Entro la fine di febbraio 2024, l’Europa avrà sprecato 2,2 miliardi di euro in farmaci antivirali contro il Covid-19, come il Paxlovid. Secondo un’analisi portata a termine dal Financial Times, infatti, milioni di dosi sono andate sprecate per via delle complicate procedure volte a stabilire chi potesse ricevere i farmaci. Mentre negli Stati Uniti l’accesso al Paxlovid era relativamente semplice, in Paesi come Regno Unito, Francia, Spagna e Italia le procedure sono state molto più complesse, al punto che 1,5 milioni di dosi – per un valore complessivo di 1,1 miliardi – sono già scadute, nonostante le date di utilizzo siano state prorogate fino a 12 mesi. Secondo alcuni analisti, i Paesi potrebbero aver acquistato un eccesso di Paxlovid quando sono aumentati esponenzialmente i contagi per la variante Omicron, ma il calo dei casi e la riduzione dei test hanno ridotto drasticamente l’utilizzo di tali antivirali.

Nello specifico, ha spiegato il Financial Times, alcuni Paesi potrebbero aver acquistato il Paxlovid – concepito per essere somministrato ai pazienti poco dopo essere risultati positivi al virus – in dosi massicce alla fine del 2021, quando esso è diventato disponibile, ma non sono stati in grado di somministrare tutte le scorte prima della scadenza. Il Paese europeo che conta il maggior numero di farmaci scaduti è il Regno Unito. Nel dicembre 2021, al culmine dell’ondata Omicron, Londra aveva acquistato ben 2,75 milioni di dosi di Paxlovid, ma 1 milione di queste – per un valore di 700 milioni di dollari – sarebbero scadute già all’inizio di dicembre; 550.000 dosi andranno a scadenza a febbraio e altre 650.000 entro la fine di giugno. Inoltre, più di 200.000 dosi di Paxlovid sono scadute prima di poter essere utilizzate in Spagna e circa 100.000 in Francia e in Italia. Negli Stati Uniti, nel 2023 sono state prescritte circa 5,3 milioni di dosi, il 24% in meno rispetto all’anno precedente. L’esecutivo Usa si è allora accordato con Pfizer per la restituzione di ben 7,9 milioni di dosi di Paxlovid, con un costo stimato per l’azienda di 4,2 miliardi di dollari. Ha dichiarato Pfizer: “La scadenza e la distruzione delle dosi possono essere una conseguenza inevitabile di una pandemia, un risultato naturale del fatto che i produttori e i governi mirano collettivamente ad affrontare la crisi della salute pubblica in tempi rapidi con l’obiettivo generale di proteggere le loro popolazioni”.

Il fallimento delle politiche di acquisto dei farmaci anti-Covid in Europa e nel nostro Paese è raccontato dai numeri. Il mese scorso, un’analisi svolta da Politico, basata su dati trasmessi da 19 Paesi europei, aveva attestato come almeno 215 milioni di dosi di vaccini contro il Covid-19 acquistate dai Paesi Ue durante la pandemia sarebbero state cestinate, per un costo stimato di circa 4 miliardi di euro. Le statistiche dimostrerebbero infatti come gli Stati membri avrebbero scartato una media di almeno 0,7 vaccini per ogni cittadino. Guardando alla specifica situazione italiana, si registra che nei magazzini già a novembre risultavano scadute più di 46 milioni e mezzo di dosi – il 20% di quelle complessivamente acquistate – per la maggior parte Pfizer/Biontech, per un costo di circa 800 milioni di euro. E, se ciò non bastasse, da qui alla fine del 2026 arriveranno in Italia circa 40 milioni di nuove dosi, quasi tutte marcate Pfizer/Biontech.

[di Stefano Baudino]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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