Un’intervista a cura della redazione del media indipendente Colombia Informa ad Alberto Acosta, ex-Presidente della Assemblea Costituente in Ecuador, che spiega cosa sta accadendo in Ecuador dopo la crisi del governo di Guillermo Lasso

Alberto Acosta è un economista, un anziano professore universitario, autore di vari libri, ha ricoperto la carica di Ministro dell’Energía e delle Miniere in Ecuador (2007), Presidente dell’Assemblea Costituente (2007-2008) e candidato alla Presidenza della Repubblica per la Unità Plurinazionale delle Sinistre nel paese nel 2013-2014.

Di fronte alla crisi che sta attraversando il governo dell’Ecuador, quali sono le reazioni dei movimenti sociali?

La decisione del Presidente Guillermo Lasso, che stava affrontando un processo politico all’interno dell’Assemblea Nazionale, ha sorpreso più di un attore politico con la sua decisione di sciogliere l’Assemblea Nazionale, quindi è prematuro anticipare le risposte effettive. Ci sono state varie prese di posizione a favore o contro da parte dei partiti politici. Nell’ambito dei movimenti sociali, la CONAIE; la maggiore organizzazione indigena e sociale del paese – e altre organizzazioni, come sindacati e movimento femminista, hanno espresso preoccupazione e denuncia delle pretese autoritarie del presidente Lasso.

Come state analizzando la decisione del presidente Lasso di convocare nuove elezioni?

In realtà il presidente non ha convocato nuove elezioni. Quello che ha fatto è stato attivare un processo costituzionale – permesso per un sola volta durante ogni presidenza – per sciogliere l’Assemblea Nazionale e convocare elezioni anticipate, conosciuto come la “muerte cruzada” (mentre la possibilità di una “muerte cruzada” stabilita dall’Assemblea Nazionale ha fallito il suo tentativo di destituire il presidente nel mese di giugno del 2022 perché non ottenne i voti necessari). Questa decisione di Lasso renderebbe possibile cambiare il presidente e dare ossigeno all’Assemblea Nazionale. Le nuove autorità elette entrerebbero in carica per il periodo che gli attuali governanti e deputati devono ancora concludere e potrebbe anche optare per la rielezione.

Come può ottenere dei benefici Lasso?

Il presidente, così come stabilito dalla Costituzione, può governare fino a quando non si elegge il nuovo Parlamento, con decreti legge su questioni di urgenza economica, previa approvazione della Corte Costituzionale e che potranno essere approvati o derogati dal prossimo organo legislativo. Questo è un punto centrale. Lasso, un presidente-banchiere, molto abile a girare assegni, può cominciare a presentare un progetto di legge dopo l’altro per dispiegare in modo accelerato il suo progetto neoliberale. Infatti, ha già presentato un progetto di riforma tributaria e annunciato una lunga lista di progetti di legge che ha già detto di averli pronti o in via di presentazione, come la legge sulla precarizzazione del lavoro e addirittura la privatizzazione dell’Istituto Ecuadoriano della Sicurezza Sociale. E questo, come possiamo immaginare, può aprire il passo a nuove e maggiori proteste sociali.

Qual è stata l’agenda politica del governo Lasso, e chi ne ha beneficiato?

La sua ispirazione è sempre stata la “teologia neoliberale”. Conformarsi alle ricette del FMI, alle richieste neoliberali dei creditori del debito estero, favorire le imprese delle grandi miniere e del petrolio, così come servire gli interessi del grande capitale, in particolare le banche, costituiscono gli assi portanti del presidente-banchiere.

Al di là della questione se sia legale o meno, come vedete la decisione del presidente? Non si tratta di un golpe contro la democrazia?

La misura della “muerte cruzada” in sé non è sinonimo di dittatura. Il problema sorge perché questa decisione del presidente Lasso presenta una serie di sfumature di incostituzionalità in quanto impedisce il processo di giudizio politico che era in corso contro di lui e evita l’obbligo di rendere conto delle sue azioni e omissioni. È evidente che il presidente, che il giorno prima di decretare la “muerte cruzada” aveva esercitato il suo diritto alla difesa davanti all’Assemblea Legislativa, aveva capito che il risultato di quel processo gli sarebbe stato avverso e non ha voluto attendere il voto di destituzione che era atteso per il prossimo sabato; tutto indicava che i tentativi di convincere o comprare voti di alcuni deputati non gli stava dando i risultati sperati. Di fatto, la “muerte cruzada” è stata usata da Lasso diverso tempo fa come arma di ricatto e pressione nei confronti dei deputati per imporre la sua volontà. È evidente che a Lasso manca sensibilità e responsabilità democratica.

Andiamo ancora oltre. Quello che è molto grave per l’istituzionalità democratica è accettare questa “muerte cruzada” nel pieno di un processo politico per corruzione e Lasso ha utilizzato questa istituzione costituzionale come un jolly in una partita di carte. Se si accetta questa decisione, sarebbe un precedente terribile che renderà più debole l’istituzionalità costituzionale, perché un prossimo presidente che si trovi sotto simili accuse potrebbe ricorrere a questo jolly.

Qual è stato l’atteggiamento di Lasso rispetto ai diritti umani?

Il governo ha responsabilità pesanti in casi di violazione dei diritti umani e dei diritti della natura, sia quando ha represso brutalmente le proteste popolari del giugno 2022 sia quando ha ampliato la frontiera estrattivista, in particolare rispetto alle estrazioni petrolifere e minerarie, per citare solamente due ambiti.

Lasso è stato funzionale a vari gruppi di potere in Ecuador. Perché permettono che si vada avanti nelle inchieste contro di lui?

È vero anche che questi gruppi di potere si contendono molti interessi, per esempio i profitti che si preannunciano con le privatizzazioni. Questo lo abbiamo visto riflesso in continui accordi parlamentari in cui hanno partecipato all’unisono il partito tradizionale dell’oligarchia ecuadoriana, il Patito Social Cristiano, con il correismo e frazioni di altri partiti politici, trovandosi d’accordo occasionalmente anche con le forze di governo. Quello che importa è che la maggioranza dei grandi gruppi economici hanno serrato le fila a sostegno di Lasso. Per non indebolire la stabilità democratica, diranno, non hanno appoggiato con forza le inchieste sulla corruzione nel governo, come successo precedentemente quando lo hanno protetto di fronte alle denunce internazionali dei Panama Papers, che hanno visto il presidente direttamente coinvolto. È molto importante sottolineare il ruolo compiuto dai grandi media in quanto fedeli alleati del banchiere. E risulta estremamente preoccupante la presa di parola pubblica delle Forze Armate pochi minuti dopo la dichiarazione pubblica del Presidente, che annunciava la “muerte cruzada”, che appaiono dunque nuovamente come attori politici e addirittura come forze dirimenti la costituzionalità della misura appoggiandola pubblicamente.

Nel caso in cui si svolgano le elezioni, sono possibili cambiamenti profondi che possano rafforzare i movimenti sociali in Ecuador?

Non è solamente la situazione politica a essere complessa in Ecuador. Il paese sta attraversando una crisi sociale acutizzata nel pieno della pandemia dalle misure di austerità neoliberale. Una economia stagnante dal 2014, che è entrata in una fase di caduta accelerata fin dal 2017 e ancora di più con la pandemia, da cui non si è ancora ripresa: l’Ecuador è l’unico paese della regione che ha chiuso il PIL del 2022 a livelli pre-pandemia. In questo contesto difficile e complesso, se le forze progressiste e le sinistre riescono a proporre un programma di governo congiunto, che apra nuovi orizzonti e crei entusiasmo popolare, si può andare avanti. Questa possibilità sarà realizzabile solamente se non si subordina questo processo agli interessi di qualche caudillo e se si tiene conto simultaneamente della giustizia sociale e di quella ecologica, così come ai processi che puntano a depatriarcalizzare e decolonizzare la società ecuadoriana. Una sfida estremamente complessa, se ci ricordiamo che il governo progressista di Correa ha appena provato a modernizzare il capitalismo. Non ci sono dubbi: il popolo ecuadoriano si trova immerso in una congiuntura molto difficile che richiede maggiore democrazia e non invece meno democrazia.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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