Più passano i mesi e più gli effetti delle sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia come ritorsione all’invasione dell’Ucraina, mostrano i loro preoccupanti limiti e il loro effetto boomerang sulle economie europee. Il Punto di Ennio Remondino per Remocontro*
Sanzioni-boomerang. Chi ci perde e chi ci guadagna
Sanzione, come ‘sancire’ una qualche regola. Diritto e sanzione alla base dell’agire geopolitico e di qualsiasi cultura giuridica. Il diritto alla sanzione. Minacciare ripetutamente sfaceli senza che alle parole seguano i fatti, diventa una scelta politica a perdere. Lo stanno valutando ormai molti analisti e vertici politici soprattutto in Europa.
Il caso carbone petrolio e gas russo mostra da una parte i limiti delle misure economiche che i governi europei hanno approvato a partire da febbraio per ottenere dalla Russia la fine della guerra in Ucraina, e apre, dall’altra, una serie di interrogativi sulle conseguenze che questa dinamica produrrà.
E l’energia russa va altrove
Nella foto in basso (di questo paragrafo), i lavori alla conduttura di gas naturale tra Cina e Russia, nella provincia cinese di Hai’an – Ap. «La società francese Kpler, impegnata nel settore delle materie prime, ha pubblicato negli ultimi giorni un rapporto interessante sulla Russia», segnala Luigi De Biase sul Manifesto. «Secondo gli analisti di Kpler Mosca sta riuscendo a vendere tutto il carbone che aveva in programma di esportare, nonostante le sanzioni. Già a giugno i russi erano riusciti a piazzare all’estero sedici milioni e mezzo di tonnellate, il 3,5 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2021».
Carbone e petrolio, ‘offerta speciale’
La ‘madre di tutte le sanzioni’ promessa dagli Usa. Dalla minacce (o dalla promesse), ai fatti. A luglio tutti prevedevano una forte crisi economica russa per embarghi e restrizioni approvate dall’Europa e dagli Stati uniti. Ora, metà agosto, assieme all’inflazione che ci divora, scopriamo che Cina e India hanno assorbito la produzione russa in eccesso, grazie anche a notevoli ribassi per i ‘Paesi amici’. «A giugno il carbone consegnato ai porti di Amsterdam, Rotterdam e Anversa era quotato 370 dollari a tonnellata. Quello venduto a luglio a cinesi e indiani fra i 180 e i 185 dollari. Praticamente metà prezzo».
Di più e ’peggio’ per il petrolio
L’Agenzia internazionale dell’energia ha stimato in due milioni e duecentomila barili al giorno il calo delle esportazioni russe verso Stati uniti, Unione europea, Gran Bretagna e Corea del Sud dall’inizio dell’invasione. Ma Un milione e mezzo di barili in più, però, la Russia li ha venduti ogni giorno a Cina, India e Turchia. A marzo l’export verso l’India era irrilevante. A giugno i russi sono diventati il primo fornitore del paese davanti a Iraq e Arabia saudita.
Nuovi amici con lo sconto
Le quotazioni elevate del petrolio hanno permesso a Mosca un taglio di 19 dollari a barile rispetto ai rivali, restando comunque sopra i cento dollari. «La sete di petrolio dell’India è, peraltro, al centro di interessanti riflessioni», sottolinea Luigi De Biase. Il governo di Delhi non solo non ha aderito alle misure internazionali per la guerra in Ucraina, ma ha chiesto pubblicamente alle società di stato di alzare il livello delle scorte acquistando grandi quantità di petrolio russo a prezzo scontato.
Meno gas e più soldi
Ma è sul gas, che la questione diventa strategica per l’Europa. I rifornimenti nella CSI russa, ultimi dati di Gazprom, sono diminuiti in un anno del 36 per cento. E il calo ha colpito soprattutto i paesi dell’Unione, perché i volumi di gas diretti in Cina crescono costantemente sulla base di accordi a lungo termine. Mentre il colosso dell’energia Gazprom registra incassi elevati per effetto delle quotazioni record. «Ieri, ad Amsterdam, il mercato di riferimento per i paesi europei, il metano ha chiuso a 241 euro/megawattora, il livello più alto che sia mai stato raggiunto».
Europa a perdere, chi ci guadagna
«Il gas non va più in Europa», ha scritto in settimana il quotidiano economico russo Kommersant. Per l’Ue fine di una fase di crescita facile con energia e materie prime russe a basso costo. Per la Cina, l’India e la Turchia l’arrivo di materie prime a prezzi scontati rappresenta un enorme vantaggio competitivo, un vantaggio che sul lungo periodo potrebbe modificare gli equilibri produttivi globali.