Russian Deputy Ambassador to the United Nations Dmitry Polyanskiy speaks during a security council meeting about the escalating tensions between the Ukraine and Russia at United Nations headquarters, Monday, Nov. 26, 2018. Russian border guards opened fire on multiple Ukrainian vessels in the Kerch Strait near the Russia-occupied Crimean peninsula, raising the prospect of a full-scale military confrontation. The incident comes on the back of a four-and-a-half year long proxy conflict in eastern Ukraine. (AP Photo/Seth Wenig)

La Federazione Russa è tornata a denunciare di fronte agli organismi internazionali competenti l’uso di armi chimiche da parte dell’esercito ucraino, portando nuove schiaccianti prove fornite dagli stessi soldati ucraini attraverso i social network.

Abbiamo menzionato le prove pubblicate su Internet dell’uso di armi chimiche da parte delle forze ucraine (e continueremo a richiamare l’attenzione su questo problema come informazioni più accurate)“, ha scritto lo scorso 8 febbraio su Telegram Dimitrij Poljanskij (in foto), primo vice rappresentante permanente della Federazione Russa presso le Nazioni Unite. In effetti, le autorità russe hanno più volte denunciato l’uso di armi chimiche vietate dalle convenzioni internazionali da parte dell’esercito ucraino contro i soldati russi, ma nessun organo internazionale ha fino ad ora preso in considerazione le prove presentate da Mosca.

Denis Pušilin, leader della Repubblica Popolare di Doneck, ha recentemente affermato che il numero di segnalazioni da diverse aree del fronte del Donbass sull’uso di armi chimiche da parte ucraina è aumentato: “C’è stato un aumento del numero di segnalazioni da parte dei comandanti delle direzioni Ugledar, Artëmovsk e Majorsk sull’uso di armi chimiche da parte del nemico“, ha dichiarato in un’intervista rilasciata all’emittente Rossija-24. “Le prove dell’uso di questo tipo di munizioni, sganciate dai droni sulle nostre posizioni, sono state registrate. Si tratta di un fenomeno sistemico, non di casi isolati“, ha aggiunto Pušilin.

Secondo quanto affermato dal numero uno della RPD, a causa delle sostanze chimiche utilizzate dai militari ucraini, tra le vittime sono stati registrati casi di irritazione delle mucose, tosse e malessere generale. “Finora non ci sono casi mortali, ma c’è un certo disagio“, ha commentato. Ad oggi, gli esperti non hanno ancora stabilito che tipo di sostanza chimica stiano usando i militari ucraini, ma stanno lavorando per dare una risposta a questa domanda.

In precedenza, Jan Gagin, esperto politico-militare e consigliere del capo della RPD, aveva dichiarato all’agenzia stampa TASS che le truppe ucraine avevano usato armi chimiche nelle aree di Soledarsk e Artëmovsk il 5 febbraio. Ha inoltre sottolineato che questa non era la prima volta che le armi chimiche erano state utilizzate dalla parte ucraina. Gagin ha aggiunto che le stesse unità ucraine non hanno nascosto la presenza di tipi di armi proibite, mostrando regolarmente in video ordigni a gas di fabbricazione straniera e elicotteri (droni di tipo elicottero) per sganciarli.

In quella stessa data del 5 febbraio, “un comandante ucraino ha mostrato con orgoglio in un video droni e bombolette di armi chimiche da loro sganciate sui soldati russi”, secondo quanto denunciato da Christelle Néant sul portale Donbass Insider. Eppure, anche di fronte a queste evidenze schiaccianti, gli organismi internazionali sono rimasti muti, a partire dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPWC). “Il 7 febbraio 2023, due giorni dopo la pubblicazione del video di Madiar, nelle chat room ucraine è apparso un altro video, che mostrava un drone che lanciava granate sui soldati russi, e l’orribile agonia di uno di loro che annegava in un canale di irrigazione dopo essere stato preso da convulsioni”, si legge ancora.

Nello stesso articolo, Christelle Néant avanza l’ipotesi secondo la quale l’esercito ucraino utilizzerebbe il cloruro di cianogeno, una sostanza altamente tossica che solidifica a -7°C e vaporizza a 13°C, vietata dalla Convenzione sulle armi chimiche, firmata anche dall’Ucraina, e la cui produzione dovrebbe essere sempre denunciata all’OPWC.

Già in passato, del resto, l’Ucraina aveva utilizzato armi vietate dalla Convenzione sulle armi chimiche, senza subire nessuna conseguenza. Nell’aprile 2022, gli ucraini hanno esplodere un carro armato pieno di acido nitrico a Rubežnoe, nel territorio della RPD, mentre le truppe di Kiev si ritiravano dal centro abitato. Il 32 luglio scorso, invece, il ministero della Difesa russo ha denunciato per la prima volta l’uso di armi chimiche da parte di Kiev contro le truppe russe. E nel dicembre 2022, il rappresentante permanente della Federazione Russa presso l’OPCW ha affermato che Mosca aveva informazioni sul sostegno fornito dagli Stati Uniti all’Ucraina in materia di armi chimiche.

Che si tratti dell’OSCE, dell’AIEA o dell’OPCW, queste tre organizzazioni internazionali si sono tutte dimostrate, per diversi anni, incapaci di svolgere il loro ruolo, manifestando apertamente un pregiudizio totale a favore della NATO e delle sue colonie come l’Ucraina, che le rende totalmente inutili”, ha commentato Christelle Néant nella parte finale del suo articolo. “In parole povere, la Russia e gli altri Paesi non allineati con la politica della NATO stanno buttando via soldi per organizzazioni che non stanno facendo il loro lavoro. Penso che sia giunto il momento di ripensare a come funzionano queste istituzioni e, se non sono in grado di riformarsi, uscire e crearne di nuove e più efficaci”.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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