Gli Stati Uniti si preparano a inviare almeno una batteria di missili Patriot all’Ucraina. L’annuncio del Pentagono, anticipato ieri martedì 13 dicembre dalla Cnn, è atteso entro la settimana. Cosa cambia?

Ucraina, arrivano i Patriot Usa

Come era prevedibile, la notizia lanciata  dalla CNN secondo la quale l’amministrazione statunitense sarebbe in procinto di inviare in Ucraina i famosi sistemi di difesa antiaerea MIM-104 Patriot ( ha sovreccitato i nostri NAFO, sempre in cerca di nuove superarmi, rigorosamente “occidentali”, grazie alle quali il conflitto terminerà in pochissimo tempo e in maniera soddisfacente.

In realtà la spedizione, se avverrà davvero, obbliga a una serie di considerazioni. la prima, è più ovvia, è che l’Ucraina sta evidentemente terminando le sue scorte di S-300 o, se vogliamo dar credito alle dichiarazioni del Ministero della Difesa russo (e a qualche evidenza fotografica), direttamente i lanciatori, che sappiamo essere stato oggetto di una serie abbastanza capillare di missioni SEAD da parte delle forze aeree e soprattutto missilistiche russe.

Altri S-300 in giro non ce ne sono, e il fritto misto di NASAMS, Hawk, Crotale, Gepard eccetera che sono arrivati alla spicciolata nei mesi precedente non è in grado di fermare le campagne missilistiche russe. Urge dunque un correttivo, e la scelta dei Patriot è logica e direi quasi obbligata.

Ma sempre in tema di considerazioni, vanno valutati i tempi di spedizione e l’efficacia. Secondo l’articolo della CNN i sistemi, una volta ottenute le firme del Segretario della Difesa e di Biden, verranno spediti “in the coming days” alla base NATO di Grafenwöhr in Germania, dove il personale ucraino verrà addestrato al loro uso – e questa non sarà certamente opera di poco tempo

Il sistema Patriot è strutturato intorno a una serie di lanciatori mobili (8 al massimo) ognuno dotato di quattro missili, una stazione radar, una stazione di controllo del tiro, i generatori necessari al funzionamento di questi apparati e ovviamente (ma nell’articolo della CNN non se ne parla), un sistema SHORAD per proteggere l’installazione. Addestrare tutto questo personale richiederà parecchio tempo, alcuni mesi – e già sui canali russi più oltranzisti si sono scatenate le illazioni sul fatto che in realtà il personale sarà NATO mascherato da personale ucraino, eccetera.

Il numero dei lanciatori non viene quantificato dalla CNN, ma ci pensa l’Associated Press qualche ora dopo: verrà inviata UNA batteria di Patriot – una. Non si sa con quanti lanciatori, ma fossero pure otto servirebbero a proteggere un solo bersaglio (probabilmente Kiev, o qualcosa di altrettanto importante). Ma lo proteggerebbero poi davvero?

La fama dei Patriot, ricordo, si deve alla guerra del Golfo del 1991, quando vennero utilizzati contro gli SS-1 Scud iracheni, missili balistici tattici a corto raggio (300 km per la versione Scud-B di cui erano dotate le FFAA irachene) la cui entrata in esercizio risale al 1964. Secondo Bush senior la percentuale di successo dei Patriot era del 97%, ma analisi un po’ meno partigiane condotte dagli USA e da Israele la abbassano al 50% – sempre contro gli Scud, ricordiamo.

Da allora, come si suol dire, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, e negli ultimi anni l’utilizzatore principale, l’Arabia saudita, ha inanellato una serie di insuccessi spettacolari contro i droni e i missili huthi nel 2017, 2018 e, soprattutto, 2019 (qui un preoccupato Times of Israel copre il fiasco del 2017 con molta diplomazia; qui il NYT sull’attacco del 2019; inoltre non sono mai stati testati contro missili russi o iraniani moderni, e soprattutto contro i droni di ultima generazione, cosa che solleva più di un dubbio sull’efficacia reale del sistema.

Ma si sa, beggars can’t be choosers, come dice il proverbio: e una batteria di Patriot è meglio di nessuna batteria di Patriot. Lo stesso discorso vale anche per gli altri armamenti di cui si sta parlando in questi giorni, alcuni già arrivati (ma non ancora sul campo) e altri in procinto di arrivare. Stavolta non si tratta delle prodigiose superarmi occidentali ma di materiale ex-sovietico: caccia MiG-29A e MiG-29UB dalla Slovacchia e carri M-55S dalla Slovenia.

MiG-29 non sono ancora arrivati, non si sa quando arriveranno e non si sa, soprattutto, quanti saranno (secondo Wikipedia sono stati consegnati a settembre. Non è vero, il Ministero della Difesa slovacco ha dichiarato ieri che sono pronti a consegnarli).

Dovrebbero essere 11, tutti aggiornati allo standard NATO visto che sono stati mantenuti in servizio fino al 27 agosto di quest’anno. Non è dato sapere in che condizioni siano, volare certo voleranno – si deve vedere per quanto. Nell’ultima settimana l’aviazione ucraina ha perso due dei suoi MiG-29, che sembra non siano in grado di opporsi né ai Sukhoi dell’aviazione russa né, soprattutto, all’antiaerea.

In entrambi i casi gli abbattimenti hanno portato alla perdita dei piloti, cosa purtroppo comune quando i caccia sono obbligati a volare bassissimi per evitare la contraerea e il seggiolino eiettabile, anche se tecnicamente “zero-zero”, non sempre riesce nello scopo ad altezze così basse.

Il pezzo forte, ad ogni modo, sono i carri M-55S, di cui discute qui Forbes e di cui allego la foto, che Forbes prende da un video che circolava la settimana scorsa sui canali ucraini. Gli M-55S non sono altro che una versione modernizzata, che Forbes chiama “super-upgraded” (la nota pagina Twitter Ukraine Weapons Tracker li chiama invece “deep modernization“), del T-55 sovietico, entrato in servizio nella cui prima versione è entrata in servizio nel 1958.

Ora credo abbiate capito che io sono un fan dei sistemi d’arma un po’ vecchiotti, o che perlomeno non condivido in pieno l’ossessione per la modernità ad ogni costo: però stiamo parlando di un carro armato degli anni ’50, per quanto super-upgraded.

E lo è, upgraded (super, insomma): corazzatura reattiva (quelle nella foto non sono piastre d’acciaio, che essendo imbullonate in caso di detonazione esploderebbero in giro come shrapnel, ma appunto reattiva, sebbene di prima generazione), nuovi sistemi di puntamento, nuove ottiche, nuova trasmissione e soprattutto, ed è questa la cosa che manda in visibilio l’articolista di Forbes, un cannone da 105 inglese in luogo del vecchio cannone da 100 sovietico. Eccola, la super-arma occidentale!

Il carro sarà anche degli anni ’50, ma usa il bastone di fuoco dell’uomo bianco contro cui la magia dei nativi non può nulla: “The M-55S’s hull is Soviet. Its weaponry is Western“! Peccato che gli sloveni, dopo aver speso un bel po’ di soldi per rimodernarli, all’inizio degli anni 2000 li hanno sostituiti con gli M-84s, cioè la versione jugoslava del T-72, e li hanno mandati in magazzino. Manco loro li volevano più, con tutto che la loro weaponry era Western.

* ripreso da Francesco Dall’Aglio ricercatore dell’Istituto di Studi Storici dell’Accademia delle Scienze di Sofia (Bulgaria).

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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