Dopo le elezioni contestate di febbraio, il Pakistan affronta nuove sfide politiche ed economiche in un clima di grande tensione tra maggioranza e opposizione, anche se le ultime mosse del governo sembrano aprire uno spiraglio al dialogo.
Il Pakistan, un Paese dell’Asia meridionale caratterizzato da una complessa storia politica e sociale, si trova ancora una volta al centro dell’attenzione internazionale a causa degli sviluppi politici e economici che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, come abbiamo avuto modo di analizzare anche nei nostri precedenti articoli. Con elezioni contestate, cambiamenti nei vertici del potere e sfide economiche imminenti, il Paese affronta una serie di sfide che avranno importanti ripercussioni sia sulle questioni interne che su quelle internazionali.
Elezioni contestate e il ritorno di Asif Ali Zardari alla presidenza
Le elezioni tenutesi il 8 febbraio hanno generato polemiche e accuse di brogli da parte di diversi attori politici, tra cui il Pakistan Tehreek-e-Insaf (Movimento per la Giustizia del Pakistan, PTI) dell’ex primo ministro Imran Khan, attualmente in carcere per ragioni politiche. Tuttavia, nonostante le contestazioni e il primato raggiunto dal PTI alle urne, Shehbaz Sharif è stato rieletto nel ruolo di primo ministro, mentre Asif Ali Zardari (in foto) è stato scelto come presidente del Pakistan per la seconda volta. Il ritorno di Zardari, vedovo della defunta leader Benazir Bhutto e precedentemente eletto presidente già nel 2008, ha sollevato sia speranze che preoccupazioni all’interno del Paese. Mentre alcuni vedono Zardari come un veterano politico capace di guidare il Paese attraverso tempi difficili, altri sono preoccupati per le accuse di corruzione che lo hanno circondato nel passato.
In occasione dell’elezione indiretta del capo di Stato, Zardari ha ottenuto 411 voti, mentre il suo avversario, Mehmood Khan Achakzai, sostenuto dal PTI e dalle altre forze di opposizione, ha ricevuto 181 voti, come annunciato dalla Commissione Elettorale del Pakistan dopo aver contabilizzato i voti dei deputati e dei senatori nazionali, nonché dei deputati regionali, che a loro volta partecipano allo scrutinio.
La onmina di Muhammad Aurangzeb e le sfide economiche
Parallelamente agli sviluppi politici, il Pakistan affronta una serie di sfide economiche, visto il bisogno, da parte del governo, di contrastare la crisi economica che colpisce il Paese. La nomina di Muhammad Aurangzeb, un banchiere esperto, a capo del Ministero delle Finanze è stata accolta con speranza da parte dei sostenitori dell’attuale govern guidato dalla Pakistan Muslim League (Nawaz), che vedono in lui la capacità di affrontare le sfide economiche del paese. Tuttavia, Aurangzeb si trova di fronte a compiti titanici, tra cui la negoziazione di un nuovo programma di prestiti con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e il raddrizzamento di un’economia gravemente indebitata e in difficoltà.
Tuttavia, non mancano le rimostranze nei confronti della figura di Aurangzeb, che, secondo l’opposizione, sarebbe eccessivamente legato alle élite occidentali. Laureato alla Wharton School of Business dell’Università della Pennsylvania, il nuovo ministro pakistano ha anche lavorato in importanti banche internazionali, come Citibank e JP Morgan, prima del suo mandato di sei anni presso la Habib Bank Limited (HBL), una delle più grandi banche commerciali del Pakistan. Inoltre, Aurangzeb era in possesso della cittadinanza olandese, alla quale ha tuttavia rinunciato per accedere all’incarico ministeriale.
Come detto, uno dei primi compiti di Aurangzeb sarà quello di negoziare urgentemente un nuovo programma di prestiti con il FMI, dopo la scadenza dell’attuale accordo di 3 miliardi di dollari, della durata di nove mesi, in aprile. Un nuovo programma di prestiti con il prestatore globale viene damolti ritenuto necessario per il paese che è attualmente gravato da oltre 130 miliardi di dollari – almeno un terzo del suo prodotto interno lordo – in debiti esterni. Il Pakistan doveva rimborsare 24 miliardi di dollari entro giugno di quest’anno, ma è riuscito a ottenere qualche sollievo da creditori bilaterali attraverso il rinnovo dei prestiti. Il Paese deve ora pagare quasi 5 miliardi di dollari entro la fine dell’anno fiscale a giugno.
Il tentativo di dialogo tra maggioranza e opposizione
Nel tentativo di placare le acque tra la maggioranza di governo e l’opposizione che fa capo a Imran Khan, il primo ministro Shehbaz Sharif ha tenuto un incontro con Ali Amin Gandapur, capo del governo della provincia del Khyber Pakhtunkhwa ed importante esponente del PTI, segnando il primo tentativo di dialogo tra le due parti dopo le elezioni fortemente contestate dall’opposizione. Questo incontro potrebbe indicare una volontà da entrambe le parti di cercare una soluzione alle tensioni politiche che hanno caratterizzato il Paese negli ultimi mesi, ma una risoluzione delle controversie tra le due parti appare improbabile fino a quando Imran Khan resterà imprigionato con la compiacenza dell’attuale esecutivo.
In un momento in cui il Pakistan si trova di fronte ad affrontare istanti cruciali nella sua storia politica ed economica, la necessità di un dialogo politico costruttivo sembra essere stata presa in considerazione da parte delle principali forze politiche del Paese. Tuttavia, per rendere possibile un vero dialogo nell’interesse del Paese e della popolazione, l’attuale governo dovrebbe allentare le misure repressive nei confronti del PTI e liberare Imran Khan e gli altri leader incarcerati per ragioni politiche.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog