Immagine di Luigi de Magistris pubblicata su El Cohete A La Luna
Intervista di Giampiero Calapa a Luigi de Magistris, pubblicata su El Cohete A La Luna di Horacio Verbitsky e tradotta da Francesco Cecchini per Ancora Fieschia il Vento.


“La sinistra al Parlamento italiano non esiste da molti anni, ma esiste nella società”. Luigi de Magistris, 55 anni, ex magistrato, eletto due volte per acclamazione popolare sindaco di Napoli contro tutti i partiti, nel 2021 ha ottenuto il 17% nelle difficili elezioni regionali in Calabria, aggiungendosi a sinistra. E ora ci riproverà alle elezioni nazionali del 25 settembre. Ma la sinistra è divisa e frantumata: qualche frammento, con il Pd, formazione che ora guarda al centro e al capitale; gli ex populisti del Movimento Cinque Stelle, riposizionati più a sinistra dall’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ma che a quanto pare vogliono stare da soli. Per de Magistris “altre sigle hanno scelto l’opzione del potere e non quella della lotta”.
— La sua nuova formazione politica, l’Unione Popolare, viene caratterizzata come l’unica sinistra radicale nella competizione elettorale. Cosa ti proponi di fare?
-Vorremmo continuare con le cose che abbiamo già fatto, perché a differenza di molti ciarlatani, io sono stato sindaco di Napoli promuovendo i beni comuni, puntando sul mantenimento dell’acqua pubblica mentre tutti la privatizzavano, sulla partecipazione democratica, sulla giustizia sociale e sulla lotta contro la borghesia mafiosa. Chi vuole votare a sinistra troverà alle urne, insieme a programmi ridicoli, la nostra lista di persone valide e credibili: siamo un’opzione radicale, ma non estremista. E, soprattutto, abbiamo già dimostrato in una città difficile ma straordinaria come Napoli che sappiamo governare.
—I media italiani dedicano molto spazio a Carlo Calenda, ex ministro alla guida di un micropartito liberale, e poco a te.
—Sono evidenti distorsioni: Calenda non ha mai partecipato a un concorso elettorale e lo mostrano come se fosse Aldo Moro, è presente dalla mattina alla sera in televisione e sui giornali. Invece, emarginano quelli di noi che rappresentano una rottura con il sistema di potere. Ma cercheremo di trovare il nostro spazio.
—I sondaggi li danno ancora lontano dal 3% necessario per entrare in Parlamento.
— Si sbagliano, ma abbiamo appena cominciato, con un nuovo simbolo, con una nuova proposta politica. Sarà difficile, ma ce la faremo.
— Devono anche raccogliere 50.000 firme ad agosto per poter partecipare. Avranno successo?
—Incomprensibile e grave per il contesto emergenziale in cui ci troviamo. Intanto le forze che non esistono nella società possono partecipare senza raccogliere firme per il solo fatto di essere state presenti nel Parlamento uscente: una terribile legge antidemocratica. Abbiamo fatto una telefonata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Presidente del Consiglio uscente Mario Draghi, ma non abbiamo ricevuto risposta. In ogni caso li raccoglieremo nonostante la difficoltà di doverlo fare in piena estate e con gli uffici pubblici spesso chiusi.
—Negli ultimi anni i suoi detrattori lo hanno definito un caudillo sudamericano. Neghi questa accusa?
-Ridicolo. Abbiamo preso molto dall’esperienza della sinistra latinoamericana, penso all’importanza delle masse popolari per l’autodeterminazione e al voler dare voce alle periferie. Sono cose che ci uniscono al popolo cubano, al popolo venezuelano, ma anche al popolo curdo o palestinese. L’esperienza napoletana di governo si è costruita anche con la diplomazia dal basso verso l’alto per la fraternità con questi popoli. Collaboriamo con il Partito dei Lavoratori di Lula in Brasile, con i compagni dell’Uruguay. Siamo sul fronte della pace internazionale dei paesi non allineati.
—Il tuo leader sudamericano di riferimento?
—Ernesto Che Guevara: nella visione e nella concretizzazione del governo portato avanti con competenza e coraggio. Qui in Italia, invece, siamo circondati da politici che sembrano acrobati da circo, che continuano a stare tutti insieme in un governo che finge di dimettersi fingendo di battersi per le elezioni.
—Si erano aperti a una possibile alleanza con i 5 stelle. Quello che è successo?
—L’ex premier Conte non ci ha risposto. Rimase in silenzio. A volte somiglia ad Arnaldo Forlani, della vecchia Democrazia Cristiana.
-Qual è il tuo obiettivo?
—Noi nasciamo adesso: bisogna correre velocemente per poter entrare in Parlamento e dare voce all’ambientalismo, al pacifismo, alla lotta alle disuguaglianze. Io ho fede.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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