• Pino Arlacchi

Luiz Inácio “Lula” da Silva è di nuovo presidente del Brasile, il paese di gran lunga più vasto e popoloso dell’America Latina: 212 milioni di abitanti distribuiti su un territorio non molto inferiore a quello degli Stati Uniti e della Cina.

Mi rammarico di non avere mai conosciuto di persona questo grande personaggio, ma dopo il mio mandato all’ONU ho aiutato i suoi primi governi ad emanare la legge contro il riciclaggio del denaro sporco. Ho anche collaborato a lungo con la Procura generale del Brasile e con la Fondazione Falcone brasiliana – presieduta dal valente giudice Wálter Fanganiello – in molteplici iniziative contro la criminalità organizzata e il traffico di droga.

Lula ha vinto per la terza volta dopo aver governato tra il 2003 e il 2010, ed ha annunciato che si batterà per la difesa della democrazia dopo i quattro disastrosi anni sofferti dal Brasile sotto il suo predecessore Jair Bolsonaro, un simpatizzante del nazismo espressione delle forze armate e dei massacratori dell’Amazzonia e dei suoi abitanti.

Lula si batterà anche contro la povertà e la fame, ridotte di molto durante i suoi mandati ed aumentate sotto Bolsonaro, e tenterà di rilanciare l’inclusione sociale, lo sviluppo sostenibile ed una politica estera di pace e di dialogo con gli altri poli del pianeta.

I suoi margini di manovra, però, saranno ristretti dal peso di Bolsonaro dentro gli apparati dello Stato, il Congresso, il Senato ed i governatorati di vari Stati industrializzati. Non sarà facile per Lula eliminare il pericolo della fame per 33 milioni di brasiliani e ridurre l’insicurezza alimentare sofferta da 115 milioni di persone.

L’“ondata rosa” che ha portato la sinistra al governo dei 7 maggiori Paesi dell’America latina (Messico, Colombia, Venezuela, Cile, Peru, Argentina, Brasile) non esiste all’interno del Brasile, che resta polarizzato da uno scontro feroce.

Saranno perciò i rapporti internazionali il campo nel quale l’elezione di Lula avrà il maggiore impatto, soprattutto all’ inizio della sua presidenza.

Lula sarà la superstar dell’integrazione latinoamericana, della multipolarità dal lato del Global South, e dell’ulteriore crescita dei BRICS come organizzazione alternativa all’egemonia statunitense e al dominio della finanza e dell’economia occidentali. Integrazione latinoamericana significa politica estera indipendente dal Grande Fratello del nord, rilancio del MERCOSUR, il blocco politico ed economico costituito all’origine da Brasile, Argentina, Venezuela, Paraguay ed Uruguay, e rilancio anche del progetto di creazione del SUR, la moneta latinoamericana sognata dal maestro di Lula, Hugo Chávez.

Integrazione latinoamericana significa anche eliminazione della pietra angolare della politica degli Stati Uniti in America Latina: l’isolamento del Venezuela. Lula porterà a termine il completo rientro – già in corso peraltro – del governo di Maduro nelle relazioni politiche e diplomatiche del continente.

Il neopresidente brasiliano è stato uno dei padri fondatori dei BRICS, ed ha già contribuito ad universalizzare e migliorare il loro profilo presso l’Occidente. È percepito in Europa e negli USA come un campione della democrazia, eletto democraticamente e dotato di un grande prestigio personale. Sarà più difficile, perciò, dipingere i BRICS come una congrega di autocrazie intente solo a contrapporsi agli USA.

Lo stile politico di Lula è sereno, dimesso, marcatamente non fazioso. Tra i leader della sinistra terzomondista solo Nelson Mandela ha goduto di un rispetto e di una benevolenza da parte di Washington superiori a quelli di questo umile, affascinante ex-operaio di fabbrica divenuto leader mondiale. Il prestigio euroatlantico non gli è stato di ostacolo o di imbarazzo, e non gli ha impedito di perseguire, contemporaneamente, una costante strategia di amicizia e di cooperazione con la Russia e con la Cina

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-pino_arlacchi__perch_lula_sar_la_star_della_multipolarit/5694_47806/

Di Red

„Per ottenere un cambiamento radicale bisogna avere il coraggio d'inventare l'avvenire. Noi dobbiamo osare inventare l'avvenire.“ — Thomas Sankara

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