Diverse questioni restano ancora aperte sulle scrivanie della nuova Rai. A tener banco in questi giorni è il valzer dei vicedirettori tra le testate dell’informazione pubblica, con la maggioranza di governo pigliatutto. Ma non solo. Tante polemiche e casi spinosi.
Dopo il caso Facci, con il nuovo programma del giornalista omonimo soppresso ancor prima di iniziare per le polemiche furibonde per una frase inserita in un editoriale su “Libero”: “una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa”, è scoppiato il caso Petrecca.
Il cdr di Rainews ha accusato il direttore di non rispettare la par condicio – nella rassegna stampa, con una linea tutta schiacciata su Carlo Nordio – ma soprattutto di aver manomesso un servizio a suo giudizio polemico sul caso La Russa-Facci.
Ma poi c’è ancora da trovare una soluzione per il dopo-Berlinguer: il passaggio della conduttrice di Cartabianca a Mediaset ha lasciato scoperta la casella del martedì sera su Rai3. E qui la vera notizia l’ha data il Corriere in un articolo di una settimana fa.
Scrive il quotidiano diretto da Luciano Fontana: “Escluso Michele Santoro, la cui posizione sulla guerra in Ucraina viene considerata difficile da ospitare in Rai, si sta cercando un profilo che faccia buoni ascolti, ma non si esclude di valorizzare una figura interna, preferibilmente una donna”.
Avete capito bene: per la Rai possono lavorare soltanto i giornalisti favorevoli all’intervento militare della Nato in Ucraina. Scritto nemmeno troppo velatamente come fosse una cosa normale.
E a distanza di una settimana dall’ad Rai Roberto Sergio non è arrivata nessuna nota a smentire, quindi, dobbiamo constatare che i giornalisti contrari all’invio di armi in Ucraina non possono lavorare in Rai.
La nuova RAI e le ipotesi del Corriere
