Quando ancora non si sono spenti gli echi delle commemorazioni del 50° anniversario del colpo di Stato in Cile contro il governo di Unità Popolare, un’occasione per ricordare – come ha fatto lo storico Mario Amorós nella sua ristampa della biografia del presidente Salvador Allende – le responsabilità di coloro che lo hanno incoraggiato, promosso ed eseguito, senza escludere importanti settori politici che si spingono fino alla Democrazia Cristiana, la destra spagnola fa un altro giro di vite nella sua pericolosa strategia di destabilizzazione.

di Mauricio Valiente* – Mundo Obrero

Lo abbiamo sperimentato nella precedente legislatura con le loro continue allusioni all’illegittimità del governo, con un discorso demagogico che ha dato loro la falsa percezione di ottenere una vittoria che avrebbe permesso loro di riprendere la Moncloa. Il rischio di questo tipo di affermazioni, in cui si squalifica fino all’assurdo il nemico, in questo caso il governo di coalizione che ha agito quasi con la forza contro la volontà della stragrande maggioranza, è che finisca per diventare una verità dogmatica per chi la usa. Lo abbiamo visto anche nelle ultime settimane, quando continuavano a sostenere di aver vinto le elezioni nonostante l’evidenza che in un regime parlamentare come il nostro la somma dei voti al Congresso è l’unico criterio valido per determinare chi governa.

Ma c’è un rischio maggiore. Il continuo richiamo all’illegittimità che si è verificato in passato e che ora si riproduce in uno scenario avanzato, forzando allo stesso tempo una seduta di investitura intesa come esercizio di agitazione, porta a un’instabilità che potrebbe sfociare in scenari di violenza o insubordinazione dei poteri dello Stato. Abbiamo il pericoloso precedente della magistratura, che opera a mandato scaduto secondo criteri di parte e con la stessa intensità con cui si denunciano le ingerenze dei politici (e c’è ancora qualche ingenuo che asseconda la favola dell’indipendenza giudiziaria). Non mancheranno argomenti pseudo-giuridici o moralistici per chi cerca di ignorare i risultati delle urne, come è accaduto di recente negli Stati Uniti, in Brasile o nei molteplici scenari del lawfair. Che la forma più attuale di attacco alla sovranità popolare sia un anglicismo non è una semplice coincidenza; sappiamo già da dove operano i laboratori della nuova destra.

Pericolosa strategia di difficile ritorno

L’appello alle mobilitazioni contro l’eventuale amnistia e l’appello dell’ex presidente José María Aznar alla ribellione nazionale rappresentano una pericolosa pietra miliare della strategia della destra, da cui è difficile tornare indietro. Non saremo noi della sinistra a negare l’uso della mobilitazione sociale e l’aspirazione a profondi cambiamenti nella nostra società. No, il problema non è che la destra si esprima di fronte a un’opzione che non le piace. La gravità della situazione attuale è la strategia di destabilizzazione che sta alla base dei passi e degli appelli che sono stati fatti. Un piano che, al di là dell’azione politica, spinge i poteri egemoni dell’economia, della società e dello Stato a ignorare un possibile governo che, per quanto poco gradito, sarà – se alla fine si raggiungerà un accordo – quello che si assumerà la responsabilità di adempiere ai propri obblighi costituzionali.

Nel contesto attuale, il tamayazo che ha avuto luogo nell’Assemblea di Madrid nell’estate del 2003 non è il più grave degli scenari possibili. Dal PCE abbiamo sempre insistito sulla necessità di un’azione politica che combini il gioco istituzionale con l’impulso della mobilitazione sociale, cosa che oggi è particolarmente rilevante. Di fronte a discorsi destabilizzanti, difendiamo la democrazia, di fronte a velate minacce, assicuriamo il rispetto delle maggioranze nelle istituzioni e di fronte agli interessi di una minoranza che non vuole altro che salvaguardare i propri interessi, sviluppiamo il progetto di unità popolare che metta al centro le esigenze della maggioranza sociale, la garanzia dei diritti e la costruzione di un nuovo Paese che riconosca la sua natura plurale e rompa definitivamente con i vincoli ideologici, economici e istituzionali del franchismo.

*Capo del dipartimento Ideologico del PCE

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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