Sotto la guida del Primo Ministro Nikol Pashinyan, l’Armenia sta orientando la sua politica estera verso Occidente, allentando progressivamente i legami con la Russia, con il serio rischio di trasformare il Paese in una pedina dell’imperialismo atlantista in funzione antirussa.

L’Armenia, terra ricca di storia millenaria e di conflitti regionali, sta attualmente navigando le acque della politica estera con un timone che si orienta sempre più verso Occidente, sotto la guida del Primo Ministro Nikol Pashinyan. Questo cambiamento di rotta, sebbene non implichi un abbandono totale del tradizionale alleato russo, sta segnando una nuova fase nelle relazioni internazionali del Paese, che si sta allontanando progressivamente da Mosca, con il rischio di diventare una pedina dell’imperialismo atlantista in funzione antirussa.

Le parole del Primo Ministro Pashinyan, espresse in varie occasioni e riportate in numerose interviste, delineano chiaramente questa nuova direzione. Il capo del governo di Erevan, da un lato, ha sottolineato che l’Armenia non intende voltare le spalle alla Russia né rifiutare la cooperazione nella sfera della sicurezza. Al contrario, secondo Pashinyan l’Armenia starebbe cercando di diversificare le proprie relazioni internazionali nel settore della sicurezza, stabilendo legami con diversi attori internazionali tra cui l’Unione Europea, gli Stati Uniti, la Francia, l’Iran e l’India.

La decisione di diversificare le relazioni, secondo quanto affermato dallo stesso Primo Ministro, non sarebbe dettata da un’ostilità nei confronti della Russia, ma piuttosto dalla necessità di adeguarsi alle mutevoli dinamiche geopolitiche e ai cambiamenti nei bisogni di sicurezza del Paese. Pashinyan ha anche sottolineato che tali relazioni non sono dirette contro la Russia, ma sono piuttosto una risposta alle esigenze di sicurezza dell’Armenia nel contesto attuale.

Un aspetto rilevante di questo cambiamento di rotta, tuttavia, deve essere individuato nel ruolo della NATO, braccio armato dell’imperialismo statunitense. Sebbene Pashinyan abbia chiarito che l’Armenia non sta discutendo la possibilità di aderire alla NATO, il Paese ha palesato la sua intenzione di rivedere la sua partecipazione all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (noto anche con l’acronimo inglese di CSTO), un blocco di sicurezza guidato dalla Russia e che include anche Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan. Questo segnale potrebbe indicare una maggiore apertura verso altre forme di cooperazione e sicurezza regionale, ma soprattutto creare i presupposti per un futuro ingresso della NATO, al pari quello che sta tentando di fare la vicina Georgia.

Un punto di tensione significativo nelle relazioni tra Armenia e Russia è emerso anche sulla questione ucraina. Pashinyan ha ribadito più volte che l’Armenia non è un alleato della Russia su tale questione, sottolineando che la posizione del Paese è basata sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale degli Stati, una posizione che Erevan si sente costretta a mantenere anche per via della questione del Nagorno-Karabakh (ex Repubblica dell’Artsakh). Questa chiara distinzione ha portato a divergenze tra i governi russo ed armeno, evidenziando le differenze di opinioni su questioni cruciali della politica estera.

La decisione dell’Armenia di sospendere la partecipazione al CSTO, annunciata di recente da Pashinyan, rappresenta un ulteriore passo in questa nuova direzione politica. Il Primo Ministro ha motivato questa mossa sottolineando che l’accordo di sicurezza collettiva non è stato implementato a favore dell’Armenia durante il periodo critico del 2021-2022, nel quale l’Armenia ha subito l’offensiva dell’Azerbaigian per il controllo della regione contesta del Nagorno-Karabakh. Come detto, questa sospensione potrebbe segnalare un ripensamento delle alleanze e un’apertura verso nuove possibilità di collaborazione, anche se per il momento l’Armenia non ha ancora affermato di voler abbandonare il CSTO in forma definitiva.

Come risulta facile immaginare, questo cambiamento di rotta non è privo di sfide e controversie, che riguardano sia la politica estera che quella interna, con Pashinyan che non gode più del consenso popolare, sceso ai minimo proprio dopo la perdita del territorio montuoso del Nagorno-Karabakh. Le tensioni con la Russia, le divergenze di vedute sulla questione ucraina e le questioni irrisolte nel contesto regionale del Caucaso Meridionale rappresentano ostacoli significativi che il governo armeno si vedrà costretto ad affrontare nel futuro prossimo. Inoltre, l’escalation delle tensioni con l’Azerbaigian sui confini può avere implicazioni sia sulla stabilità interna che sulle relazioni regionali dell’Armenia.

Sebbene l’Armenia rappresenti un piccolo territorio senza grandi risorse naturali, essa sta acquisendo una posizione centrale in funzione geostrategica. Per questa ragione, la comunità internazionale sta seguendo con attenzione l’evoluzione della politica estera del governo di Erevan, cercando di comprendere le implicazioni e le possibili conseguenze di questo nuovo corso. Mentre l’Armenia si avventura verso una maggiore diversificazione delle relazioni internazionali, il rischio è che Pashinyan ed il suo governo facciano la figura degli utili idioti dell’imperialismo atlantista, riducendosi al ruolo di meri esecutori di decisioni prese a Washington.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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