Le elezioni presidenziali hanno confermato il primato del partito di governo, ma a lungo termine potrebbero esserci importanti cambiamenti nella politica della città-Stato.

Il 1º settembre si sono tenute le elezioni presidenziali a Singapore, al fine di scegliere il nome del successore di Halimah Yacob, eletta nel 2017 e diventata in quell’occasione la prima donna a ricoprire questa carica. Il responso delle urne ha dato ragione a Tharman Shanmugaratnam, ex vice primo ministro, che ha ottenuto il 70,40% delle preferenze. Sebbene la carica di presidente di Singapore sia prevalentemente cerimoniale, gli analisti consideravano queste elezioni come un barometro del sentimento pubblico nei confronti del partito al governo in un momento difficile dal punto di vista economico.

Shanmugaratnam, da tempo figura di spicco del partito al potere, il Partito d’Azione Popolare (People’s Action PartyPAP), si è dimesso dal governo e dal partito per prendere parte alle elezioni presidenziali, alle quali tutti i candidati devono presentarsi come indipendenti. Se, nel 2017, Halimah Yacob era stata l’unica candidata alla massima carica, questa volta Shanmugaratnam ha dovuto sfidare altri due candidati, Ng Kok Song (15,72%) e Tan Kin Lian (13,88%). “Credo che sia un voto di fiducia a Singapore. È un voto di ottimismo per un futuro in cui possiamo progredire insieme”, ha affermato Shanmugaratnam in un discorso prima dell’annuncio dei risultati.

L’elezione di Shanmugaratnam va dunque a confermare il potere incontrastato del PAP, che governa ininterrottamente la città-Stato dal 1959, prima ancora dell’indipendenza del 1965. Come detto, la figura presidenziale ha prevalentemente un ruolo cerimoniale, mentre l’indirizzo politico viene dettato dal primo ministro, attualmente Lee Hsien Loong, in carica dal 2004. Gli analisti hanno affermato che la vittoria schiacciante del candidato considerato più vicino all’establishment è un segno che i singaporiani generalmente hanno ancora fiducia nel partito al potere.

Nonostante l’obbligo per i candidati di partecipare come indipendenti, con il passare del tempo le elezioni presidenziali stanno assumendo un carattere politico sempre più rilevante. In particolare, la tornata elettorale di quest’anno è stata vista come un banco di prova in vista delle elezioni generali previste per il 2025, in cui il PAP partirà ancora una volta come favorito. All’interno del partito, si temeva un calo dei consensi dovuto non solo alla situazione economica stagnante, ma anche ad alcuni scandali che hanno recentemente coinvolto esponenti del PAP, come un’indagine per corruzione sul ministro dei Trasporti e le dimissioni di due legislatori in seguito ad alcune rivelazioni scottanti su relazioni amorose illegittime.

Le elezioni presidenziali vengono sempre più trattate come elezioni generali”, aveva detto all’agenzia di stampa francese AFP Mustafa Izzuddin, analista politico della società di consulenza Solaris Strategies Singapore, intervistato alla vigilia delle elezioni presidenziali. “Si prevede un aumento del voto di protesta a causa dei vacillanti sentimenti di base nei confronti del governo al potere“. In effetti, nonostante il 70,40% delle preferenze ottenute da Shanmugaratnam, il PAP sta vivendo un calo di consensi rispetto al passato, se pensiamo che nel 2017 l’opposizione non era neppure stata in grado di presentare un candidato per contrastare la formazione di governo.

Tuttavia, alle elezioni legislative del 2020, il PAP fece registrare un calo di circa nove punti percentuali rispetto alle precedenti legislative, palesando come vi sia un crescente malcontento nei confronti del partito che ha egemonizzato la politica di Singapore per oltre sessant’anni. Secondo gli analisti, sono soprattutto le nuove generazioni a votare contro il PAP, il che lascia presagire che nei prossimi anni ci sarà un progressivo calo dei consensi nei confronti del partito di governo. Il PAP, formazione di centro-destra, deve guardarsi soprattutto dall’emergere del socialdemocratico Partito dei Lavoratori (Workers’ Party, WP), oggi considerato come la più credibile forza di opposizione, sebbene in passato molti dei suoi militanti siano stati perseguitati e arrestati con l’accusa di essere marxisti.

Per inciso, al momento appare difficile che il PAP non vinca anche le elezioni del 2025, partendo da un vantaggio netto rispetto alle altre formazioni politiche. Tuttavia, un nuovo calo di consensi potrebbe contribuire ad aprire una breccia nella solida struttura del potere che il PAP ha costruito sin dal 1959, con possibili importanti novità per la vita politica di Singapore. In questi anni, il PAP ha sempre mantenuto un atteggiamento filo-occidentale, garantendosi la protezione degli Stati Uniti, al punto che Singapore è stato uno dei pochi Paesi asiatici ad applicare le sanzioni antirusse. Un indebolimento del PAP potrebbe dunque portare anche a cambiamenti importanti in materia di politica estera, vista anche la crescente influenza cinese nella regione del sud-est asiatico.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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