Giornata nera per l’ambiente ieri a Strasburgo, dove è passata la linea meno ambiziosa sulla riduzione degli imballaggi in plastica ed è stato bocciato il taglio dei pesticidi entro il 2030. Nel primo caso, sebbene gli obiettivi generali di riduzione dei rifiuti plastici siano stati confermati dalla camera UE, è per ora saltato il divieto di utilizzo per alcuni imballaggi definiti “non essenziali”. Con grande soddisfazione dell’Italia, sono state concordate inoltre anche una serie di esenzioni sugli obblighi del riuso per specifici settori industriali. Nessuna posizione negoziale è stata invece trovata per il tema del taglio dei pesticidi entro il 2030. È stata infatti bocciata la relazione dell’eurodeputata dei Verdi, Sarah Wiener, sulla proposta della Commissione europea incentrata sull’uso sostenibile dei pesticidi, che avrebbe rappresentato il mandato del Parlamento nei negoziati con gli Stati membri.

Con 426 sì, 125 no e 74 astenuti, il Parlamento Europeo ha adottato il mandato negoziale sul regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggio ridimensionando in maniera assai significativa la proposta originariamente partorita dalla Commissione europea, nonché la relazione passata sul tema in commissione ambiente. Il cuore delle indicazioni iniziali delle istituzioni Ue si muoveva attorno a una serie di specifiche direttrici, tra cui spiccavano il riutilizzo dei contenitori con obiettivi minimi per le aziende, il divieto per gli imballaggi “non essenziali”, la progettazione entro il 2030 della totalità degli imballaggi atta a garantire il riciclo al 100% e percentuali obbligatorie di contenuto riciclato che i produttori sono chiamati a inserire nei nuovi imballaggi. Oggetto delle critiche dell’Italia era in particolare la norma concernente gli obiettivi obbligatori delle aziende sul riuso, rispetto a cui è stata approvata una deroga ove il Paese membro raggiunga l’85% di raccolta separata per il riciclo nel biennio 2026-27. Con il voto dell’Europarlamento è inoltre ufficialmente saltato il divieto di uso per determinate tipologie di imballaggio “non essenziali”, come ad esempio le confezioni monouso per i prodotti da doccia degli hotel e le pellicole termoretraibili per i bagagli negli aeroporti. No anche al divieto di immissione nel commercio di involucri di plastica monouso usati per i prodotti ortofrutticoli, come ad esempio le buste usate per confezionare l’insalata. Un ampio ventaglio di esenzioni è stato poi concesso sugli obblighi di riutilizzo delle confezioni per la vendita di vino e spumante.

Niente da fare anche per la relazione dell’eurodeputata verde Sarah Wiener sulla proposta della Commissione in merito all’utilizzo sostenibile dei pesticidirespinta con 299 contrari e 121 astenuti (207 i favorevoli). La norma mirava a una riduzione entro il 2030 del 50% dell’uso dei prodotti fitosanitari chimici e del 65% dei “prodotti più pericolosi” rispetto a quello che è stato l’utilizzo medio tra il 2013 e il 2017 (mentre la Commissione aveva proposto per entrambi una riduzione del 50% rispetto alla fase 2015-2017). Il Parlamento ha confermato – come da proposta dell’esecutivo Ue – il no all’uso di pesticidi chimici nelle “aree sensibili”, escludendo però quelli autorizzati per l’agricoltura biologica e il controllo biologico. Dopo averlo bocciato, il Parlamento Europeo ha anche respinto la richiesta di rimandare il testo di Wiener in commissione ambiente. In teoria, in seguito a un intervento del Consiglio, gli eurodeputati avrebbero una seconda occasione di voto, ma non sembrano esserci i tempi per arrivare a un eventuale semaforo verde dell’aula prima della fine della legislatura. Ad occuparsene sarebbe, dunque, il Parlamento che si formerà dopo le elezioni.

Ancora una volta, l’Europa ha perso un’importante occasione per tracciare con i fatti un serio percorso in favore della cosiddetta transizione ecologica. Negli scorsi giorni, d’altronde, è emerso da questo punto di vista un altro indicatore estremamente eloquente: la decisione della Commissione di rinnovare l’utilizzo del glifosato – erbicida inquadrato alcuni anni fa dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms come potenzialmente cancerogeno – per altri 10 anni, obiettivo di un gruppo di multinazionali europee della chimica, che avevano fortemente spinto per tale soluzione. Nel frattempo, negli Stati Uniti, si moltiplicano le sentenze che indirettamente confermano la pericolosità della sostanza. L’ultima, in ordine di tempo, è quella inflitta al colosso Bayer (che ha acquisito la Monsanto), che sarà chiamata a risarcire con oltre 1,5 miliardi di dollari alcuni agricoltori che le hanno intentato causa sostenendo di essersi ammalati di tumore a causa dell’esposizione a un prodotto a base di glifosato.

[di Stefano Baudino]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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