Gianni Mion e immagine del viadotto Morandi crollato

22 Maggio 2023 proceso per il crollo viadotto Morandi, l’ex ad di Edizione Gianni Mion choc: “Nel 2010 seppi che poteva cadere ma non dissi nulla”
L’ex ad di Edizione Holding, la cassaforte della famiglia Benetton, rivela in aula: “Emerse che la struttura aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio di collasso. Mi preoccupai ma non feci nulla” Rivelazioni shock sul crollo del ponte Morandi. A svelarle è Gianni Mion, ex Ad della holding dei Benetton Edizione: “Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose “ce la autocertifichiamo””, ha rivelato oggi in aula. Crollo ponte Morandi, l’ex ad di Edizione, Gianni Mion rivela: “Seppi che poteva cadere nel 2010″m “Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico”. Quel giorno, il 14 agosto 2018, il crollo del ponte Morandi, poi ricostruito, costò la vita a 43 persone. Su quel tratto famiglie, automobilisti in transito e alcuni dipendenti dell’Amiu. E poi più di cinquecento sfollati a causa della tragedia. Mion è anche ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia e sta affrontando il processo relativo a quanto successo cinque anni fa a Genova. L’ex braccio destro dei Benetton, rende nota una discussione avuta nel 2010, ben otto anni prima del crollo. Un tempo enorme, entro il quale si poteva intervenire ed evitare la strage. Mion, per quasi trent’anni ad di Edizione, la cassaforte della famiglia Benetton ha svelato: “Durante una riunione di induction, di aggiornamento fra i vertici di Atlantia e Aspi, si parlò di ponti e viadotti. Mi ricordo benissimo che sul Morandi i tecnici dissero che si trattava di un progetto complicato, complesso, originale e che avesse un progetto originario di progettazione. Alla riunione era sicuramente presente anche Giovanni Castellucci”.”Il mio grande rammarico è che su questo non ho fatto battaglia. Il buon senso avrebbe richiesto un confronto immediato con il concedente, in sua assenza chiudere subito la circolazione sul viadotto. C’era Spea che doveva certificare, poi abbiamo visto come certificava…”
Conclusione. I Benetton fanno danni non solo ai Mapuche in Patagonia, ma anche al popolo italiano. Dei rischi del viadotto Morandi sapevano, ma non hanno fatto nulla.



United Colors sul viadotto Morandi crollato

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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