Protagoniste dell’iniziativa la banca Crédit Mutuel e la compagnia di assicurazioni Maif. Un primo passo verso ciò che fa la finanza etica

Crisi climatica, diseguaglianze, crescenti, inflazioneconflitti armati e instabilità geopolitica. Il 2023 si apre per tutti, europei in testa, in un contesto di grande incertezza. La necessità di cambiare modello di sviluppo appare sempre più pressante e anche nel mondo della finanza tradizionale l’idea comincia a fare breccia.

Due istituti francesi presenti su tutto il territorio nazionale, hanno così annunciato un tentativo di modificare il proprio modello di business. Introducendo a partire da quest’anno due nuove forme di dividendi: quello sociale e quello ambientale.

In gioco oltre 500 milioni di euro per i dividendi sociale e ecologico

Protagonisti dell’iniziativa sono la banca Crédit Mutuel e la compagnia di assicurazioni Maif. «Dobbiamo uscire da una logica finanziaria di breve termine per rispondere alle necessità della natura e della solidarietà. Le performance aziendali e l’utilità collettiva devono essere indissociabili sul lungo termine», ha dichiarato Nicolas Théry, presidente dell’istituto di credito. In termini concreti, la banca consacrerà il 15% dei propri ricavi netti a progetti utili «per i beni comuni e per la collettività». Considerando i risultati del 2022, si tratterà di circa 500 milioni di euro

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Metà andrà a ad alimentare un fondo a impatto, per sostenere imprenditori attivi nel sociale e nella tutela della natura. Ma verranno allocate risorse, spiega al banca, anche per azioni «di trasformazione delle pratiche bancarie e assicurative». Ad esempio, ai clienti e soci dell’istituto verrà proposto un prestito a tasso zero per ristrutturazioni immobiliari volte a rendere le abitazioni meno energivore.

“Con altre 200 aziende copriremmo la transizione della Francia intera”

La Maif ha, similmente, annunciato il lancio di un dividendo ecologico. Ad esso verrà attribuito ogni anno il 10% dei ricavi. Ovvero circa 10 milioni di euro per il 2022. Con tali fondi verranno finanziati progetti di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici o di difesa della biodiversità. Il tutto con l’obiettivo di accompagnare gli assicurati più esposti di fronte agli impatti del riscaldamento globale.

Non si tratta di cifre enormi, ma rappresentano comunque un primo passo verso ciò che abitualmente, da sempre, fa la finanza etica. Secondo Théry, se altre 200 grandi aziende francesi facessero lo stesso, ciò basterebbe a coprire le necessità della nazione intera in termini di transizione energetica ed ecologica. Si stima infatti che per il territorio transalpino siano necessari 100 miliardi di euro all’anno.

Dalle società quotate potrebbero arrivare 25 miliardi di euro all’anno

Se si considera il solo CAC 40, l’indice delle quaranta più grandi aziende francesi per capitalizzazione, il 15% dei ricavi netti rappresenterebbe circa 25 miliardi di euro. Crédit Mutuel e Maif, però, sono due imprese mutualiste, mentre le società del CAC 40 devono rispondere agli azionisti.

Il rischio, perciò, è che – come spesso accade – vengano privilegiati i loro interessi rispetto a quelli collettivi. Anche se, secondo Théry, nulla impedirebbe anche alle grandi società quotate di cambiare paradigma.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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