Nella notte del 10 ottobre, la Camera dei rappresentanti del Congresso colombiano ha approvato con 120 voti favorevoli e uno contrario, l’Accordo di Escazú, che andrà alla conciliazione per la successiva sanzione presidenziale prima di diventare Legge della Repubblica.                                                                             “Che le azioni inizino a concretizzarsi nel territorio e dissipino i conflitti che mettono le comunità vulnerabili in una posizione molto delicata”, ha affermato il ministro dell’Ambiente e dello Sviluppo Sostenibile (MADS), Susana Muhamad. Ha anche sottolineato che una volta che l’Accordo sarà approvato dal Capo dello Stato, diventerà una realtà in Colombia attraverso cinque azioni a breve termine: una politica di gestione dell’informazione ambientale, una strategia per accompagnare i difensori ambientali, l’ampliamento della partecipazione dei cittadini alla decisioni, supporto per la creazione e il rafforzamento di presidi cittadini e un sistema informativo sui conflitti socio-ambientali. Si tratta, senza dubbio, di un trattato che favorisce l’intero Paese perché, se applicato con rigore e volontà politica, può garantire la vita e l’integrità delle persone, ridurre e aiutare a risolvere pacificamente i conflitti socio-ambientali, rafforzare i diritti di accesso alle questioni ambientali , capacità pubbliche e certezza del diritto.
L’accordo e i suoi vantaggi.
L’Accordo di Escazú è uno strumento internazionale che può salvare vite umane. Nel 2020 e nel 2021, la Colombia è stata il paese con il maggior numero di omicidi di leader sociali e ambientali al mondo, rispettivamente con 65 e 33 morti; le cifre più alte registrate in otto anni da qualsiasi paese secondo Global Witness, l’organizzazione che effettua la misurazione ogni anno.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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