Nonostante gli innumerevoli pacchetti di sanzioni che l’Occidente ha varato contro la Russia e le previsioni di fallimento nel breve periodo della sua economia da parte delle istituzioni europee e americane, secondo i dati del Fondo monetario internazionale, nel 2022 Mosca è entrata nella classifica delle prime 10 economie mondiali, collocandosi al nono posto e scavalcando Italia – che si colloca al decimo posto – Brasile e Corea del sud per prodotto interno lordo (Pil). La medesima tendenza proseguirà nel 2023, anno in cui è previsto che la Russia mantenga la posizione attuale in classifica. Nel 2022, Mosca ha registrato un Pil pari a 2.133,1 miliardi di dollari, anche grazie al rafforzamento del valore del rublo e all’aumento dei prezzi delle materie prime, tra cui quelle energetiche, di cui la Russia è una grande produttrice. A fronte della resistenza dell’economia moscovita, si registra – al contrario – una tendenza alla recessione di molte tra le principali economie occidentali: è di oggi, ad esempio, la notizia riportata dal Financial Times secondo cui il Regno Unito affronterà la recessione peggiore e più lunga delle economie del G7, ma anche quella secondo cui la decisione della BCE di aumentare i tassi di interesse metterà in difficoltà molti Stati europei, tra cui l’Italia, considerata l’anello debole della zona euro.

I risultati dell’economia russa e soprattutto l’apprezzamento del rublo contraddicono la narrazione dominante che per mesi è stata portata avanti dalle istituzioni europee circa l’efficacia delle sanzioni: la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nell’aprile del 2022, in un’intervista al quotidiano tedesco Bild, aveva affermato che «le sanzioni ogni settimana entrano più a fondo nell’economia russa: le esportazioni verso la Russia sono crollate del 70%, 700 aerei russi hanno perso la licenza per mancanza di pezzi di ricambio e aggiornamenti software. Centinaia di grandi aziende e migliaia di esperti stanno voltando le spalle al Paese. Secondo le attuali previsioni, il prodotto interno lordo in Russia crollerà dell’11%. Il fallimento nazionale della Russia è solo questione di tempo». Ora si apprende, invece – dai dati dell’FMI – che in un contesto di recessione globale, i Paesi della zona euro saranno quelli più colpiti dal rallentamento economico. Dunque, se le sanzioni hanno indubbiamente creato dei problemi a Mosca, allo stesso tempo non ne hanno decretato quel crollo che il mondo occidentale si attendeva e auspicava. Hanno indebolito notevolmente, invece, la forza commerciale del Vecchio continente rallentandone la produzione industriale a causa degli alti costi energetici.

Anche lo stesso FMI ha dovuto rivedere più volte le stime di crescita dell’economia russa: inizialmente, infatti, aveva previsto una contrazione della crescita dell’8,6%, a luglio la previsione era scesa al 6% e ad ottobre al 3,2%. Intanto, l’economia moscovita ha dimostrato la sua enorme resistenza grazie alle manovre della governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, e all’apprezzamento del rublo, dovuto in buona parte dalla mossa strategica del Cremlino di esigere i pagamenti delle forniture energetiche in rubli piuttosto che in dollari o euro. Tutto ciò ha scosso gli interi equilibri economici internazionale dando il via a nuovi sistemi di pagamento globali che stanno progressivamente intaccando l’egemonia del dollaro come moneta di riferimento negli scambi internazionali.

Il ministro delle finanze russo, Anton Siluanov, ha affermato che il calo del Pil russo nel 2022 è stato pari al 2,7%, spiegando anche che nel 2023 il calo potrebbe continuare: «Gli ultimi dati mostrano che il PIL per l’anno in corso scenderà a circa il 2,7%, è ancora possibile che il calo continui l’anno prossimo, secondo le nostre previsioni», ha asserito. Anche l’economia di Mosca, dunque, è stata colpita dal rallentamento globale e dalle sanzioni occidentali. Tuttavia, queste ultime non solo non hanno avuto l’effetto dirompente desiderato dall’Occidente, ma hanno anche aperto le possibilità all’emergere di nuovi sistemi finanziari e nuove rotte commerciali proprio come antidoto alle sanzioni. Non a caso, il primo ministro russo Mikhail Mishustin ha dichiarato in una riunione del governo che le previsioni negative degli analisti occidentali sulla situazione economica in Russia non si sono avverate. In particolare, «il PIL del paese per 11 mesi è diminuito solo del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, nonostante tutte le sanzioni», ha affermato.

La classifica stilata in base ai dati dell’FMI non mette solo in luce l’inesattezza delle analisi e delle previsioni occidentali riguardo al crollo di Mosca, ma mostra anche come l’economia occidentale sia destinata nel medio-lungo periodo ad essere soppiantata dalle potenze asiatiche se la tendenza media di crescita proseguirà nello stesso modo: l’India, infatti, quest’anno ha sostituito il Regno Unito tra le prime cinque economie del mondo, collocandosi al quinto posto con un Pil di 3.468,6 miliardi di dollari. Le sanzioni, dunque, stanno contribuendo al crollo delle economie occidentali più che di quelle russe e asiatiche: secondo i dati dell’FMI, infatti, ad essere maggiormente esposte alla recessione prevista per il 2023 sono proprio Unione Europea e Stati Uniti, cui si aggiunge la Cina a causa delle politiche Zero Covid. Nel frattempo, la Russia regge l’urto e l’India avanza, mentre nuovi equilibri internazionali prendono forma.

[di Giorgia Audiello]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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