Giuseppe Lorenzetti

La tragica morte di Giulia per mano di Filippo, il suo ex fidanzato, può in qualche modo anche essere vista come l’ennesimo grido d’allarme di una generazione minata, in larga misura, da un profondo disagio psichico. Mentre i media e le istituzioni cavalcano la tragedia, proponendo facili slogan e soluzioni fittizie, i “figli del progresso” fanno di tutto per chiedere aiuto: incremento dei tentati suicidi del 75 % negli ultimi due anni, centinaia di migliaia di ragazzi vivono chiusi in casa, isolati, senza alcuna interazione sociale, aumentano le dipendenze classiche da sostanze, le dipendenze da schermi, i disturbi depressivi, l’ansia, gli attacchi di panico e, naturalmente, i casi di violenza.

Tuttavia è inutile citare dati Istat e report di Federazioni mediche e psicologiche, poiché chi non vuol vedere, continuerà a tenere gli occhi chiusi, finché forse non sarà toccato personalmente. Ad aiutarlo in questa impresa, ci saranno i giornali e i telegiornali che lo svieranno dalla radice del problema, alimentandolo allo stesso tempo.

Il ragazzo, Filippo, stando a ciò che è emerso e senza assolutamente volergli togliere la responsabilità della sua azione, è forse un perfetto rappresentante, seppur estremizzato, della fragilità e del male oscuro che affligge tanti ragazzi e ragazze della sua generazione. Adolescenti, giovani uomini e giovani donne che crescono in una società ormai completamente nelle mani del mercato, una società nichilista, incapace di generare significati e appartenenze, che partecipa attivamente alla disgregazione dei legami sociali e familiari, e allo smantellamento dell’educazione (MalaScuola, E. Frezza).

La maggior parte dei ragazzi non ha più punti di riferimento e vive, complice l’onnipresenza della tecnologia, in uno stato di semi-ipnosi e di alienazione dalla realtà che li circonda. Sono impreparati alle relazioni, a interagire con l’alterità. Sono impreparati alla fatica, al fallimento, alla solitudine, e dunque, sono impreparati ai “no”. Credo che questa aggressività, che Filippo, ha così drammaticamente espresso, altro non sia che l’altra faccia della depressione, una depressione dilagante, che, nell’incapacità di elaborazione e di trasformazione, trova il suo sfogo nella violenza verso sé stessi o verso gli altri.

Così, mentre gli stessi giornali che denunciano il maschilismo, intervistano e pubblicizzano pseudo cantanti, capaci di versi quali “Hey tro*a! Vieni in camera con la tua amica porca, quale? Quella dell’altra volta. Faccio paura, sono di spiaggia, vi faccio una doccia, pinacolada, bevila se sei veramente grezza, sputala, poi leccala, leccala”; in pochi hanno il coraggio di guardare in faccia la realtà. La realtà di un mondo, quello delle cosiddette “democrazie occidentali”, ormai quasi completamente perso nella sua ipocrisia, dove tanti uomini e tante donne, si sentono così impotenti di fronte alla corruzione in atto in ogni aspetto della nostra società, che preferiscono far finta di nulla e adeguarsi a una subdola propaganda, cercando di sopravvivere come possono, al prezzo di dimenticare persino i propri figli. Il malessere dei giovani e degli adolescenti, come spiego nel mio Adolescenza, riflessioni politicamente scorrette (Emi, 2023), è però il segnale che questa vita, così scevra di significato, di ispirazioni, di ideali e di verità, non è più sostenibile. È il sintomo della fine di un tempo e della necessità, più che mai urgente, di un cambiamento, che non può che nascere da un lavoro interiore in ognuno di noi.

In occasione di una presentazione a Salerno, una studentessa di un liceo cittadino, mi ha chiesto: “Ma secondo te, perché siamo così tanto presi di mira? Così tanto ostacolati?”. Le ho risposto che quando qualcuno ha un grande nemico, significa che ha anche un grande valore da esprimere. E poi le ho ricordato la Prima Lettera ai Corinzi (10:13), dove sta scritto: “Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare.”

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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