US Army (USA) M1A1 Abrams MBT (Main Battle Tank), and personnel from A Company (CO), Task Force 1st Battalion, 35th Armor Regiment (1-35 Armor), 2nd Brigade Combat Team (BCT), 1st Armored Division (AD), pose for a photo under the "Hands of Victory" in Ceremony Square, Baghdad, Iraq during Operation IRAQI FREEDOM. The Hands of Victory monument built at the end of the Iran-Iraq war marks the entrance to a large parade ground in central Baghdad. The hand and arm are modeled after former dictator Saddam HusseinÕs own and surrounded with thousands of Iranian helmets taken from the battlefield. The swords made for the guns of dead Iraqi soldiers, melted and recast into the 24-ton blades.

Marquez

L’Iraq ha chiesto ufficialmente il ritiro del contingente militare statunitense presente da circa un decennio. Da Washington è arrivato un diniego perentorio che ricorda a tutti i più distratti osservatori internazionali che in realtà si tratta di una forza di occupazione.

Gli USA rifiutano di ritirare le truppe dall’Iraq

Il premier iracheno Muhammad Sudani ha chiesto ufficialmente il ritiro del contingente militare statunitense presente in Iraq da circa un decennio. Un comunicato dell’ufficio del primo ministro afferma che il paese “vuole un’uscita rapida e ordinata” delle forze della Coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, la cui presenza è “destabilizzante”.

Ma da Washington è arrivato un diniego perentorio che toglie il velo da tante ipocrisie: rifiutarsi di ritirare le proprie forze militari da uno Stato sovrano, nel diritto internazionale, equivale a una dichiarazione di guerra e ricorda a tutti i più distratti osservatori internazionali che in realtà si tratta di una forza di occupazione.

Gli Usa, dopo la scellerata guerra d’invasione contro Saddam Hussain, iniziata con il pretesto della ricerca di presunte “armi di distrazioni di massa”, mai trovate, e per la quale, centinaia di migliaia di morti dopo, sono arrivate le scuse e i “ravvedimenti” di Blair e di Joe Biden, che all’epoca appoggiò le scelte di Bush jr, operano in Iraq e Siria dal 2014 – all’ombra della coalizione internazionale di cui fa parte anche l’Italia – ufficialmente per combattere l’Isis (Daesh), dichiarato sconfitto militarmente nel 2017 in Iraq e nel 2019 in Siria dopo l’intervento diretto della Russia.

Dunque, la necessità di continuare a contrastare l’Isis, come sostenuto dal Pentagono, appare come un pretesto talmente aleatorio che equivale a protrarre a tempo indefinito l’occupazione. Il governo iracheno ha più volte dichiarato che non ha bisogno dell’occupante perché l’Isis è in rotta e sono bastevoli le sue forze.

Alla luce delle ripercussioni in tutto il Medio Oriente dell’aggressione israeliana a Gaza, negli ultimi due mesi si sono intensificati gli scontri tra forze irachene filo-iraniane e forze statunitensi. Le forze USA hanno più volte colpito le milizie di Kata’ib Hezbollah, il ramo iracheno di Hezbollah, che sono parte integrante delle forze di Difesa irachena.

Il 4 gennaio scorso, per la prima volta dopo 4 anni, gli Stati Uniti hanno bombardato la capitale Baghdad uccidendo un leader di un gruppo armato filo-governativo iracheno sostenuto dall’Iran.

Il giorno seguente il governo di Sudani aveva deciso di creare una commissione per trovare la forma adeguata per l’uscita dal Paese delle truppe statunitensi che ancora permangono in Iraq. Una situazione completamente avversa al diritto internazionale che, come sappiamo, da tempo è una formula astratta e propagandistica utilizzata per sostenere le convenienze della potenza di turno. Quasi sempre la stessa

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy