A due anni dallo scoppio della pandemia che ha investito tutto il mondo possiamo affermare che questa ha messo a nudo, confermato o smentito alcune “verità” da tempo proclamate sul corso delle cose. Di sicuro ha mostrato al mondo intero due diverse gestioni dell’emergenza sanitaria, economica e sociale; due diverse gestioni della società. Da una parte la criminale e fallimentare gestione della pandemia dei Paesi capitalisti, dall’altra quella superiore di quei Paesi che – in maniera diversa – conservano i progressi realizzati dai primi Paesi socialisti.

L’esperienza di questi Paesi spazza via in maniera risoluta tutte le denigrazioni e l’intossicazione che da decenni la borghesia imperialista promuove per confondere menti e cuori delle masse popolari. La superiorità dell’ordinamento socialista rispetto a quello capitalista è anche oggi sotto gli occhi di tutti. O meglio, può essere sotto gli occhi di tutte le masse popolari quanto più propagandiamo e facciamo conoscere queste esperienze.

In termini generali, i risultati che questi Paesi hanno ottenuto sono dovuti:

– all’unità di interessi che lega le autorità pubbliche (statali e locali) e le masse popolari;

– al capillare sistema di organizzazioni di massa che raccoglie una larga parte della popolazione e fa capo al partito comunista;

– alla forte direzione pubblica di gran parte dell’attività economica del Paese: settore pubblico dell’economia e pianificazione non solo orientativa (cioè tramite incentivi finanziari, fiscali e affini) ma anche amministrativa (tramite assegnazione di compiti e prescrizioni);

– a un sistema sanitario volto alla tutela della salute della popolazione.

Misure restrittive, anche gravi, prese in questi Paesi sono state accettate dalle masse popolari, e anzi in molti casi le hanno adottate spontaneamente. Questo è possibile laddove esiste la consapevolezza diffusa che esse servono realmente a garantire la salute pubblica e quando sono accompagnate da adeguate misure di sostegno e educazione a buone pratiche. Come accaduto ad esempio a Cuba, nella Repubblica Popolare Cinese e nella Repubblica Socialista del Vietnam, dove le misure di isolamento sono state affiancate alla distribuzione dei generi alimentari e alle visite mediche a domicilio. Quello che non è successo invece nel nostro Paese, essenzialmente per una ragione: nel sistema capitalista al centro di ogni cosa non c’è il benessere collettivo, ma il profitto di pochi. Un sistema che promuove una repressione sempre più ampia per lavoratori e masse popolari e che tenta di impedire invece la loro partecipazione alla gestione della salute pubblica e della collettività.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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