mancato rispetto degli accordi di pace. Inoltre ha ordinato alla Procura di controllare l’ attuazione della sentenza attraverso un apposito meccanismo e al Governo e al Consiglio Superiore della Magistratura di adottare tutte le misure amministrative e finanziarie necessarie a ciò. Secondo la Corte Costituzionale è assolutamente grave per la democrazia che quasi 300 ex combattenti siano stati assassinati dopo un processo che mira a porre fine a mezzo secolo di guerra, poiché questa catena di crimini mina la fiducia di coloro che si sono reincorporati nello Stato. Inoltre, il giudice Cristina Pardo, autrice della presa di posizione della Corte ha citato un rapporto della Giurisdizione Speciale per la Pace (JEP) e ha sottolineato che se la tendenza degli omicidi dovesse continuare, è possibile che entro il 2024 ” vi saranno circa 1.600 casi di omicidi di ex guerriglieri”, che equivarrebbe al “12% di coloro che hanno firmato per la pace.
La sentenza si basa aanche su un rapporto ONU di dicembre 2021 che informa sul poco avanzamento degli accordi di pace e sugli assassinii di ex guerriglieri.
Tutto ciò è prova dell’ incompetenza, sabotaggio del governo di Iván Duque a garantire la vita di coloro che accettarono un accordo di pace firmato in buona fede in cambio di una serie di vantaggi positivi contenuti nel documento dell’Accordo Finale, Va ricordato che Iván Duque è l’ uomo di Álvaro Uribe, il nemico numero uno della pace. Inoltre sono state create istituzioni parallele a quelle previste dall’ Accrdo di Pace che sono: Alto Livello, Comissione Nazionale di Garnzia di Sicurezza e Tavolo Tecnico di Sicurezza e Protezione, che hanno intralciato la realizzazione della pace. Anche in questo ha avuto un ruolo chiave il solito Iván Duque.
La sentenza ordina al governo di disporre delle risorse per soddisfare la domanda di sicurezza degli ex combattenti, favorendo 25 comuni critici che sono stati individuati nei rapporti delle Nazioni Unite e che corrispondono ai dipartimenti di Antioquia, Cuaca, Caquetá, Guaviare, Meta , Nariño, Norte de Santander, Putumayo e Valle del Cauca, oltre a disporre il decongestionamento dei rischi attualmente senza risposta. Tutto questo deve essere fatto con la partecipazione del Comitato Tecnico Sicurezza e Protezione. La sentenza invita gli ex combattenti a non continuare a essere pessimisti e a non denigrare le istituzioni nate dall’ Accordo Finale di Pace. È quasi un appello critico allo stesso Iván Duque che è il primo a usare un linguaggio offensivo non solo contro il processo ma anche contro gli ex combattenti, i giudici del JEP e i membri della Commissione Verità. Ma una cosa molto importante della Sentenza è che essa ordina al governo di rispettare e/o mettere in atto le istanze create dall’ Accordo Finalei, ma afferma anche espressamente di al governo nazionale alla notifica della sentenza, avviare le azioni essenziali necessarie per garantire il funzionamento dell’ Alto Livello e della Commissione Nazionale per le Garanzie di Sicurezza.
Ora la battaglia verrà il governo di Iván Duque affinché rispetti gli ordini impartiti. Il popolo colombiano si augura che gli elettori chiamati a decidere a marzo di eleggere un nuovo Congresso della Repubblica non eleggano deputati nemici della pace come la maggioranza dei membri dell’ attuale Congresso, e a maggio eleggeranno un presidente impegnato per la pace e per lo smantellamento delle strutture paramilitari e dei narcotrafficanti. Il popolo colombiano sta cercando la pace e assicurando alla giustizia le bande paramilitari e i trafficanti di droga. Questa sentenza rappresenta una grave battuta d’ arresto per il governo Iván Duque e un segno di speranza per gli ex combattenti che, per il 97%, restano fermi nel processo di pace nonostante il mancato rispetto da parte del governo.

La pace è nostra

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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