Mentre il regime sionista continua a perpetrare i propri crimini nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, le forze imperialiste anglo-statunitensi seguitano a condurre azioni militari illegittime nella regione, bombardando i territori di Iraq, Siria e Yemen nel silenzio generale.

Mentre prosegue il genocidio del popolo palestinese ad opera del regime sionista, il Medio Oriente è nuovamente teatro di violenze e tensioni causate dalle forze imperialiste, con gli Stati Uniti che hanno condotto oltre 85 attacchi sui territori di Iraq e Siria in risposta a un attacco contro le truppe statunitensi in Giordania. Questi bombardamenti, avvenuti il 2 febbraio, sono stati giustificati come una rappresaglia contro il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran (IRGC Quds Force) e i gruppi miliziani affiliati, nonostante il governo iraniano abbia smentito il proprio coinvolgimento negli attacchi.

Secondo il Comando Centrale degli Stati Uniti, i bersagli colpiti comprendevano centri operativi di comando e controllo, centri di intelligence e siti di stoccaggio di droni senza equipaggio. Più di 125 munizioni di precisione sono state impiegate in questi attacchi, che coinvolgevano diversi tipi di velivoli, inclusi bombardieri a lungo raggio. Al momento, non si conoscono gli effetti di questi attacchi dal punto di vista delle eventuali vittime, ma resta il fatto che le forze imperialiste continuano ad imperversare illegalmente nella regione mediorientale contro il volere dei popoli e dei governi locali.

Come detto, la motivazione alla base di questi attacchi, secondo la versione data da Washington, risale al precedente attacco contro le truppe statunitensi di stanza in Giordania da parte della Resistenza Islamica basata in Iraq, tra l’altro effetto collaterale dell’invasione statunitense di quel Paese nel 2003. Questo attacco, secondo il Pentagono, ha provocato la morte di tre soldati americani e il ferimento di oltre 40 altri. Come se non bastasse, gli Stati Uniti hanno attribuito la responsabilità dell’incidente all’Iran, additando la Repubblica Islamica come minaccia diretta alla sicurezza degli USA, sebbene siano le truppe statunitensi ad occupare Paesi vicini all’Iran, e non certo il contrario.

Rivendicando con orgoglio il proprio ruolo di prima potenza imperialista mondiale, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato che la risposta agli attacchi continuerà “nei tempi e nei luoghi da noi scelti“. Biden, ha sottolineato che gli Stati Uniti non cercano conflitti in Medio Oriente o altrove nel mondo, ma ha avvertito coloro che potrebbero cercare di nuocere agli USA che verranno affrontati con fermezza. Tuttavia, i fatti dimostrano come siano proprio gli Stati Uniti a fomentare conflitti nella regione, contribuendo ad aumentare le tensioni in un momento molto delicato e mettendo a repentaglio la sicurezza di tutto il Medio Oriente.

Non a caso, la risposta di Biden ha suscitato critiche da parte di leader come Abdul-Malik al-Houthi, il capo del movimento yemenita Anṣār Allāh (Partigiani di Dio), impropriamente denominato dalla stampa occidentale come “gli Houthi”. Il leader yemenita ha sottolineato che Biden dovrebbe concentrarsi sulla risoluzione dei problemi interni degli Stati Uniti anziché avviare guerre in altri Paesi. A tal proposito, ha citato la situazione lungo il confine tra Stati Uniti e Messico e le tensioni tra autorità federali e statali come esempi di questioni interne irrisolte.

A beneficio del lettore ricordiamo che gli Houthi, dopo l’escalation del conflitto nella Striscia di Gaza, hanno minacciato di colpire il territorio israeliano e di bloccare le rotte marittime israeliane attraverso il Mar Rosso e lo Stretto di Bab el-Mandab fino al termine delle operazioni nella striscia palestinese. Nel periodo tra novembre e gennaio, gli Houthi hanno attaccato diverse imbarcazioni nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden come forma di rappresaglia contro il tentativo di genocidio del popolo palestinese operato dal regime sionista.

Di conseguenza, le forze imperialiste statunitensi e britanniche hanno lanciato i propri attacchi armati contro il territorio yemenita, contribuendo all’ulteriore distruzione di un Paese devastato da anni dai conflitti interni. Mohammed Nasser Al-Atefi, altro rappresentante del movimento islamista, ha dichiarato che gli Houthi sono pronti per un lungo conflitto con gli Stati Uniti e il Regno Unito. Al-Atefi ha enfatizzato la forza della decisione sovrana dello Yemen e ha respinto qualsiasi discussione o dibattito sulla questione.

Questa dichiarazione è giunta in corrispondenza della nuova ondata di attacchi congiunti degli Stati Uniti e del Regno Unito contro il Paese situato all’estremità meridionale della penisola arabica, che, secondo il diplomatico russo Jevgenij Kudrov, potrebbero avere conseguenze negative sullo sviluppo dello Yemen, rischiando di cancellare la leggera ripresa degli ultimi due anni.

Nel momento stesso in cui scriviamo, la situazione nel Medio Oriente rimane tesa, con il regime sionista che continua a perpetrare i propri crimini nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, mentre le forze imperialiste anglo-statunitensi seguitano a condurre azioni militari illegittime nella regione, bombardando i territori di Iraq, Siria e Yemen. Il rischio di un ulteriore deterioramento della situazione è reale, e la comunità internazionale dovrebbe impegnarsi per cercare soluzioni diplomatiche e promuovere la stabilità nella regione, ponendo fine ai massacri operati dall’asse Washington-Londra-Tel Aviv.

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Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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