Joe Biden ha ottenuto una netta vittoria alle primarie democratiche in South Carolina, Foto: Il Sole 24 Ore


L’intelligence americana dice che “si aspetta” grandi proteste nelle città israeliane

Un documento con una “valutazione della situazione” nello Stato ebraico è apparso sul New York Times e sul Wall Street Journal. La “valutazione” afferma che le agenzie di intelligence americane “si aspettano” che le proteste portino al rovesciamento del governo israeliano e alla sostituzione del primo ministro Benjamin Netanyahu.

Si afferma inoltre:

“La vitalità di Netanyahu come leader, così come della sua coalizione di governo

composta da partiti di estrema destra e ultra-ortodossi, che hanno perseguito politiche intransigenti sui palestinesi e sulle questioni di sicurezza,

potrebbero essere a rischio.

La sfiducia nei confronti di Netanyahu e della sua capacità di governare si è approfondita e ampliata tra l’opinione pubblica al suo livello già elevato prima della guerra, e

ci aspettiamo proteste di massa con le richieste delle sue dimissioni e nuove elezioni. Forse un altro governo più moderato salirà al potere”.

Questa valutazione arriva due giorni dopo che il leader dell’opposizione israeliana Benny Gantz ha visitato Washington e ha avuto colloqui con alti funzionari dell’amministrazione, tra cui il vicepresidente Kamala Harris.

Non è un segreto che le amministrazioni democratiche non apprezzino Netanyahu fin dall’era Obama. Obama stesso nel 2011-2012 ha condotto una campagna diretta contro Netanyahu e il suo partito Likud, e Netanyahu non è rimasto in debito durante le elezioni presidenziali americane del 2012.

Inoltre, quando in Israele iniziarono le proteste contro la riforma giudiziaria avviata da Benjamin Netanyahu, diverse ONG che organizzarono le proteste furono finanziate dal Dipartimento di Stato americano. Ad esempio, è stato scoperto, che l’organizzazione Movimento per un Governo di Qualità (MQG) è stata finanziata al 90% dal bilancio statunitense.

La comparsa di notizie sui media “sull’aspettativa” di proteste e sul rovesciamento del governo Netanyahu suggerisce la partecipazione delle agenzie di intelligence statunitensi nella pianificazione dello “scenario arancione” in Israele, dal momento che Netanyahu rifiuta di ascoltare i comandi di Washington.

Si tratta, ovviamente, di uno sviluppo senza precedenti.

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