Ferdinando Pastore

Il Consiglio Ue ha chiesto una “pausa umanitaria” per permettere agli aiuti di arrivare nella Striscia di Gaza, dove continuano l’assedio totale e i bombardamenti israeliani. Una posizione che anche semanticamente segnala l’ignavia di quest’Europa.

Bruxelles e la pausa umanitaria

Nella diplomazia dai protocolli automatizzati, dove si riproducono impulsi robotizzati e si disperde l’uso della ragione perché la guerra possa diventare candida risposta di civiltà o il razzismo monumento della libertà, i morti appaiono mere somme aritmetiche.

Corpi aggrovigliati, membra inghiottite dall’asfalto, organi spiattellati sulle macerie, fanno cinquecento al giorno. La conta quotidiana assume la forma dell’anonimo. Si viaggia con questa media che non buca lo schermo. Così anche un genocidio, ora dopo ora, si avvera in gestione d’impresa e disperde la carica d’orrore.

Il sentimento di sgomento adattato alla razionalità della missione aziendale viene assorbito da una vuota trasparenza; il disumano è disciplinato dalla regolarità del trend.

Nel grande regno del management di casa a Bruxelles, i tecnici della mediocrità posti ai vertici della bottega europea discutono dei conflitti con il medesimo spirito di una mission briefing. Si impantanano sull’ordinarietà delle formule linguistiche perché l’obiettivo del brand guerra non si disperda in ingenuità umanitarie o nella saggezza politica.

A chi ancora ragiona sulla complessità del mondo e propone una pausa al terrore si risponde con il termine pause, tanto per dire che il macabro pallottoliere delle vittime potrà ogni tanto essere messo in attesa, ma mai smettere di continuare l’addizione.

Rudolf Höss fu comandante ad Auschwitz, le sue memorie sono state raccolte da Einaudi in un funereo libro la cui lettura non spaventa nell’immediatezza delle parole scritte, ma solo una volta riannodati i fili dei ragionamenti espressi. Quando traspare la glacialità impiegatizia degli alti incarichi che osservano con occhio ebete l’ebbrezza della performance.

La sua competenza si restringeva nell’assillo per il risultato, nello stratagemma più appropriato ai canoni dell’efficienza. Höss era indifferente alla carne umana ammucchiata nella sua società per azioni specializzata in atrocità. E anche la sua intelligenza a volte si concedeva pause compiaciute.

Di Red

„Per ottenere un cambiamento radicale bisogna avere il coraggio d'inventare l'avvenire. Noi dobbiamo osare inventare l'avvenire.“ — Thomas Sankara

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