Sono emerse le prime indiscrezioni riguardo la tipologia di armi inviate all’Ucraina dall’Italia, dopo che due giorni fa il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha presentato al Copasir il quinto decreto interministeriale sulla “cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari”. Come i precedenti decreti, anche questo – parte integrante degli “affari correnti” del governo Draghi – è secretato tanto per i mezzi d’informazione quanto per i Parlamentari e non è stato quindi necessario il benestare di Camera e Senato per la sua approvazione.
La tipologia di armi da inviare non è stata resa ufficialmente nota, così come non se ne conosce il valore complessivo, ma secondo alcune ricostruzioni giornalistiche tra queste vi sarebbero missili controcarro, sistemi di difesa aerea Stinger, mortai, mitragliatrici pesanti e leggere, munizionamento di artiglieria, cingolati per trasporto truppe, sistemi di comunicazione e razioni k. La lista è stata compilata dopo che il ministro Guerini ha incontrato il proprio omologo ucraino, Oleksii Reznikov, lo scorso 22 settembre, il quale ha illustrato le attuali esigenze di Kiev nel conflitto.
A protestare contro l’invio del materiale bellico solamente il Movimento 5 Stelle. D’altronde, nel corso della telefonata svoltasi due giorni fa con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky la neoeletta premier Giorgia Meloni ha ribadito il pieno appoggio dell’Italia a Kiev nel conflitto contro la Russia e il “pieno supporto alla causa della libertà del popolo ucraino”, sottolineando – ironicamente – il proprio “impegno per ogni sforzo diplomatico utile alla cessazione del conflitto”armi.
Nel frattempo l’ambasciata russa in Italia ha lanciato, in un tweet, una tagliente replica alla notizia del nuovo invio di armi a Kiev da parte di Roma, commentando che “Le forniture di armi all’Ucraina non aiutano a risolvere il problema del caro-bollette”.
[di Valeria Casolaro]