SÃO PAULO, SP, BRAZIL - September 24, 2022: ACT WITH CANDIDATE LULA NO GRAJAÚ- Former president Lula and ex-governor Geraldo Alckim participate in an act in Grajaú, in the south of São Paulo, this Saturday (24). In the photo, former president Lula. (Photo: Vincent Bosson/Fotoarena/Sipa USA) (São Paulo - 2022-09-24, Fotoarena / ipa-agency.net) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

Il leader della sinistra brasiliana dovrà prima sconfiggere Jair Bolsonaro al ballottaggio, e poi eventualmente governare con un parlamento molto frammentato.

Appena terminato il primo turno delle elezioni presidenziali, in Brasile è già tempo di campagna elettorale. Vincitore del primo turno, Luiz Inácio Lula da Silva resta il grande favorito per la vittoria al ballottaggio del 30 agosto, ma, in queste tre settimane, il presidente in carica Jair Bolsonaro tenterà con tutti i mezzi di sovvertire il verdetto del primo turno, che lo vede partire con oltre cinque punti percentuali di svantaggio.

Dopo la pubblicazione dei risultati del primo turno, Lula ha ricevuto le congratulazioni dei principali leader progressisti dell’America Latina, come il presidente colombiano Gustavo Petro, il presidente argentino Alberto Fernández, il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador o il presidente boliviano Luis Arce. Evo Morales, ex presidente della Bolivia e leader carismatico della sinistra del Paese andino, ha a sua volta rilasciato un commento attraverso i social network: “Salutiamo la vittoria del fratello Lula alle elezioni presidenziali in Brasile e ci congratuliamo con il popolo brasiliano per aver partecipato pacificamente a una festa democratica. Confidiamo che il Brasile torni sulla strada della tolleranza con un’agenda a beneficio dei più poveri“.

Tuttavia, come anticipato, le insidie sul percorso di Lula sono ancora molte. Innanzi tutto, il leader del Partito dei Lavoratori (Partido dos Trabalhadores, PT) dovrà confermare il suo primato al secondo turno. In caso di vittoria, poi, si troverà a dover governare con un parlamento molto frammentato, che vede il Partito Liberale (Partido Liberal, PL) di Bolsonaro costituire gruppo più numeroso al suo interno.

Secondo i dati rilasciati in seguito all’analisi delle schede valide per le elezioni legislative federali, infatti, il PL dispone di 99 seggi sui 513 che compongono la Camera dei Deputati, mentre la Federazione Brasile della Speranza (Federação Brasil da Esperança), la coalizione a sostegno di Lula alla quale aderisce anche il Partito Comunista del Brasile (Partido Comunista do Brasil, PCdoB), ha ottenuto un totale di 80 seggi. Decisivo sarà dunque il sostegno delle liste minori, visto che nel complesso saranno ben ventitré i partiti rappresentati alla camera bassa federale. Decisivi saranno soprattutto i partiti che costituiscono il cosiddetto Centrão, in grado di oscillare tra destra e sinistra in cambio di cariche di prestigio e altri benefici.

A sorprendere sono state soprattutto le rielezioni di alcuni protagonisti della presidenza Bolsonaro che erano stati fortemente criticati per il loro operato. Tra questi, Eduardo Pazuello, generale dell’esercito e ministro della Sanità tra il settembre del 2020 e il marzo del 2021, periodo nel quale si è reso protagonista di un vero e proprio disastro nella gestione della pandemia. Pazuello è riuscito ad essere uno dei deputati più votati nello stato di Rio de Janeiro, e sarà presente al parlamento di Brasilia insieme a Ricardo Salles, ex ministro dell’Ambiente colpevole di aver smantellato gli organismi di controllo dei crimini ambientali, contribuendo all’incremento dei ritmi di deforestazione in Amazzonia.

Diverso il discorso al Senato, dove non ci si aspettavano grandi cambiamenti, visto che a queste elezioni erano in palio solo 27 seggi su 81. Anche alla camera alta, il PL di Bolsonaro resta il partito più rappresentato con 13 senatori, uno in più rispetto al partito centrista Unione Brasile (União Brasil), mentre il PL di Lula si ferma a nove senatori, battuto anche dai dieci del Partito Social Democratico (Partido Social Democrático, PSD) e del Movimento Democratico Brasiliano (Movimento Democrático Brasileiro, MDB).

Tutto lascia dunque presagire le difficoltà che Lula si troverà a dover affrontare sia in campagna elettorale che dopo un’eventuale elezione: “La speranza del popolo brasiliano mi commuove molto. Per questo vi dico che vincerò le elezioni, per recuperare il diritto del popolo ad essere felice. Il popolo brasiliano ha bisogno, merita e ha il diritto di essere rispettato di nuovo“, ha detto colui che ha occupato la presidenza tra l’inizio del 2003 e la fine del 2010. “Tutte le elezioni per le quali mi sono candidato sono andate a finire al secondo turno, tutte. Il secondo round è l’opportunità di maturare le proposte e di parlare con la società“, ha detto ancora Lula ai suoi sostenitori.

A risultare decisivi per l’esito del ballottaggio potrebbero essere le indicazioni di voto date dai due candidati classificatisi al terzo e al quarto posto: l’ex senatrice Simone Tebet, del MDB, e Ciro Gomes, leader del Partito Democratico Laburista (Partido Democrático Trabalhista, PDT). Tebet, il cui partito viene generalemente considerato come di centro-destra, ha affermato che aspetterà i commenti dei presidenti di partito della sua alleanza per annunciare la sua posizione in merito al secondo turno, anche se ha affermato che la sua decisione è già stata presa, e che si pronuncerà “al momento giusto“.

Gomes, per il momento, ha solo dichiarato che è “profondamente preoccupato per quello che vedo accadere in Brasile” e ha anche chiesto tempo per parlare “con i miei amici, con il mio partito in modo che le persone possano trovare il modo migliore per servire la nazione brasiliana“. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che Gomes fu ministro per l’Integrazione Nazionale tra il 2003 ed il 2006, nominato proprio da Lula, e che già nel 2018 aveva rilasciato dichiarazioni negative nei confronti della candidatura di Bolsonaro, pur non alleandosi formalmente con Fernando Haddad, allora candidato del PT.

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Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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