La crisi Ucraina-Russia s’infiamma, Putin: “Gli accordi di Minsk non esistono più”. Ue e Usa preparano sanzioni definite durissime. Ma che effetti reali avranno?
Crisi Ucraina-Russia
Sono in via di approvazione le sanzioni occidentali contro la Russia a seguito a decisione del presidente Vladimir Putin di riconoscere l’indipendenza delle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk.
Putin ha detto che il riconoscimento firmato ieri dalla Russia riguarda le repubbliche separatiste nella loro interezza, quindi anche della parte oltre la linea di contatto sotto il controllo delle forze ucraine. “La possibilità che l’Ucraina abbia armi tattiche nucleari costituisce una minaccia strategica per la Russia”. Aggiungendo poi che Mosca “vuole la smilitarizzazione dell’Ucraina”.
Le sanzioni in arrivo, annunciate come “durissime”, a breve termine, altererebbero gli investimenti stranieri e obbligherebbero Mosca a misure di ritorsione prima e alla differenziazione del suo mercato di import/export poi.
Ma in un secondo momento le sanzioni sarebbero un danno serissimo anche e soprattutto per la UE. In questo senso l’annunciato blocco da parte del governo tedesco del Nord Stream 2 ad esempio, significherebbe per la UE rinunciare alle forniture di gas ad un prezzo calmierato.
La Ue importa circa il 40% del suo fabbisogno di gas dalla Russia e Mosca ha comunque già autorizzato la realizzazione di un nuovo gasdotto che, attraverso la Mongolia, porterà il gas russo in Cina, che di energia ha bisogno per sostenere la sua crescita.
Dunque sarebbe l’Europa a restare col cerino in mano Dove comprarne la quantità, qualità e al costo identico altrove? Una ulteriore riduzione del gas disponibile il prezzo aumenterebbe a livelli inaccettabili per i paesi UE.
Anche le misure sul piano finanziario porterebbero problemi strutturali per l’Europa, vista l’esposizione di diversi paesi con Mosca (quinto partner commerciale della UE), ammontanti a 56 miliardi di Euro che, ovviamente non rientrerebbero più. Crediti non più esigibili le cui ricadute sulle banche sarebbero durissime.
C’è poi la minaccia di far uscire Mosca dal sistema di trasmissioni finanziarie SWIFT (che collega 11.000 banche in 200 paesi) che sarebbe il più classico dei boomerang, giacché comporterebbe l’accelerazione del progetto di “infrastruttura finanziaria indipendente” decisa da Mosca e Pechino per espendersi verso le economie non allineate con Washington e Bruxelles, ormai leader intercontinentali del debito.
E dunque l’Europa, per seguire il risiko statunitense che gioca la sua partita sull’Ucraina delle milizie neonaziste, è pronta ad autoinfliggersi danni ai suoi stessi interessi?