treno Maya


Parte il Tren Maya, sogno e incubo dei messicani. La linea ferroviaria messicana, che porterà i turisti a scoprire i luoghi nascosti della cultura precolombiana, preoccupa per l’impatto ambientale.Di progetti controversi il presidente del Messico Lopez Obrador ne ha promossi molti, ma il Tren Maya è in cima alla lista. E a meno di un anno dalla fine del suo mandato, l’inaugurazione è diventata una priorità, così questo fine settimana il primo tratto è stato aperto al pubblico. Equivale a un terzo degli oltre 1’500 Km di percorso previsti.  Il Tren Maya porterà i turisti a conoscere percorsi meno noti nella culla della civiltà Maya. Servirà anche come treno merci per migliorare la rete logistica nel sud del paese. Partendo dallo Stato del Chiapas, che confina con il Guatemala, attraverserà la penisola dello Yucatan, raggiungendo note mete turistiche come Cancun e collegandole a zone più remote. Fa parte di una serie di progetti per migliorare le condizioni economiche nel sud del paese, storicamente più povero. Ma i problemi sono cominciati sin dall’inizio. Per provare il favore popolare, il presidente Lopez Obrador ha indetto una specie di referendum, una novità che ha introdotto all’inizio del suo mandato. Limita il voto a pochi che sono sempre riusciti a confermare le sue politiche. La penisola dello Yucatan è ancora sede della popolazione indigena Maya, che rimane in maggioranza in condizioni di povertà, nonostante il boom turistico della regione. I lavori a cui hanno accesso si limitano per lo più a servizi base in grandi strutture, come quelli da personale delle pulizie negli hotel. Affinché i nuovi centri turistici diano occasioni paritarie, sarebbero necessarie riforme a largo raggio, ma la speculazione edilizia che si è registrata nelle zone incluse nel tragitto del treno è un indice di come siano i grandi gruppi ad avere maggiori opportunità. C’è poi il problema dell’impatto ambientale che da subito ha causato allarme. Il treno, attraversa un corridoio largo fino a 60 metri, si inoltra nella seconda più grande foresta pluviale dell’America Latina. Crea barriere artificiali al passaggio di animali, particolarmente vulnerabile è il giaguaro, che vive proprio in queste riserve naturali. Il terreno in tutta la penisola dello Yucatan è una formazione di calcare sotto il quale esiste un complicato sistema di tunnel e caverne, molte delle quali sono piene d’acqua dolce che viene usata per un bacino di oltre 5 milioni di persone. È un tipo di terreno che prevede crolli naturali, quando questo accade si creano i famosi “cenotes”, particolarmente popolari con i turisti che vi si gettano per fare il bagno. Il peso di un treno sopra questo tipo di terreno ha subito allarmato gli esperti per il possibile rischio di crolli. Anche solo smottamenti del terreno potrebbero comunque inquinare l’acqua, con conseguenze sul delicato equilibrio ambientale e la fornitura d’acqua potabile.Tra le voci contrarie al progetto ci sono anche quelle degli archeologi. Temono che i lavori distruggano la ricchezza ancora interrata lungo il passaggio, che nel suo avanzare impedirà anche l’accesso a una parte delle grotte. Molte rimangono a oggi inesplorate, non solo preservano artefatti di antiche civiltà, a partire dai Maya, ma anche resti umani e animali tra i miglior conservati nel continente. Le cause e le sentenze dei tribunali hanno forzato cambiamenti del percorso originale e blocchi dei lavori. Per superare l’attenta supervisione e gli ostacoli legali, lo scorso maggio Lopez Obrador ha deciso di dichiarare il Tren Maya un’opera di sicurezza nazionale, affidandone all’esercito la responsabilità. Anche il budget è una nota dolente. Sarebbe dovuto costare 7,5 miliardi di dollari, ma secondo cifre ufficiali la spesa alla fine dei lavori sarà quattro volte superiore. Nel frattempo, però, il treno ha cominciato il suo percorso con due linee al giorno e i primi biglietti sono andati a ruba.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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