Il cambio di strategia russo si sta concentrando non solo sulle installazioni energetiche e sui nodi ferroviari, ma anche in una estesa campagna di distruzione delle difese antiaeree per un futuro impiego massiccio dell’aviazione. Kiev corre ai ripari nella guerra aerea.

La guerra aerea in Ucraina

Di Francesco Dall’Aglio*

È abbastanza chiaro che il cambio di strategia russo si sta concentrando non solo sulle installazioni energetiche e sui nodi ferroviari, ma anche in una massiccia (e poco pubblicizzata da parte ucraina, per ovvie ragioni) campagna SEAD/DEAD (Suppression of Enemy Air Defenses/Destruction of Enemy Air Defenses), propedeutica non solo a una gestione più efficace del missili balistici ma, soprattutto, a un futuro impiego più massiccio dell’aviazione di cui già si stanno vedendo i primi segni.

Ed è chiaro che per l’Ucraina si tratta di un problema grave e urgente, come immediatamente chiarito alla riunione di Ramstein all’indomani dell’inizio della campagna missilistica russa dove appunto le richieste ucraine si sono concentrate, per la prima volta, sui sistemi di difesa antiaerea: ma né le poche batterie di IRIS né le altrettanto poche batterie di NASAMS che sono arrivate o arriveranno sono in grado di risolvere il problema.

Già il 13 ottobre la Spagna aveva annunciato, senza specificare la data di spedizione, che avrebbe mandato in Ucraina 4 (quattro…) sistemi MIM-23 HAWK la cui entrata in servizio risale al 1960 – per dire, l’esercito italiano li ha tolti dal servizio nel 2011. Non hanno però parlato di missili, che forse non hanno più.

Ai missili, notizia di poco fa, ci penseranno gli USA utilizzando la Presidential Drawdown Authority (PDA) che consente di agire in deroga alle autorizzazioni del parlamento. Vorrebbero mandare anche dei lanciatori, ma siccome sono in magazzino da decenni, come riporta la Reuters: “Non è chiaro se ci sono abbastanza lanciatori US in buono stato”.

PS – che la NATO non mandi sistemi antiaerei più moderni, e in maggiore quantità, non è dovuto alla volontà di non portare a ulteriori escalation. Quella è la scusa ufficiale, ma la verità è che, al momento, non ce ne sono in numero sufficiente e/o in uno stato accettabile per difendere l’Ucraina senza sguarnire l’Europa. Che è lo stesso discorso che vale per i carri armati, i veicoli trasporto truppa e i pezzi d’artiglieria

Si parla molto, e giustamente, dei miliardi in commesse militari che gli oligarchi russi si sono intascati, ma sarebbe il caso che qualche giornalista della nostra stampa libera si facesse un giro anche nei nostri magazzini. Ne vedrebbe delle belle

* ripreso da Francesco Dall’Aglio ricercatore dell’Istituto di Studi Storici dell’Accademia delle Scienze di Sofia (Bulgaria).

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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