“Noi non consideriamo l’Italia un Paese ostile, ma se partecipa all’aggressione diretta contro lo Yemen, insieme all’America e alla Gran Bretagna, allora si pone in una posizione di ostilità. A meno che non si consideri il bombardamento di Roma da parte di un Paese straniero come un’azione positiva”. Lo afferma in un’intervista all’Adnkronos il membro dell’ufficio politico degli Houthi, Mohammed al-Bukhaiti, nel giorno in cui il Consiglio Affari Esteri (Cae) a Bruxelles discute del via libera alla missione navale Ue per proteggere i mercantili.

“Consigliamo ai Paesi europei di non partecipare all’aggressione contro lo Yemen perché le loro flotte e i loro interessi saranno un obiettivo legittimo delle nostre forze armate ovunque le nostre mani potranno raggiungerli”, prosegue l’esponente degli Houthi, che affronta poi la domanda se i ribelli temono gli attacchi occidentali e per quanto tempo pensano di potervi resistere. Gli Houthi “hanno paura solo di Dio perché la nostra posizione è morale e umanitaria e perché confidiamo nella giustizia della nostra causa. Siamo quindi pronti a combattere fino al Giorno della Resurrezione” del 12mo imam, replica al-Bukhaiti, ricordando che “non è la prima volta che l’America e la Gran Bretagna ci attaccano. Già da otto anni hanno lanciato contro di noi un’aggressione militare attraverso le loro marionette nella regione e ne siamo usciti vittoriosi”.

L’obiettivo degli attacchi nel Mar Rosso non è quello di “affondare o sequestrare” le navi legate allo Stato ebraico piuttosto spingerle a “cambiare rotta per aumentare il costo economico per Israele”, dichiara al-Bukhaiti, secondo cui si tratta di uno strumento di “pressione” per convincere lo Stato ebraico a “fermare i suoi crimini a Gaza e consentire l’ingresso di cibo, medicine e carburante per i suoi abitanti assediati”. Per l’esponente del politburo degli Houthi, colpire le navi che si sono rifiutate di “rispondere alle istruzioni della Marina yemenita” di non attraversare il Mar Rosso è “un atto morale legittimo dal momento che ci troviamo in uno stato di guerra con Israele”. Tutte le compagnie di navigazione, mette in guardia, sono tenute a rispettare questa decisione “temporanea”, che “cesserà non appena finirà l’aggressione contro Gaza”.

IL MESSAGGIO ALL’EUROPA

L’esponente Houthi invia quindi un altro messaggio all’Europa che, ricorda, ha vissuto una fase “eccezionale” di stabilità e sicurezza dopo la Seconda Guerra Mondiale, risultato dei “valori morali che governavano le sue società a livello interno”.

Ma il coinvolgimento dei Paesi europei nelle “guerre immorali americane” per proteggere gli autori dei “genocidi” in Palestina “porterà al collasso di quel sistema morale ed ora ne vediamo gli effetti: l’ascesa dell’estrema destra in Occidente e la guerra in Ucraina”. Le società europee, scandisce al-Bukhaiti, “devono rendersi conto che i valori morali e umani non cambiano a causa della nazionalità e della religione di una persona ” ed agire in un modo “schizofrenico” causerà solo un “aumento della portata delle guerre nel mondo, che inevitabilmente si diffonderanno in Europa”.

Infine il membro del politburo degli Houthi parla delle conseguenze che la crisi in Medio Oriente, innescata dalla guerra a Gaza, potrebbe avere sul possibile accordo di pace tra i ribelli e l’Arabia Saudita, che nelle scorse settimane ha portato a un’intesa per un cessate il fuoco. Ma di quest’accordo “se ne sta ritardando l’attuazione a causa della pressione americana, aumentata dopo gli eventi di Gaza”, lamenta al-Bukhaiti, pur rimarcando che “in generale, teniamo separati il dossier di pace con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti dal dossier dello scontro con Israele ed i suoi alleati”
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