Immagine di Dina Boluarte e alle spalle suoi contestatori

Un anno dopo l’ascesa al potere di Dina Boluarte, che scatenò proteste in cui morirono più di 60 persone, il popolo peruviano manifesterà  nuovamente a Lima e in varie regioni. Le mobilitazioni saranno per chiedere che “Tutti se ne vadano”, cioè le dimissioni di Boluarte, la chiusura del Congresso e la riorganizzazione della Procura, coinvolta in uno scandalo di corruzione. Le nuove giornate di protesta avvengono nel mezzo di un  scandalo di corruzione che coinvolge il Procuratore Generale della Nazione, Patricia Benavides, come presunto leader di un’organizzazione criminale. Questa organizzazione avrebbe cercato di “influenzare illegalmente le decisioni dei deputati” per la nomina del difensore civico, la squalifica dell’ex procuratore nazionale, Zoraida Ávalos, e il licenziamento dei membri della JNJ, in cambio dell’avvio di indagini contro i legislatori.
Infatti, in seguito a questo scandalo, migliaia di cittadini si sono mobilitati a Lima sabato 2 dicembre per esprimere il loro rifiuto, in anteprima di ciò che si prevede nelle prossime marce. Di fronte alle nuove proteste, l’Ufficio del Difensore civico ha invitato alla non violenza e ha ricordato il ruolo della Polizia nel garantire lo sviluppo di manifestazioni pacifiche. “Secondo la legge esistono manuali operativi, il loro intervento deve essere graduale e l’uso massimo della forza può essere fatto solo in circostanze eccezionali dopo aver esaurito altre forme di controllo dell’ordine”, hanno precisato.
Come è noto, nelle proteste tra dicembre 2021 e marzo 2022, la Polizia ha fatto uso eccessivo della forza, commettendo, secondo le organizzazioni internazionali, gravi violazioni dei diritti umani.
Di conseguenza, sono morti più di cinquanta cittadini che oggi chiedono giustizia, un’altra richiesta che sarà ricordata nelle nuove proteste indette dal Coordinatore unitario nazionale di lotta (CNUL). Il CNUL è una piattaforma che riunisce diverse organizzazioni della società civile come la Confederazione Generale dei Lavoratori del Perù (CGTP), il Coordinatore Nazionale dei Diritti Umani (CNDDHH), tra gli altri.
In Perù sta correndo voce di una possibile liberazione del criminale ex presidente Alberto Fujimori. Ciò soddisfa la figlia Keiko, anche lei in attesa di processo, ma se ciò avverrà vi saranno altre mobilitazioni del popolo peruviano perché Alberto Fujimori resti in prigione.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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