In merito al terribile incidente sul lavoro che, nella notte tra mercoledì e giovedì, ha provocato la morte di cinque operai, travolti sulla linea ferroviaria Torino-Milano da un treno in transito a 160 km orari mentre erano al lavoro sui binari, la procura di Ivrea ha aperto un fascicolo per disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo. Al momento, a carico di ignoti. A margine della tragedia i sindacati, sia confederali che di base, hanno lanciato una mobilitazione: la Cgil proclamando uno sciopero di 4 ore, mentre il sindacato di base USB ha sfidato la Commissione di Garanzia sulla legge 146 (che limita il diritto di sciopero nei servizi essenziali) proclamando uno sciopero di 24 ore. Il tutto accade mentre sta per partire un’importante campagna firme per l’introduzione, nell’ordinamento italiano, del reato di omicidio sul lavoro. Perché la morte dei cinque operai sulla ferrovia non è una tragedia isolata, ma solo un nuovo capitolo che fa più rumore in una scia di sangue continua: fino ad ora nel 2023 sono 450 le persone che hanno perso la vita sul lavoro in Italia, fanno 2,4 morti al giorno di media, domeniche e festività comprese.

I cinque operai deceduti, tutti dipendenti della società Sigifer di Borgo Vercelli, di età comprese tra i 22 e i 52 anni, stavano effettuando alcuni lavori di manutenzione sul binario 1 della stazione quando verso la mezzanotte un treno merci è sopraggiunto, falciandoli, per poi fermarsi a un chilometro di distanza. I cadaveri sono stati identificati alle prime ore dell’alba. Altri due loro colleghi sono rimasti feriti nell’incidente e sono ora sotto osservazione in ospedale a Chivasso. Il treno regionale, diretto a Torino, stava viaggiando con 11 vagoni vuoti, che dovevano essere spostati. Al vaglio degli inquirenti ci sono le immagini delle telecamere di videosorveglianza della stazione, che potrebbero fornire dettagli significativi per la ricostruzione della dinamica della strage. La pm Giulia Nicodemi, che coordina le indagini per la procura di Ivrea, ha disposto l’acquisizione dei primi video, a cui si sommeranno le informazioni raccolte dai rilievi dei Carabinieri e della Polfer. Al centro degli accertamenti ci saranno le comunicazioni che forniscono agli autisti dei convogli informazioni sullo stato dei binari, sull’orientamento dei cambi e sull’eventuale presenza di lavori di manutenzione.

Ferrovie dello Stato – che ha fatto partire un’inchiesta interna – ha dichiarato che «per quanto riguarda la velocità del treno investitore, le condizioni della linea gli consentivano in quel tratto di raggiungere una velocità massima di 160 chilometri orari», ma che «i lavori – secondo procedura – sarebbero dovuti iniziare soltanto dopo il passaggio di quel treno». L’azienda comunica ancora che, sotto indagine, vi è il rispetto della procedura di sicurezza vigente: «Questo genere di interventi di manutenzione, che nello specifico riguardavano il cosiddetto armamento (binari, traverse, massicciata), RFI le affida anche a imprese esterne qualificate e certificate, e si eseguono come previsto in assenza di circolazione dei treni. Il cantiere può essere attivato, quindi, soltanto dopo che il responsabile della squadra operativa del cantiere, in questo caso dell’Impresa, ha ricevuto il nulla osta formale ad operare, in esito all’interruzione concessa, da parte del personale abilitato di RFI».

Quel che è certo è che i sindacati sono sul piede di guerra. Il segretario nazionale della Ggil, Maurizio Landini, ha indetto per oggi uno sciopero di 4 ore che coinvolgerà i dipendenti della società RFI, addetti alla gestione e esecuzione della manutenzione alle infrastrutture; altri due scioperi sono in programma per lunedì a Vercelli e in Piemonte. «È necessario un intervento urgentissimo delle Istituzioni affinché vengano rispettate in modo perentorio le norme di sicurezza che esistono e che potrebbero salvare moltissime vite. Va istituito anche un aiuto alle famiglie delle vittime di omicidio sul lavoro – hanno fatto sapere con un comunicato Cgil Fillea e Feneal Uil –. In attesa che le Autorità competenti accertino la dinamica effettiva della strage e perseguano le eventuali responsabilità dell’accaduto in tempi brevi, esprimiamo il nostro cordoglio alle famiglie dei lavoratori uccisi».

L’Unione Sindacale di Base (USB) ha invece deciso di indire uno sciopero di 24 ore, partito alle 15:36 di ieri, diramando un comunicato molto duro: «Il gravissimo incidente ferroviario che stanotte a Brandizzo ha ucciso cinque lavoratori della manutenzione ferendone altri due, è l’ennesimo episodio di una storia già scritta, fatta di appalti, privatizzazioni, mancato rispetto delle norme di sicurezza, aumento dei ritmi di lavoro, riduzione del personale. Il risultato sono gli assassinii sul lavoro, oggi cinque corpi smembrati da un treno che passava a 160 km/h e che si è fermato un chilometro dopo avere investito gli operai. Vogliamo che chi mette a rischio la vita dei lavoratori paghi con pene severe il suo crimine. Vogliamo la tutela totale per i lavoratori che denunciano omissioni sulla salute e sicurezza». Dopo l’annuncio, l’USB ha ricevuto formale invito dalla Commissione di Garanzia sulla legge 146 a ridurre a sole 4 ore lo sciopero nazionale delle ferrovie e a limitarlo al solo settore delle manutenzioni della Rfi. Categorica la risposta di Usb, che non arretra: «La gravità di quanto accaduto a Brandizzo ed il ripetersi di questi eventi drammatici necessitano di una risposta forte. C’è un concorso di colpa di quanti hanno promosso le privatizzazioni e la diffusione degli appalti, provocando una riduzione clamorosa delle tutele ed una precarizzazione del lavoro che non può che produrre anche un indebolimento del sistema di sicurezza sul lavoro. Anche in altri settori del lavoro le nostre strutture si stanno mobilitando, proclamando agitazioni e astensioni dal lavoro tra oggi e domani. C’è bisogno di ampliare le proteste, non certo di ridurle».

Nel frattempo, da alcuni giorni è stata ufficialmente lanciata la raccolta firme per l’introduzione del reato dell’omicidio e delle lesioni gravi o gravissime sul lavoro nell’ordinamento italiano. A promuoverla sono la stessa Usb e Rete Iside, che hanno annunciato che la campagna partirà lunedì 4 settembre con eventi e banchetti in centinaia di posti di lavoro (ma la proposta di legge di iniziativa popolare potrà essere sottoscritta anche con firma digitale sul sito dell’iniziativa). Lo slogan della campagna è “Fermiamo la strage, firma ora!”. Un messaggio che, dopo l’ennesimo massacro, appare sempre più urgente.

[di Stefano Baudino]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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