di Alastair Crooke per Al Mayadeen

[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]

Ciò che “Israele” “fa” non serve come deterrente… si sta invece intricando in una serie di incendi regionali che possono divampare con una sola scintilla.

Proprio la settimana scorsa, una delegazione del Congresso democratico degli Stati Uniti (organizzata dall’AIPAC) ha visitato una batteria Iron Dome e quelli che ha definito i “tunnel terroristici di Hezbollah nel nord di Israele”. La visita riflette le crescenti tensioni nelle regioni di confine della Palestina occupata e del Libano. Riflettono l’immanenza della guerra o sono sintomo della crisi di “Israele” in patria?

Non importa; in ogni caso, comportano un serio rischio di escalation.

La causa immediata è stata l’annessione de facto da parte di “Israele”, a luglio, della parte più settentrionale del villaggio di confine di Ghajar, internazionalmente riconosciuto come situato in territorio libanese.

La mossa ha suscitato un’ampia condanna e ha esacerbato le tensioni esistenti sul confine. A loro volta, gli abitanti dei villaggi libanesi hanno continuato a protestare e all’inizio di quest’anno Hezbollah ha eretto tende nell’area delle Fattorie di Sheba’a, controllata da “Israele”, su un territorio che rientra anch’esso nella sfera riconosciuta delle rivendicazioni territoriali libanesi.

Per il momento, “Israele” non ha tentato di rimuovere le tende in cui continuano a risiedere diversi membri di Hezbollah. Tuttavia, la realtà, come avverte il generale Assaf Orion dell’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale dell’Università di “Tel Aviv”, è che il recente trasferimento del personale dell’unità d’élite Radwan di Hezbollah nel sud del Libano e l’installazione di decine di vedette di osservazione da parte di Hezbollah vicino al confine indicano l’accensione della “macchina da guerra di Hezbollah”.

    “Due macchine da guerra sono ora dispiegate sul terreno, la nostra e la loro. Quando unità di Radwan si posizionano nel sud del Libano… non c’è da sorprendersi che i loro combattenti si avvicinino al confine con armi da fuoco. Militarmente, la tendenza è quella di agire sempre, di cercare il contatto. Lo scoppio di una guerra non è più deciso dai ranghi più alti. Dipende dalla precisione con cui l’unità anticarro [di Hizbullah] spara missili contro l’IDF e dal numero di vittime che provoca. I dilemmi rischiano di essere immediati e di scatenare decisioni prese in un momento. È possibile essere trascinati in una guerra, anche se non è quello che si vuole.”

Il generale Orion sostiene che, mentre l’ipotesi convenzionale è che né “Israele” né Hezbollah abbiano un interesse strategico in un’altra guerra, la realtà “altra” è quella del bisogno di “Israele” di distogliere l’attenzione dalle proteste di massa che il governo sta affrontando e dalla crisi dell’IOF [Israeli Occupation Forces = Forze di occupazione israeliane].

Per compensare i ritorni di immagine negativi in patria, il Ministro della Difesa Gallant, durante una visita al fronte settentrionale, non lontano dalla tenda che Hezbollah ha eretto in un’area sotto il controllo israeliano, ha avvertito (usando l’adagio ormai obsoleto usato l’ultima volta durante la fallita guerra di “Israele” del 2006) che “Israele” avrebbe “rispedito il Libano all’età della pietra” se Hezbollah avesse commesso un errore. Gallant, a quanto pare, potrebbe essere stato importunato dal commento di Sayyed Nasrallah, secondo il quale “Israele”, “una volta una potenza formidabile, si è eroso – portando così alla sua attuale crisi”.

La settimana scorsa, un vasto attacco aereo vicino a Damasco, che ha ucciso almeno 4 soldati siriani, è stato attribuito a “Israele”. Anche questo, suggerisce il generale Orion, è visto da “Israele” come un modo per inviare un “messaggio” – un messaggio lanciato privando Hezbollah di “asset”, e quindi “[per] segnalare a Nasrallah che le sue azioni vicino al confine avranno un costo”.

Questo può sembrare una mossa schietta per il pensiero delle IOF: Se è troppo rischioso per “Israele” iniziare una guerra sul suo confine settentrionale”, allora bisogna imporre dei costi – se non direttamente a Hezbollah, allora indirettamente all’Iran e ai suoi alleati iracheni nel nord-est della Siria, come mezzo di “deterrenza”.  Senza dubbio, all’interno di questo calcolo c’è l’idea che, facendo questo, “Israele” piacerà e impressionerà anche gli americani

Ciò che “Israele” “fa” non serve come deterrente… si sta invece intricando in una serie di incendi regionali che possono divampare con una sola scintilla

 – scottando potenti attori regionali e sconvolgendo la regione. 

A “Tel Aviv” potrebbe sembrare che il loro ultimo bombardamento in Siria invii un messaggio conciso a Sayyed Nasrallah. Ma questo è il tipico pensiero lineare israeliano. E la regione non risponde più in modo estensivo ai discorsi della Beltway; gli altri hanno ora un libero arbitrio più sostanziale.

Il 12 agosto, razzi sono piovuti sulle truppe statunitensi presso il giacimento di gas Conoco a Deir Ezzor. Il giacimento di Conoco è il più grande giacimento di gas naturale della Siria ed è uno dei numerosi giacimenti occupati dalle forze statunitensi, che conducono regolarmente operazioni di contrabbando di petrolio verso la regione del Kurdistan in Iraq, dove il petrolio e il gas siriani vengono poi venduti per finanziare le attività dei proxy statunitensi.

Per farla breve, sia la Russia che la Siria sono determinate ad espellere con la forza l’occupazione americana dal nord-est della Siria – e a liberare le risorse energetiche del Paese.

Ma “l’intrico” è ancora più complesso: l’attacco al giacimento di Conoco arriva appena due giorni dopo che l’ISIS ha condotto il suo attacco più letale all’Esercito Arabo Siriano (SAA) quest’anno, uccidendo 33 soldati nella stessa regione (Conoco) dove gli Stati Uniti hanno rafforzato la loro presenza.

Si tratta del quarto attacco dell’ISIS in Siria in meno di un mese, e pochi giorni dopo che una massiccia esplosione vicino al Santuario di Sayyida Zaynab, alla periferia di Damasco, ha causato oltre due dozzine di vittime.

Qual è la natura dell'”intrico qui”? La base di Al-Tanf è un’altra enclave occupata dagli Stati Uniti, conosciuta come l’area di “55 km” vicino al triangolo di confine tra Siria, Iraq e Giordania, nel sud-est della Siria. E qui l’intrico ha radici profonde: Ci sono le forze americane che si suppone siano orientate a combattere l’ISIS, ma le forze islamiste radicali sono radicate in gran parte di questa “zona sicura” statunitense. A giugno, il quartier generale del Maghawir al-Thawra è stato bombardato all’interno dell’area di 55 km. Le dichiarazioni degli Stati Uniti sono state poco trasparenti, ma hanno sottinteso un ruolo russo. La Russia, a sua volta, ha indicato che i combattenti di Maghawir al-Thawra hanno piazzato una bomba sul ciglio della strada che ha causato vittime militari russe.

La Siria, a quanto pare, si sente finalmente in grado di “ripulire le stalle di Augia siriane” dai suoi insorti estremisti. Vogliono ripulirli da Al-Tanf e da Idlib – e stanno agendo con il sostegno russo e iraniano.

La complicazione è che la Turchia ha sostenuto i gruppi radicali in Siria – in particolare nella provincia di Idlib – in più, ha le sue forze alla frontiera nord-orientale della Siria, che combattono i militanti curdi del PKK.

Eppure “Israele” immagina che colpendo gli “asset” iraniani in Siria possa scoraggiare Hezbollah nell’area delle Fattorie di Sheba’a, nel Libano occupato. L’ipotesi di “Israele” è sbagliata – e le sue azioni scatenano la rabbia di questa triade di grandi attori. Ciò rafforza la loro determinazione a vendicarsi. La regione è una scintilla secca. Una scintilla sarebbe sufficiente.

Sia la Siria che l’Iraq sono sull’orlo della metamorfosi, sulla scia del cambiamento tettonico che sta investendo la regione e della fusione dei BRICS, della SCO e della Comunità Economica Eurasiatica in un unico grande blocco – annunciata per la fine di agosto. 

Il cambiamento è ineluttabile. Se “Israele” interviene – immaginando di aiutare l’America – è probabile che si riveli un errore strategico: la sua potrebbe essere proprio la scintilla che incendia questa transizione intricata. Qualsiasi conflitto che possa scoppiare non risparmierà “Israele”.

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-alastair_crooke__israele_e_lerrore_strategico_che_pu_infiammare_tutta_lasia_occidentale/39602_50688/

Di Red

„Per ottenere un cambiamento radicale bisogna avere il coraggio d'inventare l'avvenire. Noi dobbiamo osare inventare l'avvenire.“ — Thomas Sankara

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