«Dall’aprile 2019 a oggi sono stati spesi circa 34 miliardi per un importo medio mensile a famiglia di 540 euro al mese». A fornire queste cifre che certificherebbero, almeno sulla carta, il fallimento del reddito di cittadinanza è stato, in un’intervista di sabato 9 dicembre a la Repubblica, Vincenzo Caridi, dal 2022 direttore generale dell’Inps. Peccato che le cifre siano del tutto sbagliate. Ciononostante, sono state riprese pedestremente, senza verifica alcuna, dai mezzi di informazione, con titoli roboanti, facendo così da stampella alle dichiarazioni di diversi esponenti di governo, in particolare Fratelli d’Italia, volti ad attestare il disastro del reddito di cittadinanza, accanendosi su una misura che è stata, peraltro, già abolita.
“Disastro a 5 Stelle. Ciascun assunto con il reddito grillino è costato 22 milioni” (IlGiornale); “Fallimento del Reddito di cittadinanza, quanto ci è costato ogni posto di lavoro” (IlTempo); “Ecco quanto ci è costato il reddito di cittadinanza: i calcoli dell’Inps” (IlGiornale); “Reddito di cittadinanza, i conti del fallimento: ogni contratto di lavoro è costato 22 milioni di euro” (Secolo d’Italia); titolano alcuni quotidiani che hanno copiato e incollato la “notizia”, certificando senza alcuna verifica delle dichiarazioni non suffragate da alcun dato dimostrativo, ed anzi smentite dal rapporto della Corte dei Conti.
Sui media di area governativa è un concerto all’unisono: per Libero, per esempio, «Il reddito di cittadinanza, la misura grillina varata dall’allora governo Conte, è stato un disastro per le casse dello Stato e quindi di tutti noi», evidenziando così che l’eredità di questo “fallimento” è del governo grillino, «quando nella gestione della finanza pubblica la fantasia contava più del portafoglio». Lo stesso spartito viene suonato da Il Giornale di Alessandro Sallusti, secondo cui «Il flop del Reddito di cittadinanza sta tutto nei numeri»; Il Secolo d’Italia (che riporta il commento indignato del vicepresidente vicario del gruppo di Fratelli d’Italia, Raffaele Speranzon), Il Tempo e La Voce del Patriota, che parla di “disastro pentastellato”.
Gli stessi media, citando ancora Caridi, evidenziano che il meccanismo di inserimento nel mercato del lavoro sarà migliorato grazie a SIISL, la misura introdotta dal governo Meloni a partire dallo scorso primo settembre. Dal primo gennaio, infatti, il reddito di cittadinanza sarà sostituito dall’Assegno di inclusione. Così facendo, si rispolvera la vecchia propaganda sul fallimento del RdC, reo di aver creato schiere di fannulloni e nullafacenti. Proprio nell’intervista a Repubblica, il direttore dell’Inps spiegava che in quattro anni sarebbero state assunte appena 1.500 persone, costate pertanto agli italiani 34 miliardi di euro. Le cose però non stanno così e i dati riportati sono sbagliati.
La Corte dei conti, già in piena pandemia, contava 352.068 persone «con almeno un rapporto di lavoro successivo alla domanda di Rdc». Per verificarlo, nelle redazioni dei giornali, sarebbe bastato leggere un breve rapporto rilasciato dall’Ente incaricato dalla Costituzione di verificare gli impatti economici delle misure politiche, anziché affidarsi acriticamente a dichiarazioni in libertà. Il documento rilasciato a settembre 2021 certificava: «A ottobre 2020 il numero complessivo dei beneficiari soggetti alla sottoscrizione del Patto per il lavoro (i cosiddetti Work Ready) era pari a 1.369.779, mentre coloro che hanno avuto almeno un rapporto di lavoro successivo alla domanda di RdC era di 352.068, di cui 192.851 ancora attivo». Secondo la Corte, «Il 15,4% ha firmato un contratto a tempo indeterminato e il 4,1% un contratto di apprendistato». Tutti gli altri sono contratti a tempo determinato, che non accedono agli sgravi.
[di Enrica Perucchietti]