Mappa dell’Etiopia, del Tigray e dell’Eritrea, coinvolte nel conflitto armato.
Il mediatore speciale dell’Unione Africana, Olusegun Obasanjo, uomo politico nigeriano di etnia yoruba e di religione cristiana, ex presidente della Nigeria, ha informato che le due parti, Etiopia e Tigray, hanno firmato a Pretoria, in Sud Africa, un accordo per la tregua e un impegno a risolvere le divergenze pacificamente con il negoziato. Obasanjo ha fatto parte di un trio di negoziatori composto da Uhuru Kenyatta, ex presidente del Kenia, e Phumzile Mlambo-Ngcuka, ex vice-presidente del Sud Africa. L’accordo prevede la completa collaborazione di governo e Fronte popolare del Tigray con le organizzazioni umanitarie, per facilitare l’arrivo degli aiuti alle popolazioni colpite dalla guerra. In un’intervista, il portavoce del Fronte ha confermato l’accordo, sostenendo che “per il bene del popolo e per ridurre le sofferenze dei civili, abbiamo deciso di cedere su alcuni punti per un compromesso onorevole”. 11 obiettivi generali che porteranno al disarmo delle milizie e il loro inserimento nelle forze federali, il ritiro delle truppe straniere e l’entrata delle istituzioni federali nel capoluogo del Tigray, Makallè.
La guerra era iniziata nel Tigray, la regione nel nord dell’Etiopia, nel novembre del 2020, ripresa, dopo una tregua, il 24 agosto quando secondo un comunicato delle forze tigrine le forze etiopi, insieme alle forze speciali e alle milizie Amhara, attaccarono su larga scala in direzione di Alamata nel Tigray meridionale. Nella guerra era coinvolta anche l’Eritrea a fianco dell’ Etiopia contro il Tigray.
La comunità internazionale è pronta a sostenere il cammino dell’Etiopia verso la pace. Lo ha dichiarato l’inviata speciale delle Nazioni Unite per il Corno d’Africa, Hanna Serwaa Tetteh, nel corso della conferenza stampa tenuta al termine dei colloqui mediati dall’Unione africana a Pretoria, ha affermato: “Questa è un’opportunità per tracciare un nuovo corso. I giovani uomini e donne che sono stati mobilitati per combattere avranno ora la possibilità di tornare alle loro case e alle loro famiglie”.

Il primo ministro etiopico Abiy Ahmed (a sinistra) e il presidente del Tplf Debretsion Gebremichael