Le compagne e i compagni francesi dei Soulèvements de la terre cercando di creare rete tra le lotte ecologiste in Francia, sono passat3 dall’Italia per raccontare la mobilitazione che si terrà questo fine settimana a Poitou sul tema dell’acqua

I Soulèvements de la terre nascono nelle campagne vicino a Notre-Dame-des-Landes, Nantes, nel gennaio 2021. Siamo in un momento particolare: è appena terminata la lunga sequele di restrizioni sanitarie che hanno attraversato tutta l’Europa e in Francia si inizia a fare i conti con ciò che resta delle imponenti mobilitazioni del biennio 2018-19, caratterizzati dai Gilet Gialli e dalle manifestazioni per il clima. I Soulèvements sono una rete che vuole connettere e dare visibilità alle lotte ecologiste esistenti in tutta la Francia, con la prospettiva di affrontare i nodi e le contraddizioni che i movimenti precedenti non avevano saputo sciogliere. Spesso riconoscere le sconfitte aiuta a comprendere in che cosa si è sbagliato e a far tesoro delle esperienze passate.

L’appello alla composizione di questa rete parte dai territori che sono stati “la casa” dell’ultima e vittoriosa lotta contro l’antropizzazione delle terre in Francia, la ZAD di Notre-Dame-des Landes.

A formare questo network eterogeneo sono: la “gioventù che si ribella”, le varie lotte ecologiste francesi e parti del sindacalismo contadino. I sollevamenti della terra si sono costituti per far fronte a tre minacce principali che incombono sulla campagna e sull’agricoltura francese:

L’appropriazione e concentrazione dei terreni da parte delle grandi industrie dell’agrobusiness.

La cementificazione dei terreni agricoli.

La distruzione irreversibile degli ecosistemi tramite l’ utilizzo di fertilizzanti, pesticidi, fungicidi ed erbicidi.

L’intervento politico dei Soulèvements vuole connettere e articolare la questione ecologica e quella contadina, la questione sociale della distribuzione delle risorse idriche, alimentari, agricole e quella economica della ristrutturazione capitalistica dei settori produttivi. Il loro primo appello ha inaugurato un movimento che si sarebbe strutturato attorno a delle “stagioni” di lotta, decise attraverso assemblee semestrali. L’idea non era più quella di organizzare giornate d’azione decentrate, ma piuttosto di puntare a quattro mobilitazioni più o meno massicce per ogni “stagione”.

Alcune delle azioni di mobilitazione dei Soulèvements sono l’occupazione di terre minacciate, il blocco di cantieri e di industrie o lo smantellamento diretto e collettivo di infrastrutture ecocide. Questi tre tipi di azioni sono privilegiate non perché siano sufficienti da soli a portare avanti le lotte, ma perché la loro diffusione sembra oggi essenziale per avere un impatto concreto nel campo politico e di fronte all’emergenza climatica. Quando si va a un “atto” dei Soulèvements, ci si preoccupa sempre di trovare dei modi di aggregazione e mobilitazione che cambino effettivamente e direttamente la situazione. In quasi due anni, sono state realizzate una quindicina di azioni nazionali e diverse vittorie.

Sono proprio le pratiche di lotta a risultare nuove ed è utile cercare di elencare alcune delle strategie messe in campo in questi anni:

Tattiche diverse finalizzate a un unico obiettivo. Ogni pratica di lotta è però sviluppata dentro una cornice di complicità e coordinazione collettiva. Non esiste una contrapposizione tra le diverse pratiche ma un continuo tentativo di mettere in connessione le soggettività che le agiscono.
Occupazione di terreni e villaggi in cui gruppi sociali diversi si possono incontrare e contaminare.
Cura del territorio e costruzione di spazi di vita che possano diventare una infrastruttura logistica per coordinare la difesa dei territori e delle soggettività che li abitano.
Apertura e commistione con comitati di lotta territoriali, sindacati contadini e la generazione “fridays for future”. Un’eterogeneità che permette lo sviluppo di un’intelligenza collettiva composita, capace di analizzare e risolvere i conflitti da diverse prospettive.
Pratica dell’obiettivo, anche su breve termine. Uno sforzo teso a creare la possibilità di vittorie “intermedie” che sappiano in-segnare il percorso del movimento stesso.
Azioni di sabotaggio diretto decentralizzate e facilmente replicabili.
LA BATTAGLIA DELL’ACQUA
I Soulèvements de la Terre sono arrivati in Italia per conoscere militanti ecologisti e per invitarli alla mobilitazione che avrà luogo a Poitou il prossimo 25-26 marzo. La “battaglia dell’acqua” (questo è il nome che hanno dato a questa mobilitazione) vuole essere una grande giornata di azione internazionale che sappia avere un impatto duraturo sui progetti di costruzione dei grandi bacini di stoccaggio dell’acqua nella Francia centro-occidentale e fermarli definitivamente.

Dagli anni Settanta, nella Francia centro-occidentale ha luogo un gigantesco progetto di accaparramento dei bacini idrici per soddisfare i desideri della grande industria agroalimentare. Un esempio da manuale di accaparramento di “commons”, l’estrattivismo nel cuore dell’Europa occidentale. Complice il cambiamento climatico e un modello estrattivista che ancora una volta ha mostrato i suoi limiti strutturali, la disponibilità di acqua è diminuita drasticamente. Per far fronte a questa scarsità è stata progettata la costruzione di centinaia di mega bacini di stoccaggio dell’acqua. L’acqua viene estratta dalle falde acquifere nei mesi invernali e stoccata nei bacini (privati) per poter irrigare i campi anche in estate, quando, a causa di lunghi periodi di siccità, è imposto un limite all’estrazione dalla falda.

Dal settembre 2021 è nata una mobilitazione per far fronte all’accaparramento dell’acqua da parte delle agro-industrie di tutto il mondo. Grandi marce popolari, incontri di sensibilizzazione, azioni notturne di sabotaggio diretto si sono moltiplicate in tutta la regione. Quasi una dozzina di piscine esistenti sono state smantellate di notte da vari gruppi dai titoli evocativi – come la “banda del cutter a rotelle”, i “fremens del Marais Potevins” o i “fiumi arrabbiati” – che hanno così deciso, a modo loro, di rafforzare l’impatto delle mobilitazioni pubbliche, con 10 bacini distrutti per ogni bacino costruito.

Le parole del ministro dell’interno francese Gerald Darmanin che ha definito i manifestanti “eco-terroristi” ci testimoniano la radicalità e l’efficacia delle pratiche di lotta attuate fino a questo momento.

A partire da una lotta locale e da una forma relativamente nuova di infrastruttura è possibile ragionare e affrontare il problema della monopolizzazione dell’acqua, del mantenimento del complesso agroindustriale e del sostegno che lo Stato gli offre. Quello che ci interessa di più sottolineare in questa sede è l’importanza di incrociare nuove esperienze di lotta in giro per il mondo e interrogarci su quali pratiche siano all’altezza della sfida che ci aspetta.

Viviamo un momento di forte riflusso sociale, caratterizzato dalla terribile invasione russa dell’Ucraina, l’avvento del governo più a destra della recente storia repubblicana e il lento e inesorabile declino dei movimenti sociali eredi del movimento operaio ormai completamente privi di legittimità. Ma questo contraccolpo lascia anche lo spazio per sperimentare nuove tattiche e nuove pratiche di lotta. L’assenza di identità rappresenta oggi la condizione di possibilità delle rivolte. Esperienze come quella dei Soulèvements de la terre sono un abbozzo di risposta possibile. Nelle lotte per difendere la terra ci sembra di trovare all’opera la pratica della “composizione“. Da Saint Soline alla foresta di Atlanta o nella resistenza del villaggio di Luetzerath, decentralizzazione ed autonomia si combinano permettendo lo sviluppo di una trama offensiva fatta di adolescenti cresciuti in un mondo che sta naufragando, di amanti della campagna, di rivoltosi impertinenti, di pensionati che l’età rende ancora più determinati, di sindacalisti che hanno riscoperto il gusto del sabotaggio.

Nei territori da difendere sparsi in giro per il mondo nascono zone autonome e si compone una nuova soggettività autonoma che ci fa vedere la forma che dovrebbero prendere i momenti di rivolta climatica. Decentralizzazione e autonomia sono i gesti caratteristici della strategia della composizione di cui forse dovremmo fare tesoro.

«I movimenti rivoluzionari non si diffondono per contagio ma per risonanza»

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy