Cresce il rischio di cadere in povertà ed il Rdc non dà dignità a chi non vuole vivere di assistenza

Nel 2021 il rischio di cadere in povertà in Italia è passato dal 20% al 20,1%. A sostenerlo sono i dati pubblicati dall’Eurostat. Sono 11,84 milioni le persone che hanno percepito un reddito inferiore al 60% rispetto a quello medio. Se si considera anche il rischio di esclusione sociale, la percentuale sale al 25,2%. Si tratta di 14,83 milioni di individui che ‘non possono permettersi una serie di beni materiali o attività sociali o vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa’. 

Un bambino su quattro vive in famiglie a rischio povertàsono 667mila, in aumento rispetto ai 660mila dell’anno prima. Il tasso è al 26,7% rispetto al 23,8% del 2020, ma sale al 31,6% rispetto al 27% dell’anno precedente se consideriamo anche le famiglie a rischio di esclusione sociale.

È il dato peggiore dal 1995.

Questa situazione dovrebbe indurre i partiti a mettere al centro del dibattito elettorale la questione sociale, invece non è così, perché? Quasi tutte le forze politiche hanno annunciato di voler modificare o addirittura cancellare il Reddito di cittadinanza. I leader della Destra hanno proposto di utilizzare quelle risorse per finanziare la flat tax o tassa piatta. Può sembrare paradossale, ma nella sostanza s’intende togliere ai poveri per dare ai benestanti.  

Il Rdc va ‘revisionato’.

Tra i percettori dell’indennità voluta dal M5s ci sono soggetti che non sono in grado di lavorare o che hanno un lavoro saltuario, ma ci sono anche coloro che potrebbero farlo ma si ‘accontentano’ dell’indennità che percepiscono.

L’errore principale è stato quello di aver messo insieme povertà e politiche attive sul lavoro. Molte mansioni oltre ad essere precarie e saltuarie sono mal retribuite. Questo non incentiva i giovani. Lavorare per rimanere poveri scoraggia anche i più volenterosi. In secondo luogo, le maggiori opportunità occupazionali sono soprattutto nel nord del Paese o all’estero. Per i migranti meridionali non c’è solo il trauma dell’abbandono di amici e parenti, ma, spesso, si va a svolgere una mansione che è precaria o a tempo determinato e con il rischio concreto di cadere in povertà.

Il Rdc è necessario, ma non risolve i problemi sociali e soprattutto non dà dignità a chi non vuole vivere di assistenza. 

Fonte Eurostat  

REDNEWS

Di Giovanni Pulvino (REDNEWS)

Insegno Scienze giuridiche ed economiche dal 1993. Dopo tanti anni di supplenze sono passato di ruolo nel novembre del 2015. In quel periodo il portale web di Tiscali dava agli utenti la possibilità di esprimersi tramite le ‘Socialnews’. Ed è cosi che nel luglio del 2012 ho iniziato a scrivere articoli raccontando le vicende dei precari storici della scuola. Per un anno ho collaborato anche con ComUnità del portale Unità.it. Successivamente, per integrare e proseguire quell’esperienza durata oltre 3 anni, ho creato REDNEWS (28 giugno 2015), un ‘blog di cronaca, informazioni e opinioni dal profondo Sud’. Il mio scopo era ed è quello di dare voce a chi è escluso dalla società, in particolare i disoccupati, i precari, i pensionati al minimo. Nello stesso tempo intendo esprimere il punto di vista di chi vive nel Meridione, terra che è regolarmente esclusa oltreché dal benessere economico anche dai circuiti d’informazione nazionali. La linea editoriale del blog può essere riassunta con le parole scritte nel IV secolo a.C. dal poeta e drammaturgo greco Sofocle: ‘L’opera umana più bella è di essere utile al prossimo’.

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