Si è conclusa quella che è stata definita l’operazione militare più grande dall’epoca della seconda intifada: in molti quartieri mancano ancora luce e acqua

Alessandra Fabbretti

ROMA – Dopo due giorni di assedio, i blindati e i soldati israeliani hanno lasciato nella tarda serata di ieri la città di Jenin e l’annesso campo profughi. Il bilancio di quella che è stata definita l’operazione militare più grande dall’epoca della seconda intifada si è conclusa con quattordici morti: dodici palestinesi, tra cui tre minori, e un soldato israeliano, ucciso ieri in una imboscata rivendicata dai gruppi armati di resistenza palestinese, così come riferisce l’emittente Al Jazeera. Ferito un altro militare, mentre tra i civili palestinesi il bilancio raggiunge le 120 persone. Durante l’offensiva a Jenin è rimasto ucciso anche un altro palestinese a Ramallah

GLI SFOLLATI SONO ALMENO 3.000

La Mezzaluna rossa riporta di almeno 3mila sfollati, mentre molti quartieri sono ancora senza acqua né corrente elettrica a causa della distruzione degli impianti da parte dell’esercito. Dopo l’annuncio del ritiro delle forze israeliane da Jenin, il partito Hamas ha sparato cinque razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele, ma come riporta il Guardian i missili sono stati neutralizzati prima che potessero causare danni. In risposta all’attacco, Israele ha bombardato alcune postazioni nell’enclave palestinese, dichiarando di aver colpito un deposito per la fabbricazione di armi.

L’ESERCITO DI ISRAELE: “OPERAZIONE RIUSCITA, CONFISCATE ARMI”

Lasciando Jenin, governo ed esercito israeliani hanno plaudito “all’assoluto successo” dell’operazione, sostenendo di aver contrastato “le attività terroristiche” confiscando armi e arrestando oltre un centinaio di persone.

LA CONDANNA DELLA PALESTINA: “IERI SPARI SULLA PERSONE NEL CORTILE DELL’OSPEDALE”

L’Autorità nazionale palestinese invece continua a condannare l’operazione, definendola una “guerra aperta contro la popolazione di Jenin”, quindi ha denunciato tra le altre cose che “l’aggressione israeliana ha raggiunto il suo culmine” quando ieri pomeriggio l’esercito “ha sparato direttamente contro cittadini che si trovavano nel cortile dell’ospedale di Jenin, ferendone tre, due dei quali gravemente”. Lo ha detto il ministro della Sanità Mai Al-Kaila, aggiungendo che le forze hanno anche preso d’assalto l’ospedale Ibn Sina.

Dall’esercito hanno fatto sapere di aver appreso della notizia dai social media, quindi hanno puntato il dito contro i gruppi armati palestinesi. L’accusa di attacchi agli ospedali è giunta però anche da Medici senza frontiere. Ieri l’ong ha riferito di diversi lacrimogeni lanciati dall’esercito nell’area dell’ospedale Khalil Suleiman, alcuni dei quali “sono finiti all’interno, rendendo inutilizzabile il pronto soccorso e il resto della struttura. Abbiamo curato i pazienti sul pavimento dell’atrio”, stando alla testimonianza di Jovana Arsenijevic, coordinatrice delle operazioni di Msf a Jenin.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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